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Mario Giro: “I progetti di sviluppo vanno promossi da nuove alleanze”

Ieri il Comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo si è riunito per approvare le linee guida del primo bando dell’Agenzia per il co-finanziamento di progetti realizzati da organizzazioni della società civile italiana senza finalità di lucro. Ecco alcune anticipazioni condivise con Vita.it da Mario Giro, Vice ministro degli Affari Esteri con delega alla cooperazione internazionale.

di Joshua Massarenti

Vice ministro, in che misura il nuovo bando approvato ieri dal Comitato congiunto riflette le innovazioni della legge 125?

Innanzitutto c’è il concept e poi il sistema di premialità, che è molto complesso ma che a mio avviso incarna molto bene lo spirito della legge. Chi nei progetti porterà con sè nuovi attori previsti dalla 125, ovvero le diaspore, le imprese e gli attori della società civile, verrà premiato. Del resto gli allegati del bando sono tutti dedicati a questo sistema di premialità che prevede punteggi in base alla tipologia di consorzi messi in piedi e al modo con cui i progetti presentati si intersecano con le priorità geografiche e tematiche del MAECI, pensiamo ai fenomeni migratori.

ONG e società civile hanno espresso forti preoccupazioni riguardo i tempi concessi per presentare i progetti. Si parla di meno di 21 giorni per la presentazione del concept note dalla data di pubblicazione del bando e forse di una trentina per presentare il progetto completo. A Bruxelles, le procedure di EuropeAid sono più lunghe, proprio per consetire agli attori coinvolti in un bando di organizzarsi. Non le sembra un pò poco, soprattutto se si mira a favorire nuovi consorzi?

Chi ha detto che i tempi erano troppo corti? Per la concept note ci sono 21 giorni e una cinquantina per i progetti. Le dirò di più. Quest bando è una riposta anche ai solleciti che abbiamo ricevuto, special modo sulla premialità e le alleanze.

In caso di alleanze, le ONG italiane iscritte nell’elenco dovranno fare da leader?

Sì, tengo a precisare che le alleanze non sono una condizione sine qua non per accedere ai fondi del bando, ma saranno premiate.

A livello geografico, quali sono i paesi prioritari del bando?

Per ora il bando include i paesi iscritti nella vecchia programmazione ancora in vigore, ma l’intento è quello di accrescere il loro numero e aggiungere quelli che verranno inseriti nella nuova programmazione. Siamo in una fase transitoria.

Chi nei progetti porterà con sè nuovi attori previsti dalla 125, ovvero le diaspore, le imprese e gli attori della società civile, verrà premiato.

Come si giustifica l’aumento dei paesi?

Con il nuovo andamento politico e l’aumento delle risorse.

E quali sono le risorse disponibili?

Per il 2016 abbiamo avuto un aumento di 120 milioni di euro. Il decreto missioni ci da quasi tutto quello che abbiamo chiesto. Sul bando, siamo su 22,5 milioni di euro, a cui si aggiungono quelli allocati in loco con bandi già presentati in paesi come il Mozambico.

Quali le tematiche prioritarie del bando?

Il ventaglio è molto largo. Abbiamo cercato di integrare tematiche su cui siamo tradizionalmente impegnati come l’educazione con quelle nuove apparse nella legge quali l’inclusive business, il climate change, il rafforzamento delle istituzioni locali e della società civile nei paesi del Sud del mondo, e più di recente le migrazioni.

Ci sono altre iniziative approvate dal Comitato congiunto?

Abbiamo approvato progetti su canali multilaterale e multibilaterale per un valore complessivo di 137 milioni di euro. Molto importante è l’iniziativa sul Fondo Madad per i rifugiati siriani (22 milioni euro), poi un programma per contrastare l’emigrazione clandestina in Africa con creazione di microimprese in Senegal (12 milioni). Vorrei anche segnalare progetti co-finanziati con la Banca Mondiale nei Caraibi per circa 30 milioni di euro. E’ la prima volta che la cooperazione italiana co-finanzia progetti di sviluppo con un’istituzione internazionale come la Banca Mondiale, prima non potevamo farlo, oggi con l’Agenzia sì. Abbiamo poi aperto una sede dell’AICS in Giordania, che oggi diventano 18 nel mondo.

Sempre ieri il Ministero delle Finanze, quello dell’Ambiente, Cassa Depositi e Prestiti e le Regioni ci hanno presentato le loro priorità geografiche e settoriali, quanto stanno spendendo e come le loro strategie si integrano nella programmazione del MAECI. Dal canto suo Cdp ha illustrato le attività che sta portando avanti in tema di blending, in particolare nel settore energetico. Il Comitato congiunto è stato anche un’oportunità per fare un primo bilancio dell’Agenzia, dei miglioramenti registrati sulla trasparenza e il lancio del nuovo sito dell’AICS.

Foto di apertura: Getty Images/Afp

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