Cinema

Maria Montessori, la donna prima del metodo

Mentre esce nelle sale il nuovo film di Léa Todorov su Maria Montessori, il Parlamento dà il via libera al suo metodo anche nelle scuole secondarie di primo grado. La rivoluzione? «Il rendere protagonisti i ragazzi», dice la dirigente Milena Piscozzo

di Sara De Carli

«Prima di tutto li abbiamo amati». È questa la sottolineatura che fa Maria Montessori, quando prende la parola (si prende, perché nessuno in quanto donna aveva intenzione di dargliela, benché dell’istituto fosse la co-direttrice) davanti agli esperti del ministero venuti alla Scuola Magistrale Ortofrenica per valutare i progressi fatti dai piccoli «idioti», come usava chiamarli al tempo.

Siamo esattamente negli anni a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento e il film di Léa Todorov – Maria Montessori. La nuovelle femme (al cinema dal 26 settembre) – mette l’accento sulla fase iniziale di quel percorso che porterà Maria Montessori ad essere famosa in tutto il mondo. A fuoco non c’è il metodo, ma ciò che sta prima del metodo: il riconoscere che il bambino (qualsiasi bambino, anche quelli appunto “idioti”) ha già in sé una miriade di potenzialità che l’educazione deve tirar fuori, non mettere dentro (è come se i bambini intuissero da soli come usare gli strumenti, dice una Maria Montessori stupita dinanzi al suo piccolo Mario); le sfaccettature della maternità e delle scelte che essa comporta (sia Maria Montessori che la francese Lili d’Alengy – altrettanto protagonista di questo racconto – nascondono al mondo i propri figli, pur amandoli); la conquista del proprio posto in un mondo ancora maschilista e patriarcale (bella la tensione dinamica tra le due scene in cui Maria si confronta con il padre); la visione e la narrazione della disabilità intellettiva.

«Maria Montessori è stata una donna che ha fatto la storia, anche se mentre la faceva non se ne rendeva conto perché il mondo e la società non le permettevano di essere fino in fondo quella che lei voleva essere, a cominciare dal fatto che non aveva uno stipendio per il suo lavoro, fino all’impossibilità di firmare i suoi articoli scientifici»: afferma Jasmine Trinca, che le dà il volto nel film. «Spero che il film possa mettere in discussione la mancanza di ambizione della nostra società ad essere più inclusiva. Occorre cambiare il modo in cui questi bambini – e gli adulti – vengono ritratti! Invisibili per molto tempo, spesso ostracizzati, è ora di dare alle persone con neuropatia o disabilità il posto che spetta loro nel cuore della società», ha detto la regista Léa Todorov, che nel 2017 è diventata madre di una figlia «che sapevo non avrebbe “funzionato” normalmente».

Maria Montessori con Lili d’Alengy e la piccola Tina


Montessori in Parlamento, oggi

Milena Piscozzo è dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Riccardo Massa di Milano, scuola capofila della sperimentazione nazionale che ha portato il metodo Montessori alla secondaria di primo grado, coinvolgendo 25 scuole. La sperimentazione si è chiusa il 31 agosto e proprio pochi giorni fa, il 25 settembre, la Camera ha stabilito in via definitiva che il metodo Montessori entra nell’ordinamento della scuola italiana anche alla secondaria di primo grado: lo ha fatto con l’articolo 2 del ddl 1830, lo stesso che ha riportato il voto in condotta alle medie e i giudizi sintetici alla primaria. A partire dall’anno scolastico 2025/2026, le istituzioni scolastiche del primo ciclo di istruzione possono richiedere l’istituzione di classi di scuola secondaria di primo grado a metodo Montessori», recita l’articolo: significa prima di tutto che i bambini che oggi frequentano una primaria Montessori potranno proseguire il loro percorso con lo stesso metodo e con gli stessi principi di autonomia, autocorrezione e autovalutazione.


Una donna a tutto tondo

Il nuovo film su Maria Montessori, Piscozzo lo trova «bellissimo» perché «ci restituisce la complessità di una donna straordinaria. A volte dinanzi a personaggi così importanti si rischia di dover privilegiare solo un aspetto: ciò che ci ha dato dal punto di vista pedagogico, il rigore scientifico, ciò che ha fatto per le donne. In questo film invece c’è tutto insieme, con la vita personale che si intreccia con la vita professionale e sociale. Emerge una figura completa che ha fatto tanto per i bambini. La regista ha fatto la scelta di raccontare il periodo iniziale della carriera scientifica e pedagogica di Maria Montessori, collegandolo però alla sua vita personale in maniera delicata».  Anche il volto femminista di Maria Montessori è trattato nel modo giusto: «Lei ha fatto tanto perché venisse riconosciuto il voto alle donne e questo è risaputo, ma anche perché venisse riconosciuto alle donne il loro ruolo, proprio a partire da quella frase del film che evidenzia come lei non fosse retribuita per il lavoro che faceva. La necessità di riconoscere i diritti delle donne ha attraversato molta della vita di Maria Montessori».

Da addetta ai lavori, Piscozzo ha apprezzato soprattutto «la sottolineatura forte sull’impostazione scientifica che Montessori ha dato al suo metodo pedagogico, ovviamente è lo stesso approccio che abbiamo avuto nel portare avanti la sperimentazione e oggi è un grandissimo successo aver dimostrato che il metodo funziona anche per una fascia d’età impegnativa come l’adolescenza».

Il bambino al centro

La rivoluzione qual è stata? «Maria Montessori ha capovolto i paradigmi della pedagogia dell’epoca, affermando che non è l’insegnante che trasmette nozioni al bambino, ma il bambino che apprende con la mediazione di un terzo soggetto terzo che è l’ambiente. Nel film questo aspetto emerge con grande chiarezza, tutto è intenzionalmente strutturato, l’ambiente è preparato in maniera scientifica perché il bambino possa apprendere. È questo il ribaltamento, rivoluzionario anche oggi: è il ragazzo che apprende attraverso l’ambiente preparato e il lavoro. Il docente è guida».

Il principio cardine che resta potente anche oggi e che continua a fare la differenza è «il rendere protagonisti i ragazzi, cosa che nella sperimentazione è emersa tantissimo. E ha contagiato anche altre sezioni che non partecipavano alla sperimentazione», conclude Piscozzo.

Immagini del film da ufficio stampa

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.