Formazione
Marco Mancini eletto presidente della Crui
L’Assemblea dei Rettori lo ha eletto alla prima tornata e con ampio consenso
di Redazione
L’Assemblea dei Rettori ha eletto alla prima tornata e con ampio consenso Marco Mancini, Rettore dell’Università degli Studi della Tuscia, nuovo Presidente della CRUI. La stessa Assemblea ha poi eletto quali membri della Giunta i Rettori: Giacomo Deferrari (Università di Genova), Massimo Giovannini (Università Mediterranea di Reggio Calabria), Alessandro Mazzucco (Università di Verona), Stefano Paleari (Università di Bergamo), Corrado Petrocelli (Università di Bari), Giovanni Puglisi (IULM), Antonio Recca (Università di Catania), Francesco Rossi (Seconda Università di Napoli), Angiolino Stella (Università di Pavia), Alberto Tesi (Università di Firenze). Immediatamente dopo l’Assemblea si è riunita la nuova Giunta: Stefano Paleari è stato designato Segretario Generale, mentre Giovanni Puglisi e Corrado Petrocelli sono i due nuovi Vicepresidenti.
«Il mio mandato inizia in una fase molto delicata per l’università», ha detto Mancini subito dopo l’elezione, «L’applicazione della 240/10 richiede attenzione e responsabilità. Se condotta con la dovuta partecipazione e con grande senso delle istituzioni può trasformarsi in una vera e propria opportunità per il rinnovamento e il rilancio delle università. E il ruolo della CRUI in questa fase sarà cruciale».
«D’altra parte l’opinione pubblica ha dell’università un’immagine opaca e puramente difensiva, costruita spesso sull’enfasi ossessiva dei difetti e sull’assordante silenzio rispetto ai risultati e alle eccellenze», ha aggiunto il nuovo Presidente della CRUI, «Questa logica va ribaltata. La CRUI dovrà farsi amplificatore di una nuova visione dell’università, basata sui fatti e non sugli slogan, che porti a conoscenza della politica e dell’opinione pubblica ciò che l’università sta facendo e continuerà a fare per il Paese».
«Tuttavia sarebbe ingenuo pensare che qualunque progetto di rilancio possa essere fatto a costo zero», ha concluso Mancini, «Accanto all’impegno dell’università nei confronti della società è necessaria una rinnovata presa di coscienza da parte dello Stato e della politica rispetto alla partita che si sta giocando sul piano internazionale. Il progressivo definanziamento dell’università sta conducendo l’innovazione nel nostro Paese a minimi epocali, che difficilmente potremo recuperare se la tendenza non si inverte immediatamente. Proseguire sulla strada che vede l’alta formazione e la ricerca come spese e non come investimenti equivale a mettere una pesantissima ipoteca sul futuro di intere generazioni. Nell’anno in cui ricorre il centocinquantesimo anniversario della nostra storia comune sarebbe auspicabile un segnale evidente, e non semplicemente accennato, di un cambiamento di tendenza».
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