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Mario Giro: “L’Africa ha un fondo, ma azzerato l’aumento dei finanziamenti per il 2017”
I fondi per la cooperazione internazionale nel 2017 aumenteranno oppure no? Più sicurezza o più sviluppo? Bando o non bando per l’assunzione di nuove risorse umane all’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS)? In questa intervista rilasciata a Vita.it, il vice ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale (MAECI), Mario Giro, risponde ai dubbi che serpeggiano tra la società civile riguardo gli impegni del governo sulla cooperazione internazionale con la Legge di Bilancio 2017 approdata al Parlamento. E lancia un "j'accuse" inequivocabile contro chi toglie o blocca i fondi per la lotta contro la povertà.
La Legge di Bilancio presentata dal Governo al Parlamento prevede all’articolo 79 un Fondo speciale per l’Africa pari a 200 milioni di euro. Con quali obiettivi?
E’ un finanziamento una tantum gestito dal MAECI principalmente destinato ad attività di cooperazione allo sviluppo nei paesi prioritari sul dossier migrazioni ovvero Etiopia, Nigeria, Senegal, Mali e Niger. Vorrei allargarlo ad qualche altro paese di provenienza come la Guinea. Sul piano contabile oltre due terzi del fondo verranno gestiti dall’AICS per progetti di sviluppo, l’ultimo terzo – al massimo – dal MAECI direttamente per progetti sulla sicurezza e capacity building. Una parte potrebbe essere resa disponibile per un ‘iniziativa Migration per la nostra presidenza G7.
Può chiarire l’impegno di spesa sulla sicurezza?
I fondi saranno destinati a corsi di formazione dei corpi di polizia e sicurezza dei paesi in questione, rispondendo alle esigenze dei nostri partner africani di rafforzare il controllo interno e alle proprie frontiere. Non dimentichiamoci la sfida terrorista che li minaccia. Già forniamo aiuti in questo senso, che non sono contabilizzabili come APS.
I finanziamenti del Fondo Africa devono essere spesi nel 2017. Il rischio è che dal 2018 tale fondo scompaia. Vorrei invece metterlo a regime: l’Italia ha bisogno di uno strumento specialmente dedicato per l’Africa, come nello spirito dell’Africa Act su cui lavoriamo.
Essendo un finanziamento una tantum, non c’è il rischio che questi 200 milioni non vengano interamente spesi nel 2017?
Devono essere spesi nel 2017. Il rischio è che dal 2018 tale fondo scompaia. Vorrei invece metterlo a regime: l’Italia ha bisogno di uno strumento specialmente dedicato per l’Africa, come nello spirito dell’Africa Act su cui lavoriamo. Questo è solo un primo risultato di quel processo.
Cosa giustifica la scelta di sbloccare 200 milioni per il continente africano?
Il voler mostrare e dimostrare che l’Italia c’è, fa la sua parte, inizia anche da sola laddove il Consiglio europeo langue. Avere notato quanto ci hanno fatto penare per accettare il replenishment del Fondo per l’Africa di la Valletta. Con apparenti argomenti nobili (“non si mischiamo i denari per l’emigrazione con quelli per l’APS”) Germania, Belgio e Olanda volevano bloccarli, smentendo nei fatti ciò che dicono a parole. Questo ci ha spinti a presentarci in maniera forte sul piano bilaterale sia nei confronti dei partner africani che dell’UE per dire che, con o senza l’Europa, l’Italia c’è.
Passiamo ad un’altra sfida importante per la cooperazione italiana allo sviluppo: il concorso per consentire all’AICS di assumere nuovi esperti. L’Agenzia è ancora oggi sotto-organico, il che rappresenta una minaccia letale per un organo che molti vorrebbero vedere come la punta di diamante della cooperazione targata legge 125. Ci sono novità?
Il concorso per l’Agenzia si farà probabilmente nel corso del 2017. La legge di bilancio ha creato un fondo pari a 1,2 miliardi di euro a cui seguirà un decreto che autorizzerà i vari concorsi. L’Agenzia tra l’altro ha già fondi propri per organizzarlo. La discussione e la distribuzione dei posti a concorso tra vari ministeri e agenzie avverrà dopo la chiusura della legge di Bilancio. Sarà un decreto della Presidenza del Consiglio ha precisare tali dettagli.
Il concorso per l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo si farà probabilmente nel corso del 2017. L’AICS tra l’altro ha già fondi propri per organizzarlo.
La programmazione triennale doveva essere resa pubblica nel maggio scorso. Quanto bisogna ancora aspettare?
Il documento è pronto da tempo e verrà adottato nel prossimo Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo previsto questo mese.
Voci di corridoio parlano di 30 milioni di euro riservati all’AICS, ma accantonati. Qualcuno parla in realtà di un taglio alla cooperazione. E’ così?
Si. Sono stati accantonati dalla ragioneria dello Stato 36 milioni di fondi dell’Agenzia a garanzia della vendita di immobili del MAECI, il quale si è impegnato presso il ministero delle Finanze di vendere palazzi che garantiscono entrate pari a 36 milioni. E’ una clausola di salvaguardia voluta dal MEF nei confronti del MAECI che di fatto penalizza l’AICS e non altri. Una scelta che considero assurda e non condivisibile perché nei fatti ci impedisce la programmazione di tali risorse sui progetti o paesi. Ma la cosa più grave è che invece di mettere in mora altri capitoli di bilancio dello stesso MAECI, come spesso accade si bloccano i fondi della cooperazione cioè del mondo povero… una vigliaccata. Più coraggio ci vorrebbe a mettere in mora altri capitoli, ma come si sa è più facile prendere ai poveri, tanto possono sempre aspettare, tanto non protestano … una vecchia abitudine che torna sempre e che dimostra che tipo di sensibilità c’è sulla cooperazione da parte dei burocrati. Se ai 36 milioni si aggiunge l’eliminazione del fondo La Pergola di 65 milioni ottenuto da Lapo Pistelli, con un tratto di penna la Ragioneria ha annullato l’aumento di quest’anno della cooperazione. Naturalmente non mi hanno detto niente, mica si peritano di chiedere almeno il parere di chi ne è responsabile davanti ai cittadini e ai paesi partner…
Se ai 36 milioni si aggiunge l’eliminazione del fondo La Pergola di 65 milioni ottenuto da Lapo Pistelli, con un tratto di penna la Ragioneria ha annullato l’aumento di quest’anno della cooperazione.
Nell’intervista concessa a Vita.it da Bernardo Bini Smaghi nel luglio scorso, sembra che la Cassa Depositi e Prestiti non abbia gli strumenti per investire nei paesi fragili, che di investimenti hanno invece un disperato bisogno. Come invertire questa rotta?
Durante la fase di dibattito alla Camera del pacchetto di provvedimenti della legge di bilancio, ci sarà un emendamento di modifica della Legge 125 che amplia la capacità di intervento di CdP. Attraverso una garanzia dello Stato, la Cassa potrà investire con risorse proprie anche in paesi non sicuri. Comunque la cassa può già operare e secondo me deve farlo con rapidità.
Alcuni rappresentanti della società civile fanno notate che si può reintrodurre l’impiego di 65 milioni di euro del Fondo della legge comunitaria nelle iniziative di cooperazione internazionale. Cosa risponde?
Sono d’accordo: ce lo hanno tagliato mentre è aumentato. Almeno me ne spieghino il perché. C’è lo stesso rischio col Decreto Missioni. In una parola sola: azzerare l’aumento della cooperazione con tagli altrove. Una cosa che va contro l’impegno del Presidente del Consiglio.
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