Non profit
Marco Vitale: Il liberalismo ridotto a un bla bla
La +Dai-Versi avrebbe portato benefici economici a tutti. Parla Marco Vitale, vicepresidente Banca Popolare di Milano
di Marco Vitale
La notizia della bocciatura della proposta di legge n. 3459, per intenderci la +Dai -Versi, è dolorosa ma non sorprendente. Se è vero, come ha dichiarato tempo fa proprio a questo giornale il presidente della commissione parlamentare che ha bocciato il provvedimento, l?onorevole Giancarlo Giorgetti della Lega, che «la libertà fiscale delle donazioni e la sua sottrazione alla tassazione dei redditi rispondono a un principio diffuso e cruciale nel mondo occidentale», allora è proprio per questo che la cosa non è sorprendente.
Sarebbe stato, infatti, sorprendente il contrario, e cioè che si allineasse a un «principio diffuso e cruciale nel mondo occidentale», un governo che opera, giorno dopo giorno, per tagliare fuori l?Italia dai principi dominanti nel mondo occidentale.
Sarebbe stato sorprendente che trovasse i fondi per un?attività seria e produttiva un governo scialacquatore e dispensatore di fondi alle più incredibili clientele.
Sarebbe sorprendente che si allineasse a un principio che valorizza il contributo della responsabilità personale diffusa e le energie positive della società, un governo che avendo iniziato con il bla bla liberale è approdato nel più feroce, tradizionale, arcaico centralismo e che si è consegnato mani e piedi alle più tradizionali burocrazie.
La spesa prevista per questo provvedimento era modesta, una parte infinitesimale di una goccia nel grande mare della spesa pubblica, mentre i benefici anche in termini di minori costi per lo Stato, che dovrà comunque sviluppare in proprio, a costi tanto più elevati, le attività assistenziali, sarebbero stati assai significativi.
Questi elementari concetti, anche di buona economia, sperimentati e documentati in tanti altri Paesi che il governo Berlusconi vuole scimmiottare (in primo luogo gli Stati Uniti) non riescono a passare nella nostra classe politica, né di destra pseudoliberale né di sinistra pseudoriformista, come l?assordante silenzio dell?Ulivo in commissione evidenzia.
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