“Non mangiare e non bere: ti serve lo stomaco vuoto per portare il massimo, 62 pepas (sacchettini ingeribili) piene di eroina”, così suggerisce a Maria il capo del reclutamento delle mulas. Come Maria centinaia di ragazzine di 16 e 17 anni tentano la fortuna facendosi mulas, trasportatrici di droga dalla Colombia agli Stati Uniti. Ma come mostra brillantemente il nuovo film colombo-americano Maria, llena eres de gracia (Maria, sei piena di grazia), lo stomaco vuoto non basta. Per diventare peggio delle bestie da soma, bisogna vuotarsi anche l?anima. L?anima Maria la lascia a casa in un villaggio povero della Colombia dove lavorava come tagliatrice di rose. Lascia la famiglia, il ragazzo che l?aveva messa incinta e cerca nell?illecito, nel rischio di una città sconosciuta come New York, un riscatto dalla vita che le sembra indegna della sua grazia di cuore e di mente. Il tasso di disgrazia presentato dal film è forse più alto della realtà: su quattro ragazze mulas, due si salvano, una è arrestata, una è uccisa da una pepa difettosa, un sacchettino più piccolo di un condom che si apre nel suo intestino. Ma il dramma del film la dice tutta sul travaglio interiore di milioni di giovani colombiani che con il proprio corpo vedono crescere anche la comprensione dell?ingiustizia in un Paese dove i padroni contano come nel medioevo europeo. Crescono così prepotentemente anche le loro aspettative di una vita decente. Ma nel mondo circostante la realtà è lontana dalla speranza.Tutto è vuoto. Maria, un?eroina che si ribella all?eroina, riempe la sua vita con la rabbia e con il coraggio. Ma quando si svuota lo stomaco, si svuota anche il suo sorriso.
Maria rimane solo piena di grazia.
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