Mondo

Maremoto: un appello dsall’India

Ci scrive un missionario guanelliano da Cuddalore

di Gabriella Meroni

L’immane tragedia che ha investito tutto il Sud-Est Asiatico ha lasciato profonde tracce, vittime e desolazione anche in India, dove noi Guanelliani già da diversi anni lavoriamo. Le vittime sono oltre 10.000, tantissimi dispersi e migliaia i senza tetto. Ma quello che più colpisce è lo smarrimento dei superstiti: vagano fra le rovine, dove fin a qualche tempo fa avevano le loro cose, poche in verità, perché di poveri si tratta: una casa, un focolare una stuoia su cui riposare, ma soprattutto l’affetto di un marito, di una moglie, il sorriso dei figli. Ora nulla più. Eppure non ho notato rabbia, indignazione, rivolta in questo popolo, da sempre abituato a drammatiche situazioni: ora la siccità ora le inondazioni, ora gli incendi. Un popolo che sa convivere con la sofferenza? Ma questa è stata immane, troppo grossa anche un pacifico indiano. Li ha lasciati inebetiti, senza parole e ormai anche senza più lacrime? L’opera don Guanella da anni ha posto la sua tenda della carità nel Tamil Nadu, ridente regione lambita per tutta la sua zona orientale dalle acque del Golfo del Bengala, da Chennai (Madras) a Cuddalore a Kaniakumary. Oceano benefico, perché fonte di sostentamento per gran parte del popolo Tamil. Ma il 26 dicembre, questo mare, gonfio di una rabbia indiavolata, ha sterminato in pochi secondi proprio i suoi amici, quelli che tra le sue onde, su barche o meglio su rudimentali zatteroni passavano la maggior parte del loro tempo godendo estasiasti al primo bacio che il sole porgeva a quell’immensità di azzurro e felici nel salutarne il tramonto, mentre rivolgevano la prua verso casa. Proprio a Cuddalore, il Tsunami si è scatenato, su quelle spiagge dove, durante i miei tanti viaggi in India, mi piaceva recarmi e attendere il rientro delle barche perché curioso vedere la pesca fatta, assistere all’asta e godere nel vedere stampata sul viso bruciato dal sole di quegli uomini la soddisfazione che anche per quella sera la famiglia avrebbe mangiato. Ora non ci sono che rovine, barche sgangherate, reti inservibili?.e tanto dolore. Lungo tutta la fascia si parla ormai di 2000 morti. A Cuddalore abbiamo tre Opere: un Parrocchia, un Istituto per orfani e un Seminario. Ed è qui che si stanno concentrando i nostri progetti di soccorso, pur non trascurando altre zone e soprattutto le istanze delle Charitas diocesane. Con l’aiuto di tanti amici stiamo raccogliendo offerte, e la Provvidenza ci sta proprio aiutando con generosità. Non pretendiamo di fare grandi cose, ma piccoli progetti mirati e sicuri che diano speranza di vita a questa povera gente. Abbiamo buone probabilità di raccogliere almeno 100 mila Euro che pensiamo di usare in questo modo: 1. Aiuto immediato: Acquisto e distribuzione di materiale scolastico: libri, penne, divise scolastiche ecc? Distribuzione di riso e cereali vari – utensili per la cucina Costruzione di capanne per uso temporaneo, con copertura di foglie di cocco. Medicine e un’infermeria da campo che sia presente 3 – 4 ore ogni giorno nelle zone disastrate con la presenza di un medico e di qualche infermiera. Accoglienza nel nostro Istituto per orfani di almeno una trentina di bambini rimasti soli. E richiesta di adozioni a distanza. Aiuto materiale da parte dei nostri seminaristi. 2. Progetti a termine più lungo: Comperare un certo numero di reti da pesca Aiuti economici per riparare le barche e dove possibile acquistarne qualcuna. Adottare, almeno per un anno qualche famiglia disastrata. Aiutare a ricostruire abitazioni . Don Piero Lippoli


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