Modelli di sviluppo
Mario Delpini: «Milano si è trasformata nella città della reticenza»
Dialogo con l'arcivescovo del capoluogo lombardo in occasione dell'uscita del numero di VITA magazine dedicato a Milano: «Delle cose che non vanno di moda semplicemente non si parla: non si parla dei migranti e non si parla dei poveri. Manca il senso di un destino comune»
e chiedete a Mario Delpini (in foto durante l’intervista col direttore di VITA Stefano Arduini), arcivescovo metropolita di Milano dal luglio 2017 per nomina di papa Francesco, nato a Gallarate e cresciuto a Jerago con Orago (entrambi in provincia di Varese), qual è il posto preferito nella sua città di adozione non vi indicherà un indirizzo, ma un ambiente: «Io amo i luoghi dove incontro le persone: le parrocchie naturalmente, ma anche le carceri, gli ospedali, le case di riposo: sono ambienti dove si ha l’impressione di essere desiderati».
Monsignore com’è Milano vista da quei luoghi?
Una città complessa. Per quanto sia piccola rispetto alle metropoli internazionali è una città desiderabile per la qualità delle sue università, del suo sistema di cura (a partire dagli ospedali), per le opportunità di lavoro che offre. E perfino per il turismo. Ma vivere a Milano è difficile. Le case costano molto e c’è tanta solitudine. Non è facile definire Milano. Ogni quartiere ha una sua specificità. Ci sono i quartieri dell’innovazione sociale e tecnologica, pensiamo a Mind, ci sono gli insediamenti commerciali, ci sono le ville e poi ci sono i quartieri popolari dove ci sono i più poveri e gli stranieri. Ecco, di questi ultimi si parla e si riesce a parlare sempre di meno. La dico così: Milano oggi è la città della reticenza, dove non si parla delle cose che non vanno di moda.
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