Salute

Mario Cavallo è stupendo e non è matto. Un film che stupirà

Cinema. Dal manicomio al set Intervista al regista Sergio Pappalettera che ha fatto un viaggio nella realtà del disagio mentale. Ne è nata una pellicola straordinaria.

di Benedetta Verrini

Matto come un cavallo, si dice. Il perché non lo so. Però al Dipartimento di salute mentale di Trieste ne campeggia uno gigantesco di cartapesta azzurra. è da quello che mi è venuto lo spunto per il titolo del film». Ha lavorato almeno tre anni, Sergio Pappalettera, autore e regista di videoclip musicali, per realizzare il suo Mario il cavallo, un film sull?amicizia e il disagio mentale, la storia dell?incontro tra Antonino, ex degente psichiatrico, e Andrea, un giovane artista in crisi. Antonino (Danilo Reschigna) esce dopo vent?anni di manicomio. Il Comune gli ha assegnato un appartamento di fianco a quello di Andrea (Nicola Sisti Ajmone). Tra i due nasce subito un?amicizia: la crisi artistica di Andrea, la sua insofferenza verso le ipocrisie sociali, trovano uno specchio in Antonino e nella sua condizione di disabilità. Andrea indaga nel passato di Antonino e scopre un modo per renderlo felice: costruire un grande cavallo multicolore e offrirglielo in regalo.
Con la sceneggiatura impeccabile e la straordinaria credibilità degli attori, Mario il cavallo si è già guadagnato una menzione speciale al Roma Film Festival. E pensare che l?incontro del regista con il suo il ?suo? Antonino, Danilo Reschigna, è stato del tutto fortuito. Li abbiamo incontrati entrambi nella sede della casa di produzione del film, la Milonga.
Vita: Dove vi siete conosciuti?
Sergio Pappalettera: A Milano, al Paolo Pini, un ex ospedale psichiatrico ora convertito al reinserimento dei malati. Ci andavo spesso per incontrare gli ospiti, i volontari e gli operatori, e ho incontrato Danilo, che stava facendo sue ricerche.
Vita: Ricerche?
Danilo Reschigna: Già, sono autore e attore, e stavo realizzando uno spettacolo sul disagio mentale. Essendo disabile, il teatro rappresenta per me un potente mezzo di autoaccettazione ed espressione. Ho invitato Sergio al mio spettacolo e lui mi ha coinvolto nell?avventura di Mario il cavallo.
Vita: Questo film lancia un messaggio forte anche senza scene di denuncia…
Pappalettera: Non volevo fare un film di quel tipo. è diventato un po? troppo facile stupire o rimproverare? Volevo che Antonino, il protagonista, avesse una sua dignità, risultasse simpatico o antipatico indipendentemente dalla sua disabilità.
Reschigna: Condivido la scelta di Sergio. Non amo quell?arte legata all?handicap che suscita forme di consenso paternalistico. E a proposito della malattia mentale, non ho mai capito quegli slogan tipo ?viva la follia?. Diciamo la verità. C?è tanta gente che sta male, che è uscita dai manicomi ma ora sta in altre case, sempre chiuse.
Vita: A proposito di questo. Nel film c?è una chicca preziosa: una storica intervista di Sergio Zavoli a Franco Basaglia.
Pappalettera: è un omaggio all?uomo che ha avuto il coraggio di rivoluzionare il destino dei malati mentali in Italia. Durante la scrittura del film mi sono reso conto che nel nostro Paese c?è pochissima informazione sull?argomento. Hanno venduto agli italiani l?idea che dall?oggi al domani i malati sarebbero tutti usciti dai manicomi. Così si è creata una cultura del sospetto e dell?intolleranza. L?intervista a Basaglia mi è sembrata la risposta migliore: il suo discorso sull?accettazione dei malati è modernissimo e universale. Un invito alla solidarietà e all?integrazione sociale applicabile a qualsiasi situazione.
Vita: Come sei riuscito a immaginare il dialogo tra un malato e un artista?
Pappalettera: Ho parlato a lungo con gli ospiti degli ex manicomi. Molti passaggi della sceneggiatura mi sono venuti di getto, per altri ho preso spunto dall?Horla di Maupassant o dalle lettere di Van Gogh. Quello che mi interessava far emergere era l?immagine di persone particolarmente sensibili, che diventano malate per una società volta a rincorrere valori esteriori, ma che possono riscoprire nell?aiuto e nell?amicizia reciproci un varco di felicità.
Vita: Da Pino Daniele, che ha scritto la colonna sonora, a Marco Lodola, che ha prestato il suo splendido cavallo, hai ricevuto la collaborazione gratuita di molti artisti famosi…
Pappalettera: è stato un aiuto generosissimo, perché Mario il cavallo è un film low budget, una produzione indipendente. Questo ci ha dato modo di lavorare con un coinvolgimento straordinario che ha contagiato, strada facendo, anche questi grandi artisti . Questa genesi un po? ?anarchica?, d?altra parte, segna anche il destino del film: stiamo decidendo come distribuirlo. Molto probabilmente, la destinazione finale sarà il piccolo schermo.

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