Cultura

Maria Laura, madre silenzio

Chi era Maria Laura Mainetti, la religiosa senza velo di Chiavenna, che ogno giorno si occupava di giovani in difficolt

di Cristina Corbetta

“L?ho fatta per 25 anni questa strada; ogni sera uscivo dal cotonificio e la facevo di corsa. Il buio, il rumore del torrente vicino: mi hanno sempre fatto paura. E adesso lei è stata assassinata proprio qui…”. Lei, è suor Maria Laura Mainetti, uccisa con diciannove coltellate nella notte tra il 6 e il 7 giugno in una strada appartata di Chiavenna, e la testimonianza è di un?anziana signora chiavennate, venuta come tanti a pregare sul luogo dell?uccisione, all?inizio di un sentiero escursionistico, accanto al torrente Mera. Chiavenna, una città tranquilla Anche se sono passati alcuni giorni dalla data dell?assassinio, in paese non è difficile trovare testimonianze: l?affetto che tutti avevano per questa suora, la ferocia del delitto, l?eccezionalità di un fatto del genere per una cittadina tranquilla come Chiavenna, tutto fa sì che il tradizionale riserbo di questa gente non riesca ad avere il sopravvento sull?emozione. Troppo forte il dolore, troppo efferate le circostanze, troppo tutto per parlare, per riflettere, per discutere. Molti preferiscono ripiegare verso un dignitoso ed inviolabile silenzio. All?indomani del delitto, i giornali sono stati prodighi di particolari sulla presunta dinamica dell?omicidio; ma sulla persona della suora, sul suo ?lavoro?, non tutti i dettagli concordano. Coraggiosa e incosciente perché usciva anche in piena notte? O, al contrario, estremamente prudente, al punto che il comportamento di quella notte è inspiegabile? E la sua vita: tutta convento-asilo-ammalati oppure legata a situazioni ad alto rischio? Tutti o quasi, a Chiavenna, dicono di conoscerla: aveva fatto la maestra per tanti anni, prima che la scuola elementare chiudesse i battenti e che restasse solo l?asilo infantile. Poi c?erano i malati, cui portava regolarmente la Comunione, e i ragazzi del catechismo, e le ragazze del convitto che alloggiavano presso il convento e che suor Maria Laura seguiva personalmente, occupandosi dei loro bisogni, dei loro problemi. Chi può odiare una donna così fino al punto da infliggerle diciannove coltellate in una notte senza luna, a cento metri dalla chiesa, dal convento, dalla strada che porta in Svizzera? Mite ma non imprudente Se lo chiede anche la madre provinciale dell?ordine delle Figlie della Croce, suor Amabile Galimberti. «Suor Maria Laura era una donna mite, umile; ma soprattutto era una donna capace di relazioni: sempre la prima a salutare, ad interessarsi, a offrire il suo aiuto», dice, «ma non era imprudente né ingenua. Se è uscita quella sera, doveva avere un motivo grave, eccezionale». Suor Maria Laura era a Chiavenna da 22 anni; e oltre all?attività ?ufficiale? di maestra e catechista, ne aveva un?altra: faceva, come la regola della sua congregazione raccomanda, ?la serva di ogni opera buona?. Così capitava che questa donnina senza velo da suora ma con il crocifisso sul petto aprisse le porte del convento a chiunque bussava e aveva bisogno di un pasto, di un aiuto, di un consiglio. Semplicemente, non riusciva a dire di no; neanche quella sera ha rifiutato di aiutare chi le aveva telefonato chiedendole di incontrarsi in piena notte, in un luogo isolato. I ?segreti? di una suora In questa attività, suor Maria Laura aveva i suoi ?segreti?: in paese sanno, ad esempio, che ha fatto di tutto per trovare una comunità terapeutica per un giovane tossicodipendente che seguiva da tempo. Sanno che aveva nel cuore la vita delle ragazze del suo convitto, che spesso dava loro una mano per sistemarle una volta finita la scuola. «Ma certe volte», ci dice una signora, «la vedevamo andare a passo svelto, come concentrata in qualche compito particolare. Allora non si fermava a chiacchierare con nessuno e noi, scherzando, dicevamo che era ?in missione?; ed era difficile sapere da chi andava. Spesso portava la comunione a qualche malato, ma altre volte le sue strade erano sconosciute». Di fronte al convento abita Agnese Mainetti; è forse la persona che, a parte le consorelle, la conosceva meglio: era la sua assistente al catechismo, la sua collaboratrice nei gruppi di preghiera per adulti. Il ricordo di don Beretta Agnese non riesce a parlare di suor Maria Laura senza cedere alla commozione: «Era una donna eccezionale: stupiva la pazienza con i ragazzi, la dolcezza e la serenità con gli adulti», ricorda, «Pochi giorni prima di morire; parlavamo della morte di don Renzo Beretta, e lei ha detto: ?Non è solo l?Africa a fare i martiri?. Ecco, sembra quasi che se lo sentisse di dover morire così». Nessuno, però, definirebbe suor Maria Laura come una donna che viveva a contatto quotidiano con l?emarginazione e il disagio; a Chiavenna l?ambiente è tranquillo, non ci sono frontiere, non ci sono campi profughi, non ci sono situazioni limite. Ma c?erano le ragazze, le loro vite, i loro problemi spesso trascurabili ma qualche volta più seri, più gravi, che coinvolgevano altre persone. Per loro, e per altri cittadini che ben conosceva, suor Maria Laura agiva con discrezione, in silenzio. «Avrebbe dovuto parlare con qualcuno, chiedere un consiglio, farsi aiutare», dice la gente. «Non l?avrebbe mai fatto», risponde Agnese, «perché era troppo rispettosa della vita, del privato delle persone. Se è uscita dopo la telefonata di una ragazza, è stato perché le voleva bene e non ha pensato a se stessa». Suora di frontiera no, ma donna coraggiosa sì; «di quel coraggio», dice la Madre provinciale, «che proviene dal nostro carisma, quando ci dice che il nostro compito è ?istruire e guarire?; quel coraggio che ci fa sopportare le persecuzioni, come è successo in Cina ad alcune nostre consorelle, e ci fa mettere in conto anche i rischi personali. Non so se suor Maria Laura fosse consapevole dei rischi che correva quella sera, o in altre sere. So che la sua disponibilità per gli altri era totale». Non chiudete il portone Le ultime parole di suor Maria Laura sono state rivolte alle amate consorelle: era di fretta, quella sera: «Non chiudete il portone», aveva detto, «rientro subito», come se dovesse incontrare qualcuno appena fuori, in strada. Invece, è andata più lontano; per servire le sue ?opere buone?. La sua congregazione: da due secoli per servire chi ha bisogno Chi sono le ?Figlie della Croce?, la congregazione cui apparteneva suor Maria Laura? Si tratta di un istituto fondato nel 1806 in Francia da sant?Andrea Uberto Fournet e da santa Elisabetta Giovanna Bichier. Le Figlie della Croce vivono in piccole comunità, dedite soprattutto all?istruzione dei più piccoli e al ?servizio di ogni opera buona? all?interno delle comunità parrocchiali. In tutto il mondo sono oggi 840, di cui 125 in Italia, distribuite nelle diocesi di Roma, Frascati, Parma, Reggio Emilia, Casale Monferrato, Milano, Como, Chieti, Vasto, Bari. A Chiavenna le Figlie della croce sono state chiamate nel 1905, con compiti di educazione dei ragazzi, catechismo, scuola lavoro per ragazze, assistenza in oratorio. Con il passare degli anni, i compiti delle suore si sono in parte modificati: minor impegno nelle scuole e nelle attività di scuola lavoro per ragazze, più attenzione a bisogni complessivi della comunità, sempre in collegamento con l?attività pastorale delle parrocchie. Le Figlie della Croce non portano il velo tradizionale, per essere, come raccomandava la madre fondatrice, ?Più vicine alla gente semplice?.


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