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Mare nero: 400 morti al largo della Libia. Si dirigevano in Italia

Più di 400 persone sono morte poche ore fa, in un naufragio, al largo della Libia. Etiopi, somali, eritrei: la loro meta era l'Italia.

di Marco Dotti

"Sono persone, non numeri", ha ribadito, solo due giorni fa, Papa Francesco dall'Isola di Lesbo. Ma anche i numeri – solitamente usati come schermo, per minimizzare – cominciano a suscitare sgomento. Mentre l'Italia discuteva di cifre percentuali, di quorum sì o quorum no, 400 hanno perso la vita nel Mar Mediterraneo. Somali, etiopi e eritrei che si stavano dirigendo in Italia.

Il canale di Sicilia è la rotta marittima in cui si registra il più alto numero di morti al mondo: dall’inizio dell’anno già 219 persone vi hanno perso la vita. Ciononostante, nel solo mese di marzo circa 10mila persone hanno deciso di attraversarlo per raggiungere l’Europa. Nei primi tre mesi del 2016 i migranti sbarcati in Italia sono stati quasi il doppio di quelli che sono arrivati il nostro paese nello stesso periodo del 2015. Solo la settimana scorsa, nel giro di pochi giorni, sono sbarcate più di 6.000 persone.
Molti di loro hanno già subito abusi prima ancora di salpare per il Mediterraneo, da parte dei trafficanti nei paesi attraversati durante il viaggio. Secondo le Nazioni Unite, i migranti in Libia sono spesso vittime di abusi, percosse e lavori forzati. Recentemente quattro migranti sono stati uccisi con un colpo di arma da fuoco mentre cercavano di fuggire da un centro di detenzione e altre 20 persone sono rimaste ferite.

https://www.youtube.com/watch?v=mrts578vJts

Dai media somali apprendiamo che si sono salvate solo 29 persone, dopo l'incidente che ha coinvolto l'imbarcazione su cui viaggiavano. L'ambasciatore somalo in Egitto ha affermato che si stavano dirigendo in Italia, rotta oramai prescelta per il traffico di esseri umani.

https://www.youtube.com/watch?v=lm03om_wdc0

Molte fotografie di un elenco scritto a mano con i nomi delle vittime sono state condivise sui social network.

In copertina: un somalo prega, nell'isla di Lesbo (Photo: Carl Court/Getty Images)

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