Sostenibilità

Mare: Legamb.-WWF, cresce inquinamento metalli pesanti e pesticidi

Presentato il Rapporto sullo stato di salute dei mari. A rischio anche alcune aree protette

di Francesco Agresti

Nemmeno le aree marine protette sono al riparo dall?inquinamento. Metalli pesanti, idrocarburi, pesticidi e policlorobifenili hanno ormai assunto fissa dimora nei sedimenti marini e minacciano la salute dei mari italiani in modo preoccupante. Il mare è infatti è il deposito finale della maggior parte delle sostanze contaminati utilizzate sulla terra.

E? questo il quadro che emerge con evidenza dall?elaborazione di LEGAMBIENTE e WWF Italia dei dati rilevati dal Programma di monitoraggio dell?ambiente marino costiero del ministero dell?Ambiente e della tutela del territorio. Dati che fotografano lo stato dell?ambiente marino con campionamenti delle acque ma anche e soprattutto dei sedimenti costieri, raccolti dalle Arpa nell?arco degli ultimi tre anni, in base a una convenzione tra il Servizio Difesa Mare del Ministero dell’Ambiente e le Regioni costiere e da queste affidata al sistema delle Agenzie.

Un ottimo lavoro, quello del Ministero dell?Ambiente e delle Agenzie regionali che, da una parte, evidenzia purtroppo una pesante preoccupazione per la salute dell?ecosistema marino e per quella umana (questi inquinanti entrando nella catena alimentare possono finire nel nostro organismo) dall?altra evidenzia la necessità di rinnovare il Programma di monitoraggio che dovrebbe chiudersi il 4 giugno prossimo. ?Considerando i valori trovati ? sottolineano LEGAMBIENTE e WWF ? il monitoraggio deve proseguire anche nei prossimi anni, per tenere sotto stretta osservazione la situazione dei sedimenti e per valutare l?efficacia delle azioni intraprese per il miglioramento della qualità?.

LEGAMBIENTE e WWF hanno inoltre posto l?accento sulla positività ? al fine di garantire l?omogeneità delle analisi su scala nazionale ? di un centro di coordinamento unico, che deve essere necessariamente individuato nel ministero. Interrompere il percorso avviato creerebbe un vuoto difficilmente colmabile in tempi brevi; è quindi necessario che il ministro Matteoli rinnovi le convenzioni con le Regioni costiere e che queste le affidino alle Arpa per continuare a monitorare la salute del mare nostrum. Grazie all?attento lavoro delle Arpa, esiste infatti per la prima volta nel nostro Paese un monitoraggio ambientale che copre tutto il territorio costiero, in modo omogeneo sia per le modalità di campionamento, sia per i metodi di analisi. Il programma ha consentito un confronto costante tra gli addetti e ha visto coinvolte tutte le competenze necessarie del settore, dando vita a una vera e propria comunità di operatori ed esperti. Un gruppo articolato e unitario, unico e invidiabile in tutto il panorama mediterraneo.

Ma torniamo ai dati raccolti in fondo al mare. La campagna di monitoraggio prevede campionamenti in aree sottoposte a particolari pressioni antropiche, le cosiddette aree critiche, e in aree invece scarsamente sottoposte a questo tipo d?impatto, le cosiddette ?aree di bianco? che assumono funzione di controllo. In diverse Regioni, come aree di bianco sono state individuate le aree marine protette. Il punto più preoccupante del rapporto è proprio il tasso d?inquinamento rilevato in queste zone. I sedimenti prelevati alla stazione di Portoferraio nel Parco nazionale dell?arcipelago toscano, per esempio, sono contaminati da cromo (100.833 microg/kg il valore massimo raggiunto nell?arco dei 5 semestri analizzati dal 2001 al 2003) e nichel (con una punta massima di 71.398 microg/kg). Quelli di Punta Mesco nel Parco delle cinque terre in Liguria da cromo (139.986 microg/kg il massimo valore raggiunto nell?arco dei semestri presi in esame), nichel (90.700 microg/kg) e piombo (52.500 microg/kg). Nell?area protetta marina di Miramare, in Friuli Venezia Giulia, sono state trovate elevate concentrazioni di piombo (71.820 microg/Kg) e Ipa (2,77 mg/Kg), mentre in quella di Capo Rizzuto in Calabria e a Punta Licosa in Campania abbonda l?arsenico (rispettivamente 42.195 microg/Kg e 25.083 microg/Kg le punte massime). A Capo Rizzuto, i limiti sull?arsenico risultano superati tre volte su tre mentre a Punta Licosa si contano cinque superamenti su cinque prove. A Cattolica, invece, area di bianco in Emilia Romagna, i superamenti del tasso di nichel riguardano tutti e cinque i campionamenti effettuati, con punte che superano anche del doppio il limite di legge.

Fuori da queste aree, non mancano poi i ?punti caldi?, interessati da uno o più inquinanti. Caldissima la situazione in Liguria, dove il quadro dei rilevamenti è seriamente preoccupante. I sedimenti marini di quasi tutte le stazioni risultano fortemente contaminati da cromo, nichel, piombo e arsenico e non mancano mercurio, Pcb, cadmio, benzoapirene, Ddt e Ipa. La palma dell?inquinamento va alla stazione sulla foce del torrente Lerone, dove per molti anni ha scaricato veleni la Stoppani di Cogoleto: nei sedimenti analizzati si ritrovano il cromo totale (per una concentrazione massima di oltre 7.200 mg/Kg, pari a 145 volte il limite di legge), nichel (oltre 895 mg/Kg, e cioè quasi 30 volte il limite di legge) piombo, arsenico e Pcb (fino a 10 volte in più del massimo consentito dal decreto ministeriale), ma anche mercurio, cadmio, Ipa, benzoapirene e Ddt. Ma non sono da meno Vado Ligure e Imperia, dove si segnalano sforamenti ai limiti praticamente su tutti gli inquinanti. Altrettanto seria la situazione in Veneto, dove i metalli pestanti contaminano praticamente tutti i sedimenti della costa. Qui il dato più impressionante è quello del Porto di Lido nord di Cavallino (Ve), il più vicino alla Laguna di Venezia, dove si rileva la presenza elevata di tutti i metalli analizzati ma anche di arsenico (fino a 52.000 microg/Kg), Ipa e Pcb.

I sedimenti analizzati in Friuli Venezia Giulia riportano elevatissime concentrazioni di cromo, mercurio, nichel e piombo in tutte e quattro le stazioni friulane A Punta Sottile, nelle vicinanze di Muggia (Ts) è anche stata misurata la più alta concentrazione di Aldrin di tutto il programma di monitoraggio (0,4 microg/Kg), mentre a Porto Nogaro è stata rilevata la maggior concentrazione di mercurio con 10 mg/Kg.

Difficile il quadro della Campania, nelle cui acque si trova di tutto, dall?arsenico al cadmio, dal cromo al mercurio, dal nichel al piombo, senza dimenticare gli Ipa, il benzoapirene e i Pcb. La più critica è la stazione della foce del Sarno con 4 superamenti dei limiti di legge del cromo totale su un totale di 5 campioni (con una punta di quasi 124mila microgrammi/Kg contro un limite di 50mila), mentre 3 sforamenti su 5 sono relativi al cadmio, piombo (con concentrazioni quasi tre volte superiori ai limiti) e Pcb (con un picco di 32 microgrammi/Kg rispetto al limite previsto di 4).

Nel Lazio, si riscontra un diffuso inquinamento di arsenico, Ddt, piombo e tributilstagno in diverse stazioni. Una di quelle più colpite sembra essere quella di Ladispoli (Rm) che fa l?en plein (3 sforamenti su 3 campioni) su arsenico, Ddt (con concentrazione fino a 7 volte superiore al limite massimo consentito dalla legge) e piombo.

Come per il Lazio, in alcuni casi le contaminazioni di un particolare inquinante riguardano infatti le coste di intere regioni. E? il caso del mercurio e del cromo nei sedimenti marini del Friuli Venezia Giulia e del Veneto. Oppure del nichel e ancora del cromo presenti nei fondali della Liguria e della Toscana. Il piombo, invece, abbonda in Liguria e Friuli, mentre il tributilstagno contamina la gran parte dei sedimenti di Toscana e Basilicata. Il Ddt eccede sul fondo del mare del Lazio e della Liguria, mentre il benzoapirene minaccia i fondali del Friuli Venezia Giulia. Gli Idrocarburi policiclici aromatici infine sono onnipresenti in Abruzzo e Friuli.

?Il fatto di trovare elevatissime concentrazioni di cromo nei sedimenti prelevati in alcune stazioni dell?area ligure,- sottolineano LEGAMBIENTE e WWF – dove per decenni la Stoppani di Cogoleto ha sversato i reflui industriali non ci stupisce, ma il fatto che alte concentrazioni di altri inquinanti si ritrovino in alcune aree di bianco è un dato che deve assolutamente far riflettere. E indurre a prendere provvedimenti concreti?.

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