Economia

Marino:Siamo un’ oca che si fa spennare ma non finiremo come paté

Il presidente di Confcooperative: "Ma i toni da campagna elettorale sono spariti"

di Francesco Agresti

Le incomprensioni con il governo stanno lentamente rientrando»: ecco la prima nota di ottimismo in mezzo a tanta amarezza. Luigi Marino, presidente di Confcooperative, prova ad ammorbidire i toni della polemica che ha caratterizzando il dibattito fino a ora. «La situazione sta gradualmente migliorando», spiega Marino, «il clima e l?atteggiamento non è più quello della campagna elettorale, le divergenze sul fisco e sul tema della vigilanza si stanno ricomponendo. Credo si stia aprendo una nuova fase nei rapporti tra il mondo cooperativo e il governo. L?esecutivo e larga parte della maggioranza non vede più nelle cooperative un avversario politico (nel nostro caso non lo è mai stato) ma una risorsa, capace di produrre reddito e favorire i processi di distribuzione della ricchezza. Questa maggiore disponibilità è dimostrata anche dalla presenza di diversi rappresentanti delle forze politiche di maggioranza al convegno nazionale che abbiamo organizzato per festeggiare il decennale della legge sulla cooperazione sociale». «Anche i rapporti con il ministro Tremonti», prosegue, «inizialmente tra i più difficili da gestire, e che più volte non esitammo a definire preoccupanti, stanno cambiando: negli ultimi tempi abbiamo iniziato a dialogare e a capirci». Tra le questioni aperte probabilmente quella più delicata è quella sul fisco. «Ho ascoltato tempo fa un intervento di Tremonti all?inaugurazione dell?anno accademico delle Fiamme gialle», racconta Marino. «In quella occasione affermò che un buon ministro delle Finanze è colui che riesce a togliere il maggior numero di piume possibili a un?oca senza farla stridere. Mettendomi nei panni dell?oca, rispondo che non siamo certo disponibili a farci ridurre in paté». Le incomprensioni non riguardano solo i rapporti con il governo; c?è una parte consistente di questa realtà, quella che si riconosce nella Compagnia delle opere, che sulla definizione delle imprese sociali ha posizioni distanti da quella ribadita sia da Confcooperative che dal Forum del Terzo settore. «Quella con la Cdo è un?intesa cui tengo molto e che cercherò di raggiungere in ogni modo. Molte cooperative della Cdo sono nostre iscritte e molti nostri dirigenti sono anche dirigenti delle loro strutture», sottolinea. E sul prosieguo della partita con l?esecutivo? «Vogliamo che il governo assuma precisi impegni per sostenere e valorizzare la cooperazione autentica», conclude Marino, «un atteggiamento rispettoso dei valori della cooperazione e un fisco che tenga conto delle differenze che ci sono tra un?impresa capitalistica e una cooperativa. Le imprese che rappresentiamo non sono uguali alle altre, ci sono delle caratteristiche strutturali: il principio di un voto a testa e l?impossibilità di distribuire gli utili sono regole che distinguono le cooperative vere da quelle che difettano del principio di mutualità. Non credo comunque che quella di sottoporre a tassazione gli utili sia la soluzione migliore».


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