Politica
Mario Giro nominato Vice Ministro della cooperazione allo sviluppo
Un'attesa durata quasi otto mesi. Un'eternità, che stava gettando nello sconforto il mondo della cooperazione italiana allo sviluppo, a cui da giugno 2015 mancava una figura politica cruciale come quella del Vice ministro degli Esteri con delega alla cooperazione internazionale. Con la nomina di Mario Giro, Renzi pone l'ultimo tassello che manda definitivamente in orbita la cooperazione targata Legge 125. Il commento di Nino Sergi, Presidente emerito di Intersos e Policy advisor della rete Link 2007.
di Nino Sergi
La nomina era sta annunciata all’inizio di quest’anno e, stavolta, la previsione del presidente Matteo Renzi ha trovato puntuale conferma. A più di sette mesi dalle dimissioni di Lapo Pistelli, passato alla vicepresidenza dell’Eni, il nuovo viceministro Mario Giro, già sottosegretario agli Esteri con delega alle relazioni con l’America latina e centrale, agli italiani all’estero e alla promozione culturale e linguistica, dovrà recuperare il tempo perduto, anche se in parte ha potuto seguire le principali tappe di attuazione della legge 125/2014.
La delega non è ancora stata formalizzata ma la figura di un viceministro è stabilita dalla legge per la delega alla cooperazione allo sviluppo. Potrebbe anche darsi che il ministro Paolo Gentiloni possa affidargli, oltre alla cooperazione, altre materie ad essa strettamente connesse.
A giorni si troverà a dover dare la sua approvazione alle disposizioni sui parametri e criteri per l’iscrizione delle organizzazioni e degli altri soggetti senza finalità di lucro all’apposito elenco presso l’Agenzia; ai regolamenti interni di contabilità e di organizzazione della stessa Agenzia; al regolamento per il riordino del Ministero, con la soppressione di sei strutture della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo e con la definizione delle nuove modalità di collaborazione con il viceministro; oltre ai progetti e alle iniziative di cooperazione.
Una delega piena sulla cooperazione allo sviluppo
Quella che Mario Giro riceve in base all’articolo 11, c. 3 della legge è una delega piena: “Il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale… conferisce la delega in materia di cooperazione allo sviluppo ad un viceministro”. A lui è quindi attribuita la responsabilità politica. Stabilisce, di conseguenza, gli indirizzi e assicura l’unitarietà e il coordinamento di tutte le iniziative pubbliche nazionali di cooperazione allo sviluppo. Esercita il controllo e la vigilanza sull’attuazione della politica di cooperazione e rappresenta l’Italia nelle competenti sedi internazionali e dell’UE. Partecipa, senza diritto di voto, alle riunioni del Consiglio dei ministri nelle quali siano trattate materie che possano incidere sulla coerenza e sull’efficacia delle politiche di cooperazione. Presiede, su delega del ministro, il Comitato interministeriale. Convoca e presiede il Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo.
Mario Giro dovrà inevitabilmente partire da alcune priorità, stringendo rapporti approfonditi e assidui con la Direzione generale e con l’Agenzia, mettendo quest’ultima nelle migliori condizioni per potere operare.
Una figura chiave, di cui si è sentita la mancanza in questi primi mesi di attuazione della legge. Dovrà inevitabilmente partire da alcune priorità, stringendo rapporti approfonditi e assidui con la Direzione generale e con l’Agenzia, mettendo quest’ultima nelle migliori condizioni per potere operare. L’entusiasmo e il rinnovato impegno che si notano in via Contarini, sede dell’Agenzia, in questo nuovo inizio introdotto dalla legge 125 non potrà durare a lungo se le condizioni operative non saranno migliorate e se l’Agenzia, pur nella sua autonomia, sarà vissuta come un corpo estraneo al ministero, come in parte già sembra avvenire; e non solo come atteggiamento mentale.
Tra le tante e rilevanti priorità, mi piace evidenziarne schematicamente cinque :
1. Ripensare e ridefinire la strategia politica e la programmazione triennale della cooperazione allo sviluppo. Temi nuovi e situazioni pressanti e prolungate nel tempo dovranno essere presi maggiormente in considerazione. Così come la costruzione di più efficaci coordinamenti e collaborazioni con le altre cooperazioni europee e multilaterali e, nei paesi di comune interesse nell’area mediorientale e nordafricana, con il coinvolgimento di istituzioni finanziarie e di sviluppo multilaterali dei paesi arabi e islamici.
2. Pianificare e indirizzare ogni strategia, programmazione e intervento di cooperazione allo sviluppo in piena concordanza con gli obiettivi e i target di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
3. Puntare su un più ampio, regolare e propositivo rapporto con la Commissione europea per studiare programmi congiunti e acquisire spazi nella cooperazione delegata, ancora poco esercitata dall’Italia rispetto ad altri paesi europei quali Germania e Francia.
4. Approfondire le problematiche relative al tema e al nesso “migrazioni e sviluppo” con gli occhi rivolti alle situazioni di grave povertà nel mondo e alle cause che le provocano e alimentano e, in modo particolare ma non esclusivo, all’Africa e alla sua rapida crescita demografica.
5. Sburocratizzare, per quanto possibile e consentito dai vincoli legislativi e di controllo, l’organizzazione e le procedure relative alle attività di cooperazione allo sviluppo per evitare di sottrarre al diretto impegno per lo sviluppo buona parte dell’attenzione e delle energie.
Auguri e in bocca al lupo al viceministro Mario Giro. La sua esperienza internazionale e in particolare nei contesti di povertà e di conflitto, è una garanzia di successo. Sicuramente continuerà, come e più del passato, a metterci testa, visione, cuore, discernimento e passione. Ingredienti giusti per essere un buon viceministro della cooperazione allo sviluppo.
Credito Foto: Getty Images/Ahmed Ouoba
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