Famiglia

Marocchi: imparare a costruire alleanze

Al via la tredicesima edizione dell’appuntamento che ormai ha assunto un profilo nazionale. Quest’anno a tema: come rispondere ai bisogni delle famiglie

di Redazione

Dopo le cinque tappe di un percorso iniziato a settembre da Palermo, l’Happening della solidarietà arriva alla tappa conclusicva di Catania. Oggi alle 15 alla Dogana Vecchia prendono il via i lavoroi che si concludono sabato. Al centro della riflessione è stata messa quest’anno la famiglia. «Una rete sociale di fronte alla crisi: nuove alleanze per rispondere ai bisogni delle famiglie e dei cittadini» è infatti il titolo di questo 13esimo Happening. Ne parliamo con Gianfranco Marocchi, presidente di Idee in Rete, il consorzio di cooperative sociali che è promotore dell’evento.

Perché la scelta di puntare sulle famiglie?
Innanzitutto per rispondere a una pressione sociale che tutti noi, operando sui territori, avvertiamo drammaticamente. Sono sempre di più le situazioni di famiglie che non arrivano a fine mese, che non riescono più a sostenere il peso di genitori anziani e che, oltre alla crisi, si sono viste anche tagliare i servizi. Ovviamente non c’è nessuna pretesa di risolvere problemi di dimensioni enormi, ma vogliamo confrontarci con questa emergenza.

Con quali obiettivi?
Responsabilmente sappiamo che non aremo mai in grado di rispndere a un fronte così vastop e così diffuso di bisogni. Però sappiamo che tante buone pratiche attuate in questi anni se portate a sistema possono essere una risposta. In sostanza quelle che oggi sono buone pratiche devoono diventare delle vere “politiche”. Dal nostro punto di vista lo strumento per spingere in questa ditrezione ed evitare che quel che si fa resti solo una buona sperimentazione, sono le alleanze. Alleanze a largo raggio, aperte anche al profit per essere più forti e per coinvolgere altri soggetti sociali ed economici nel tentativo di rispondere a questi grandi problemi. L’esperienza  di E’bbene in Sicilia è certamente un’esperienza molto positiva in questo senso. In ogni caso, lo ripeto, non si deve avere la presunzione di essere noi la risposta.

Perché la risposta tocca al politica…
Infatti. Ma anche in questo caso non vogliamo fornire ricette, quanto cambiare il segno del clima culturale. Se siamo arrivati nelle situaizone in cui ci troviamo, con questo progressivo azzeramento del welfare locale, è perché dal punto di vista culturale il welfare in questi anni è sempre stato accoppiato all’idea di “spreco”, con relative campagne mediatiche. Per indirizzare la poltica dobbiamo cambiare questo sfondo, altrimenti ogni sforzo rischia di essere vano. E dobbiamo evitare anche ammiccamenti su pratiche che vengono giocate con molta ambiguità da parte delle amministrazioni, come spesso è accaduto per quanto riguarda la sussidiarietà.

 


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