Sostenibilità

Mare: WWF e Legambiente, dati Ambiente spot elettorale

Le due associazioni ritengono poco attendibili i risultati delle rilevazioni rese note oggi dal ministero

di Francesco Agresti

La ?fotografia? del mare italiano scattata oggi dal ministro Matteoli e? davvero troppo ottimistica e ha un sapore preelettorale. ?WWF e Legambiente?, fanno sapere le due associazioni in una nota congiunta, ?apprezzano l?impegno del ministero dell?Ambiente nel campo del monitoraggio marino costiero, ma che abbiamo presentato lo scorso 20 aprile sono davvero preoccupanti. Nella quasi totalita? dei casi gli inquinanti trovati nelle 82 aree monitorate hanno superato le soglie previste dalla legge. Se le acque presentano buone condizioni (buone per farci il bagno?), sono infatti i sedimenti (dove si depositano sostanze chimiche persistenti e tossiche) a preoccupare: metalli pesanti, idrocarburi, pesticidi e policlorobifenili sono risultati infatti presenti quasi ovunque sul fondo del mare, non risparmiando nemmeno le aree protette. Cromo, piombo, arsenico, mercurio e nichel, ma anche DDT (bandito da trent?anni) e idrocarburi policiclici aromatici abbondano nei sedimenti marini in quantita? anche decine di volte superiori ai limiti previsti per legge, soprattutto nei pressi delle aree industriali in Liguria, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Campania. Ma il ministro Matteoli sembra essersene dimenticato, citando solo dati fin troppo rassicuranti sulla qualita? delle acque. Le associazioni ricordano una serie di fatti e di leggi emanate negli ultimi due anni, che non solo non contribuiscono al miglioramento dello stato di salute dei nostri mari, ma in alcuni casi contribuiscono ad aumentare o a non bloccare diverse forme di inquinamento. Parliamo del Decreto Legge dell’agosto 2003 (n. 239) che ha dato una licenza temporanea di inquinare alle centrali termoelettriche con la possibilità di derogare sino al 31 dicembre 2004 dalle leggi italiane ed europee che impongono limiti per gli scarichi termici nelle acque. E ancora il decreto legge n. 51/2003, che ha modificato le regole dell’Unione europea in materia di qualità delle acque di balneazione, consentendo di riaprire alla balneazione anche aree dove in una stessa stagione balneare ci sono state sei analisi sfavorevoli ed utilizzando anche i campioni di acque prelevati il mese precedente l?inizio della stagione balneare (ad aprile, quando le spiagge sono ancora deserte ed i carichi inquinanti minori). ?Il mare non e? una piscina, deve essere considerato sempre come un ecosistema complesso che non vuol dire solo balneazione. Non si possono dimenticare dati allarmanti che riguardano i sedimenti marini, contaminati da una quantita? di sostanze chimiche destinate a persistere nel tempo, a diffondersi nell?ecosistema e di conseguenza nella catena alimentare, e dunque, potenzialmente, negli organismi marini fino alle tavole degli italiani? sottolineano WWF e Legambiente.


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