Le città dei giovani sindaci

Marco Segala, l’amministrazione condivisa modello Forza Italia

Una cittadina nella "grande Milano" a sud-est del capoluogo lombardo, poco più di 39mila abitanti. Qui, a San Giuliano Milanese, incontriamo il giovane sindaco che è al secondo mandato e sta sperimentando pratiche di coprogettazione

di Gabriella Debora Giorgione

Genuino, placido, sicuro di sé: siede nel suo studio di sindaco, telefono lontano. Ci racconta di quando gli è nata la passione per la politica, la prima candidatura, i timori della famiglia, le difficoltà enormi attraversate per riportare il suo Comune in pareggio di bilancio. Appare ben piantato nel suo ruolo, ma ci sta dentro con rispetto.

Lei è al secondo mandato, sindaco, rieletto quasi con un plebiscito: l’impegno ripaga?

Ripagano l’impegno, la passione e l’amore per la mia città, quella che vivo da sempre anche con la mia famiglia. Sono sempre stato un “attivista”, quindi quando ho potuto mi sono candidato in consiglio comunale. Ho sempre seguito le vicissitudini della mia città che era messa molto molto male e quindi ho provato a mettermi al servizio della collettività e quindi sono qua.

Da dove è nata questa passione politica? In famiglia, a scuola…

Famiglia no, anzi i miei genitori erano fortemente contrari quando nel 2009 mi sono candidato come consigliere comunale: avevano un’attività commerciale di famiglia da oltre 50 anni, quindi avevano paura di eventuali “ritorsioni” e di una perdita di clienti in una città che aveva una tradizione di colore politica diversa da quella per la quale io mi ero schierato. Io, però, fin dai primi anni del liceo mi sono interessato di politica. Nel 2004, a 16 anni, mi sono tesserato con Forza Italia ed ho fatto un’esperienza nel coordinamento provinciale dei giovani del “Popolo della Libertà”: ho seguito tutte le campagne elettorali per le politiche del 2008, poi quelle per la provincia di Milano e per il comune di San Giuliano.

Ed è stato eletto tra le fila dell’opposizione, giusto?

Sì, la prima volta in consiglio comunale avevo 21 anni e devo dire che quei due anni all’opposizione mi hanno fatto crescere molto perché mi sono interessato a tutta l’attività amministrativa del Comune.  Poi il sindaco di allora cadde per una crisi interna alla maggioranza dei centro-sinistra. Nel frattempo, andavo all’università e a lavorare. Poi nel 2016 c’è stata la svolta: ho accettato di candidarmi a sindaco anche se avevamo poche speranze di vincere.

Marco Segala e la sua giunta comunale

Ma quindi lei, giovanissimo, ha deciso di fare politica ed ha bussato alla porta di Forza Italia senza conoscere nessuno? Così, all’improvviso? E perché proprio Forza Italia?

Io mi sono affacciato alla politica perché avevo una venerazione per Silvio Berlusconi. Mi sono iscritto a Forza Italia ed ho parlato con i suoi consiglieri comunali di San Giuliano Milanese che subito mi hanno accolto e inserito nel coordinamento cittadino. Mi sono sempre preoccupato di fare la mia piccola parte per la mia città e di conservare sempre il mio lavoro perché questo dà la possibilità di agire con coscienza senza essere “aggrappati” al ruolo ed essere liberi da qualunque condizionamento.

Secondo lei oggi un ragazzo di 28 anni ha le sue stesse chances di fare politica ed “essere libero”?

Penso proprio di sì, soprattutto a livello locale. Oggi purtroppo abbiamo un allontanamento dalla cittadinanza attiva soprattutto nelle fasce più giovani. Le opportunità nei movimenti civici ci sono. Però è importante affacciarsi al mondo della pubblica amministrazione e dell’amministrazione comunale non “a digiuno” della politica: in questo, i partiti hanno una funzione sociale e anche istituzionale importante. Non importa se di destra o di sinistra, i partiti, soprattutto i movimenti giovanili, offrono momenti di scambio e formazione della nuova classe dirigente che sono imprescindibili per una partecipazione politica attiva e consapevole. Forse oggi Forza Italia dovrebbe tornare alle sue origini: un partito di massa che vende un sogno fortemente legato ai valori liberal-democratici nei quali la classe media può riconoscersi.

Marco Segala con Silvio Berlusconi

Sindaco ma forse oggi la forbice sociale si è allargata: la classe media è indefinita e impoverita…

Concordo. Noi ad esempio abbiamo un territorio estremamente fragile dal punto di vista sociale. San Giuliano Milanese è sempre stato un comune che per reddito pro-capite si pone più sulla fascia bassa. È una vecchia città a base sociale operaia, cresciuta molto negli anni dell’immigrazione dal Sud: in pochi anni siamo passati da 3-4mila persone a 15-20mila. Oggi parliamo sicuramente a quelle fasce di popolazione medio-basse per le quali abbiamo stanziato una spesa sui servizi sociali di 7 milioni di euro: dagli asili nido alle Rsa. Poi abbiamo impostato una politica fiscale di esenzione dell’addizionale fino ai 15mila euro.

Rapporto con Terzo settore e società civile?

Abbiamo tre Consulte dei cittadini che collaborano con l’amministrazione in diversi settori. Abbiamo istituito anche la festa del volontariato per stimolare la partecipazione soprattutto dei più giovani. Abbiamo introdotto la prassi di avvisi pubblici per dare contributi alle Consulte su progetti specifici di politiche sociali, culturali, sportive.  

Quante associazioni di volontariato ci sono a San Giuliano?

Abbiamo 89 associazioni iscritte all’Albo o alle tre Consulte cittadine, suddivise in tre ambiti: sociale, educativo-culturale-ambientale e sportivo.

Avete un regolamento sui beni comuni? 

Il nostro ufficio patrimonio proprio in questi mesi sta concentrando in un unico regolamento le disposizioni raccolte in diversi documenti e atti riguardanti i beni comuni.   

Il sindaco Segala (a dx) con alcuni cittadini e cittadini alla manifestazione “Una marcia in più” organizzata dalle scuole e dal comitato dei genitori

Lavorate in amministrazione condivisa-coprogettazione? 

Abbiamo attivato due esperienze di coprogettazione. La prima, avviata tre anni fa con due cooperative sociali, riguarda la gestione del Centro di aggregazione giovanile rivolto a preadolescenti e di uno spazio innovativo dedicato ad attività formative ed aggregative per giovani adulti e neet. La metodologia adottata di progettazione partecipata ha consentito di attivare i giovani, dando sostegno alle loro iniziative, anche grazie ad un’attività progettuale contestuale di ricerca e ottenimento di fondi regionali. La seconda invece, avviata con la Fondazione “Dar casa” riguarda la gestione delle attività amministrative ed economico-sociali di alloggi destinati ai Servizi abitativi pubblici-Sap di proprietà del Comune.

Quanti e quali patti di collaborazione avete attivato?

Alcune esperienze di collaborazione strutturata con realtà associative del territorio, soprattutto per promuovere iniziative o eventi sociali e aggregativi. Anche i servizi sociali, attraverso una “cabina di regia”, gestiscono alcune esperienze di collaborazione con l’associazionismo locale per interventi come, ad esempio, la rete di distribuzione alimentare alle persone in condizioni di fragilità. 

Sembrano quasi politiche “di sinistra”…

Secondo me quando si fa amministrazione locale non si deve tanto ragionare sugli slogan, ma si devono calare i propri valori all’interno della propria comunità.


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Sta facendo spazio ad una nuova classe dirigente?

Abbiamo una squadra di governo di persone sotto i quarant’anni e anche in consiglio comunale ci sono delle persone che potrebbero aver voglia di mettersi in gioco. Io credo nel 2027 sarà una sfida importante: noi lasceremo una città profondamente cambiata.

In cosa?

San Giuliano nel 2016 versava in una situazione veramente disperata da un punto di vista sociale e di bilancio sul quale avevamo una situazione di pignoramento della cassa di oltre 5 milioni e mezzo di euro e uno scoperto di cassa di oltre un milione 400mila euro. Da qualche anno il comune andava in rosso abitualmente per 300 giorni l’anno e pagava le fatture con oltre 60 giorni di ritardo. In più, nel 2015 c’è stato il fallimento della società multiservizi della città di San Giuliano che nel 2009 arrivò ad una perdita di 90 milioni di euro. Ma il vero problema di questa società era che tra il 2005 al 2007 vennero conferiti tutti i beni come aumento di capitale che in realtà avevano costituire il patrimonio indisponibile del Comune: case popolari, scuole, terreni, impianti sportivi, il teatro, un piano di recupero finanziato dalla regione. Questa era la situazione quando nel 2016 mi sono insediato. In più, sono emersi anche debiti per forniture e servizi usufruiti dal 2011 al 2015 per oltre 3 milioni di euro.

Il sindaco Segala con l’Associazione di volontariato per l’integrazione e l’orientamento dei soggetti svantaggiati-Aioss

E come ne siete usciti?

Ad ottobre del 2016 abbiamo portato in consiglio il pre-dissesto perché vi erano tutte quelle criticità finanziarie che non consentivano una normale gestione dell’Ente e bisognava mettere in campo delle misure urgenti di risanamento per provare a rimettere in piedi in comune. C’erano anche vecchie questioni di incassi del Comune che non erano mai state curati e portati a termine e una morosità sulle mense scolastiche che arrivava al 55-60%. Abbiamo incassato circa di 2milioni di euro di evasione tributaria e in poco tempo abbiamo avuto la possibilità di fare fronte ai debiti e mettere mano alle necessità della collettività. Abbiamo dato, insomma, una grandissima attenzione alla spesa e all’evasione, riequilibrando in anticipo il bilancio. Nel 2020 abbiamo chiuso in Corte dei Conti tutto il contenzioso. È stato un periodo durissimo, ma ci ha dato tanta forza e, insieme a tutto il personale amministrativo che restava in Comune anche di sabato e domenica, siamo diventati una squadra, oggi abbiamo un rapporto molto orizzontale. Dal 2018 approviamo il bilancio a dicembre, non facciamo richieste di anticipazioni dal 2017, il saldo di cassa è positivo.

Insomma, aveva ragione lei: sembra più un sindaco di sinistra che di centro-destra!

In realtà è la sinistra che non è più di sinistra!

Le foto sono di Marco Segala che le ha concesse a VITA.

Le città dei giovani sindaci è il format di VITA che racconta i primi cittadini under 35 di città di medie e grandi dimensioni: come sono arrivati all’impegno politico? Qual è la loro formazione? Quali, le loro aspirazioni e i loro piani con particolare riguardo all’innovazione, al welfare, all’economia civile e green, all’accoglienza e alla cittadinanza attiva.
Qui le puntate precedenti/segue:
Giacomo Possamai, il sindaco under 35 che mette gli anziani al primo posto
Marco Panieri, il sindaco che usa i social per coinvolgere i 5mila giovani di Imola
Emanuele Gaito: il sindaco che non sopporta gli spin doctor

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