Non profit

Maria Bonino: una vita per le altre vite

Carissima Laura, grazie di questa sua lettera-testimonianza che permette anche al nostro settimanale di ricordare, nel modo più vivo, la pediatra Maria Bonino

di Riccardo Bonacina

Pavimenti consumati dalla soluzione 0,5 di varechina e acqua, che per mesi ha disinfettato tutte le corsie dell?ospedale pubblico, l?unica vera struttura sanitaria presente ad Uige, la provincia più a nord dell?Angola. Lampade, letti, sedie, bilance, in alcuni reparti tutto oggi è completamente arrugginito, distrutto dalla varechina. Molti muri sono anneriti perché i lanciafiamme dell?esercito hanno risparmiato poche cose, molte reti ed armadi sono stati bruciati nell?ampio cortile dell?ospedale. L?epidemia di Marburg, la febbre emorragica che da ottobre 2004 a novembre 2005 ha travolto il Nord dell?Angola, (l?ultimo caso si è registrato a fine luglio 2005 ma il termine dell?epidemia è stato proclamato dal governo angolano solo il 7 novembre scorso) ha causato la morte di 227 persone, tra cui anche la pediatra Maria Bonino che lavorava per la ong italiana Medici con l?Africa – Cuamm, 16 infermieri dell?ospedale di Uige, e molti, moltissimi bambini. Era il 24 marzo 2005. Giusto un anno fa. Un anno che per gli abitanti della provincia di Uige significa un tuffo in un mondo diverso. Un anno fa c?erano mascherine, camici, fuochi per bruciare i resti ospedalieri. Mesi di paura, di morti incomprensibili, di mancate allerte, di silenzi delle autorità locali. Fino a poco più di un anno fa Maria Bonino lavorava nel reparto pediatria. Una lotta quotidiana, una vita per altre vite la sua, una vita fatta di 11 anni di lavoro in Africa, gli ultimi due nel Nord dell?Angola. Gli ultimi mesi poi, spesi a fronteggiare una febbre emorragica non dichiarata, a viverla di fronte ai bambini morenti, in corsia, assieme alle famiglie disperate, a studiarla con i colleghi del Cuamm. Oggi restano i racconti di chi i mesi del Marburg li ha vissuti sulla propria pelle, nel proprio cuore. Oggi restano i non racconti. Alcune sensazioni non le puoi comunicare a parole, al massimo le trasmetti con gli occhi. Quel burrone che ti scavano dentro, quell?erosione lenta e veloce allo stesso tempo, è difficile da descrivere. Cosa significa ritrovarsi nel bel mezzo di una epidemia senza conoscerla, senza sapere come difendersi? Marzo 2006, Uige. La vita pare tranquilla. Nessuno dimentica, tutti hanno pianto uno o più morti a causa del Marburg. Ma con la morte qui in Angola ci si convive, è una presenza quotidiana, se ne parla e la si vede, ogni giorno, portarsi via qualche bambino, una donna, un anziano. In fondo si impara ad accettarla come una presenza costante e quindi normale. Anche l?ospedale di Uige ha ripreso a funzionare a pieno ritmo. Le sue mura rosse, le autoambulanze parcheggiate senza ruote, i camici verdi degli infermieri accolgono ancora una volta il personale medico e paramedico del Cuamm, che qui, nonostante tutto, non ha rinunciato a lavorare. Laura Fantozzi, Uige – Angola Carissima Laura, grazie di questa sua lettera-testimonianza che permette anche al nostro settimanale di ricordare, nel modo più vivo, la pediatra Maria Bonino morta lo scorso anno, il 24 marzo 2005.


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