Cultura

Marini: il discorso al Senato

''Saro' il presidente di tutto il Senato. In un dialogo fermo e mai abbandonato saro' il presidente di tutti voi''. Le prime parole pronunciate da Franco Marini davanti ai senatori, dopo l'elez

di Redazione

”Saro’ il presidente di tutto il Senato. In un dialogo fermo e mai abbandonato saro’ il presidente di tutti voi”. Le prime parole pronunciate da Franco Marini davanti ai senatori, dopo l’elezione alla presidenza di Palazzo Madama, sintetizzano efficacemente l’obiettivo che si prefigge l’ex segretario della Cisl. Obiettivo necessario per l’Unione, che al Senato ha una maggioranza esigua, ma tanto piu’ ambizioso dopo che lo scontro elettorale tra i due Poli si e’ prolungato in Senato per l’elezione del presidente, raggiungendo un’asprezza inusuale per la Camera alta. Dopo l’otto volante di venerdi’, tra quorum sfiorati e scrutini annullati, Marini ce la fa e viene eletto al terzo scrutinio, ottenendo 165 voti, tre in piu’ del quorum necessario. Ma l’inizio della giornata e’ all’insegna dell’incertezza. Anche nello scrutinio svoltosi nella notte precedente, il centrosinistra era convinto di fare l’en plein con 163 voti, piu’ eventualmente quelli dei senatori a vita Francesco Cossiga e Sergio Pininfarina. Poi era arrivata la doccia gelata delle schede bianche. Cosi’ stamattina Marini ha preso in mano la situazione, accertandosi di persona che tutti i malesseri che avevano portato alle defezioni fossero stati risolti. E alla fine della giornata, a chi dei suoi gli ha chiesto da dove venissero i voti in piu’ rispetto a quelli dell’Unione, Marini ha risposto: ”Quei 165 che mi hanno votato li conosco tutti, uno per uno”. Per scaramanzia, Marini evita di fare dichiarazioni ai cronisti prima che inizi il terzo scrutinio, come invece aveva fatto ieri. ”Porta male” ha confidato a un senatore. Entrato in aula continua il lavoro da ”cane pastore” dei voti, spostandosi tra gli scranni del centrosinistra e parlando con diversi senatori, compresi quelli a vita. Dopo una rapida uscita dal Senato per un pasto veloce, Marini rientra per le votazioni e lo spoglio delle schede. A meta’ delle schede scrutinate si ha la sensazione che questa e’ la volta buona: solo una scheda bianca e nessuna nulla, come invece era accaduto ieri. Alla 162esima volta che Oscar Luigi Scalfaro legge il nome di Marini, scatta l’ovazione liberatoria dell’Unione. Per l’esponente della Margherita la soddisfazione di raggiungere i 165 voti, qualcuno e’ arrivato anche dal campo avversario. E, quando Scalfaro da’ l’annuncio ufficiale della sua elezione, anche i senatori della Cdl e il suo rivale Giulio Andreotti gli tributano un’applauso. ”Non sarebbe giusto non sostenere – ha detto nel discorso di insediamento – che prevalentemente sono stato eletto dalla maggioranza politica che ha vinto le recenti elezioni; ma saro’ il presidente di tutto il Senato”. Marini si spinge piu’ in la’ per evitare il discorso di circostanza: ”La forza di una democrazia matura come la nostra – spiega – risiede anche nel saper convergere insieme sulle decisioni e le scelte migliori per il nostro Paese, senza il timore di perdere le nostre identita’. Non voglio qui evocare ovviamente intese che non ci sono – sottolinea a scanso di equivoci – ma solo richiamare un piu’ maturo senso di responsabilita’ e di impegno nella ricerca delle soluzioni piu’ efficaci ai nostri problemi”. Insomma, le sfide che l’economia porta al nostro paese, richiedono una ”coesione sociale” ma anche una capacita’ dei poli a trovare terreni d’intesa. Marini dimostra di saper evitare scivoloni anche quando lambisce la gaffe. Ringrazia l’ex ministro Tremaglia per il suo impegno in favore della legge sul voto degli italiani all’estero (che involontariamente ha permesso all’Unione di raddrizzare l’esito al Senato) si leva un mormorio tra i banchi della Cdl: ”Non mi pare adeguata questa ironia – replica subito – perche’ il ringraziamento e’ sincero. Infatti, abbiamo realizzato un obiettivo storico importante per il nostro Paese”. Dopo aver preso possesso del suo studio al secondo piano di Palazzo Madama, Marini esce per andare al Quirinale. Ed ecco il suo primo bagno di folla: ad attenderlo davanti al Senato una folla di circa 200 persone che lo applaude lasciandolo visibilmente sorpreso.

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