Formazione

Marco ha scoperto che la squadra è meglio degli addominali

di Pasquale Coccia

Agli scrutini del primo quadrimestre, quando siamo arrivati ad analizzare la situazione dell’alunno Marco, la professoressa di latino ha sentenziato senza mezzi termini: «È uno sbandato» e quella di filosofia ha aggiunto: «un disturbato mentale». Il primo giorno di scuola Marco si è presentato in palestra con un orecchino piuttosto grande al lobo sinistro e pantaloni della tuta di colore giallo fosforescente, che nei giorni di pioggia alterna con un paio arancioni fosforescenti.
Ultimamente si è tagliato i capelli a zero, mandando su tutte le furie la fidanzata Sara, studentessa del corso B, che non ha mancato di dirmi che Marco l’ha fatto apposta, non l’ha neanche consultata. Quando il giorno successivo gliel’ho detto ha ammesso che era vero, perché avevano litigato: «Prof, quando mi vengono i cinque minuti tratto male le donne, ma poi mi passa», ha affermato. Più volte mi sono chiesto da quale periferia di Milano Marco arrivasse a scuola ogni mattina.
Un giorno, mentre percorrevo una delle vie più esclusive di Milano, da un cancello elettronico appena aperto è sbucato Marco. Lo stupore è stato reciproco, il saluto d’ordinanza, quello con le nocche dei rispettivi pugni che combaciano tra loro, una modalità assai in voga tra i ragazzi, ma io ho impiegato tre mesi per impararla alla perfezione. Marco andava a iscriversi alla scuola guida e poi a una palestra di fitness: «Se non hai i muscoli alle braccia e gli addominali forti sei uno sfigato». Sulla soglia del cancello abbiamo parlato a lungo: i compagni, i professori, la fidanzata, le difficoltà a scuola, i suoi disagi psicologici, i cinque minuti, i genitori separati. Poi il consueto saluto. Gli ho ricordato che la scuola è aperta tre pomeriggi alla settimana per fare sport con i suoi compagni. Insomma, al diavolo gli addominali. Qualche giorno fa, Marco si è presentato agli allenamenti di basket: con i pantaloni verdi, immancabilmente fosforescenti.

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