Non profit

Marchionne, parole come pietre

Il "meccanico" Fiat a ruota libera da Fazio, Italia sotto accusa

di Franco Bomprezzi

L’amministratore delegato di Fiat, Marchionne, risponde a tutto campo alle domande di Fabio Fazio, una partecipazione estemporanea al programma di Raitre che assume immediatamente grande rilevanza mediatica, soprattutto per quel concetto: la Fiat, senza l’Italia, starebbe meglio.

“L’Italia un peso per la Fiat” titola il CORRIERE DELLA SERA in apertura della prima pagina. La sua partecipazione al programma di Fabio Fazio “Che tempo che fa” ottiene una clamorosa attenzione da parte dei media, dei commentatori, e della politica, per la franchezza delle sue affermazioni e per la durezza del giudizio sul nostro Paese. Due pagine, la 2 e la 3, dedicate a raccontare e approfondire. “Fiat, l’affondo di Marchionne «Senza l’Italia faremmo di più»” è il titolo di pagina 2. E il sommario riporta un’altra frase dell’ad di Fiat: “Neanche un euro dell’utile 2010 viene da stabilimenti nazionali”. In realtà la chiacchierata con Fazio è piena di spunti inconsueti, rispetto ai toni e ai modi del dibattito economico e sindacale nel nostro Paese. «Io in politica? Scherziamo? Faccio il metalmeccanico, produco auto, camion e trattori» dice ancora l’ad del Lingotto conversando con Fazio. E a proposito della recente affermazione secondo cui in Italia sono state aperte tutte le gabbie e sono scappati tutti gli animali, Marchionne spiega: «Leggo il giornale tutti i giorni alle 6: c’è una varietà di orientamenti politici e sociali incredibile, tutti parlano e non si capisce dove va il Paese». Tuttavia in questa situazione Marchionne ritiene che «si può avere fiducia nell’Italia, credo di sì, ci sarebbero soluzioni più facili, ma credo che sia possibile costruire qui una condizione diversa, sennò non mi sarei mai impegnato». Gli argomenti di Marchionne non sono nuovi, sono tutti già noti da quando si è aperta la questione dello stabilimento di Pomigliano. Ma dire certe cose in televisione fa un altro effetto. E il CORRIERE raccoglie subito due commenti. Il sindacalista Bonanni: “Profitti ai lavoratori, su questo sfido il Lingotto”. E il vicepresidente di Confindustria, Bombassei: “Sergio ha ragione, si rischia il deserto industriale”. In entrambi i casi si ha la sensazione che le esternazioni di Marchionne potrebbero aprire la strada a una riflessione ampia sulle cause della mancanza di competitività del nostro Paese. Non solo dunque una questione di carattere sindacale, ma un tema assai più ampio, come spiega Bombassei, “di costi dell’energia, di fisco, di infrastrutture, insomma dello sforzo comune di un intero sistema. Purtroppo tutte queste voci vedono l’Italia soccombere al cospetto di altri Paesi”. Il commento del CORRIERE è affidato a Massimo Mucchetti e parte dalla prima: “Domande senza risposta” è il titolo eloquente. Leggiamo un passo: “I molti, che hanno visto in Marchionne l’eroe della rinascita italiana – scrive l’editorialista –  vorrebbero capirne di più. Il capo della Fiat dovrebbe rispondere in particolare ai sindacati moderati che gli hanno firmato una cambiale in bianco rischiando la propria reputazione. Promettere di avvicinare i salari Fiat a quelli francesi o tedeschi pare troppo bello per essere vero”. E conclude: “Se avesse preso la Opel, la Fiat avrebbe accettato il regime della codecisione con i sindacati tedeschi, che hanno meno iscritti degli italiani. Perché dunque non istituzionalizzare la collaborazione sfidando Fim, Fiom e Uilm, ma anche le altre grandi imprese private e pubbliche, sul terreno ambizioso della codecisione? Nel Novecento, la Fiat modernizzò l’Italia imitando la Ford. Ma da vent’anni l’America non ha più nulla da insegnare nell’auto. In Europa, per l’auto, e non solo, il modello è la Germania, terra di doveri e di diritti, dove il governo taglia la spesa pubblica, impone sacrifici, ma fa politica industriale, finanzia la ricerca e conserva, nonostante le lamentele della Confindustria tedesca, il ruolo centrale e stabilizzatore del sindacato; e poi, quando torna il bello, ripaga”.

Anche LA REPUBBLICA sceglie di aprire con la questione produttività: “Fiat, la sfida di Marchionne”. I servizi all’interno: senza l’Italia, la Fiat farebbe meglio ha detto l’ad alla trasmissione di Fabio Fazio scatenando una ridda di prese di posizione. «Pochi giorni fa abbiamo presentato i costi trimestrali: nemmeno un euro dei due miliardi di utile operativo previsto per il 2010 viene dall’Italia». Da qui la necessità di accettare le regole proposte a Pomigliano e che mirano a far risalire la produttività. In cambio, ha aggiunto il manager, «mi impegno a portare i livelli salariali a livello di quelli dei paesi più vicini». Al governo Marchionne dice che «La Fiat è l’unica azienda europea che non ha bussato alle casse pubbliche per uscire dalla crisi». Per le reazioni, Sacconi ribatte che «è legittimo che l’ad del Lingotto invochi maggiore produttività ma non deve dimenticare che la maggioranza del sindacato e le istituzioni si sono già resi concretamente disponibili ai cambiamenti». Diverso il parere del suo collega Calderoli: «la verità è che in questi anni gli italiani la Fiat se la sono comprata già due volte. Marchionne ha la memoria corta sugli aiuti di stato». Per la Uilm, Marchionne deve smetterla di «umiliare i lavoratori». Per la Fim, «deve credere di più nell’Italia e finirla di tenerci appesi sul futuro degli stabilimenti italiani». Intervistato da Roberto Mania, Guglielmo Epifani dice: «Marchionne vorrebbe andarsene dall’Italia. D’altra parte è lui stesso che continua a dirlo… ma è il prototipo dell’imprenditore che scarica sui lavoratori colpe che non hanno…Come si può pensare che dagli stabilimenti italiani provengano utili quando sono fermi?».  Problemi che anche il dossier evidenzia: il solo impianto polacco per produttività batte tutti i cinque italiani. Nemmeno Gallino, il sociologo cui è affidato il commento, non se li pone: Marchionne promette di aumentare i salari, scrive, ma non spiega come si articolerà la produzione di quei due terzi di auto che sono fabbricati fuori Italia e come pensa di affrontare nei prossimi anni un mercato europeo molto competitivo.

Il caso Marchionne è la foto di copertina de IL GIORNALE con un titolo–didascalia “Senza l’Italia la Fiat andrebbe meglio”,  la sintesi delle dichiarazioni del ad di Fiat alla trasmissione Che tempo che fa  sono a pagina 7. Un’intera pagina  dove è messo in luce che Marchionne alla domanda se pensa di presentarsi in politica  risponde: «Scherziamo, faccio il Metalmeccanico nel senso che produco auto, camion e trattori». Sulla Fiom dice:« Solo il 12,5%  degli operai del gruppo  è iscritto alla Fiom Cgil che quindi  non rappresenta la maggioranza. Meno della metà dei nostri dipendenti  è iscritta  a una sigla sindacale». Il cronista Bonora scrive: «Nel camerino prima di rientrare a Torino a bordo di una Maserati quattroporte risponde anche sulle ultime dichiarazioni di Maurizio ladini che le considera pura incoscienza. Il top manager  non lo dice apertamente  ma fa capire  che dietro le uscite del leder della Fiom ci sono obiettivi politici  mascherati da battaglia sindacale». IL GIORNALE pubblica  le risposte dei metalmeccanici nel senso di quelli che fanno i sindacalisti: «Fra questi Giorgio Airaudo della Fiom Cgil che  dell’ad fiat dice:«Parla come se la Fiat fosse una multinazionale straniera che deve decidere se reinvestire in Italia». Rocco Palombella della UIlm: «Marchionne deve evitare di continuare a umiliare gli operai».

Debutto del nuovo SOLE 24 ORE del lunedì dedicato alle pmi e al mondo dell’impresa in generale. Debutto con buco: nulla, infatti, sul caso Marchionne.

LA STAMPA dedica alle dichiarazioni di Marchionne il taglio basso della prima pagina. «Se tagliassimo l’Italia la Fiat farebbe meglio» è il titolo. Alla notizia sono dedicate le pagine 4 e 5 con il titolo «Pronto ad aumentare i salari». Scrive Teodoro Chiarelli: «Non usa giri di parole Sergio Marchionne alla sua prima apparizione televisiva. Dimagrito di dieci chili, col maglioncino nero d’ordinanza» spiega «in prima persona la sua battaglia per modernizzare la Fiat e renderla competitiva a livello globale. Una provocazione? Mica tanto. L’ad del Lingotto vuol far comprendere a una platea ben più vasta di Confindustria e sindacati il significato della sua azione. Perché il Lingotto vuole restare in Italia ed è disposto a monetizzare con aumenti salariali l’incremento di efficienza nelle fabbriche, che sono l’anello debole del sistema». Marchionne «fa un annuncio importante perché riguarda una questione drammatica per centinaia di migliaia di famiglie di operai e impiegati: la busta paga è insufficiente a tenere il passo del costo della vita. “La proposta che abbiamo fatto è dare alla rete industriale di Fiat la capacità di competere con i Paesi vicini a noi; in cambio io sono disposto a portare il salario dei dipendenti a livello dei nostri Paesi vicini. Il salario cambierà se cambierà il sistema di produzione, può darsi che sia un cambiamento difficile, ma vogliamo migliorare i 1.200 euro di stipendio”. Un rapido calcolo: in Germania, spiegherà dopo la trasmissione lo stesso Marchionne, il salario netto di un operaio dell’auto è superiore di almeno il 25-30%». Del paragone con gli operai tedeschi si occupa nel «focus» di spalla Alessandro Alviani. La parola chiave è «mitbestimmung», lo strumento che «consente ai dipendenti di influenzare da un lato l’organizzazione dei processi lavorativi (attraverso il consiglio di fabbrica), dall’altro, nelle società più grandi, di intervenire direttamente nelle decisioni aziendali, grazie al consiglio di sorveglianza, in cui i rappresentanti dei lavoratori siedono a fianco di quelli degli azionisti. Altro cardine del sistema tedesco è la “Tarifautonomie”: sono le imprese e i sindacati a concordare stipendi e salari, non lo Stato». Per i sindacati italiani, invece è «umiliante dire che Fiat fa soldi all’estero».

E inoltre sui giornali di oggi:

FORZA DEL SUD
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 11, primo piano politico: “Via a «Forza del Sud», l’anti Lega di Micciché”. Anticipazione della nascita, con tanto di logo a colori (fucsia, arancio, blu) del nuovo movimento all’interno del centrodestra. La presentazione ufficiale sabato a Palermo, al teatro Politeama. Micciché giura fedeltà a Berlusconi, ma intanto punta a costruire il Partito del Sud, per riequilibrare il peso della Lega. Una mina vagante per la maggioranza.

TERZIGNO
IL GIORNALE – “Il vaffa di Bertolaso ai sindaci” è il titolo in prima pagina del pezzo che racconta l’ultima puntata della vicenda: «Non arretriamo di un passo con il piano anche senza la firma dei sindaci vesuviani». Bertolaso non si ferma nonostante il dietrofront dei sindaci di Terzino, Boscoreale, Boscotrecase e Torre Annunziata. «Li ho ascoltati ma ho ascoltato anche  le mamme vesuviane e i rappresentati dei comitati Abbiamo accolto le loro chieste per il 99%, poi la mattina hanno cambiato idea. Ma noi andiamo avanti puliremo Napoli in 4 giorni». In evidenza anche che «le discariche furono votate in Parlamento da un’ampia maggioranza. L’impianto di Cava Vitello  non si può cancellare perché è previsto dalla legge».

LAVORO
LA REPUBBLICA – Sentenza choc a Torino: la vita di un operaio albanese vale meno di quella di un italiano. Ai suoi fratelli che vivono in un’area depressa un risarcimento dieci volte inferiore rispetto a quello che toccherebbe ai congiunti di un lavoratore in Italia. In base a questo criterio commenta Sandra Gracis, esperta di diritto civile, «agli imprenditori converrebbe assumere lavoratori provenienti da paesi poveri perché, laddove muoiano nel cantiere, costa meno risarcire i loro congiunti».

MICROCREDITO
IL SOLE 24 ORE – Cronaca dal 58esimo congresso mondiale dell’Fcem (Femmes chefs d’entreprises mondiales) che si è concluso questo week-end a Firenze. Sempre più donne ai posti di comando nell’economia africana e asiatica. Deludono Europa e Stati Uniti. «Ci sono donne che operano ormai in ogni settore dell’economia, non solo nei servizi» spiega Francoise Foning, presidente dei Fcem. Che aggiunge : «La battaglia è perché trovino sempre più spazio anche al vertice del potere politico». (Pagina 15).

FISCO
ITALIA OGGI – Il giornale dei professionisti dà grande spazio, con un’apertura in prima e approfondimento nella sezione Primo Piano, al sondaggio ITALIA OGGI/IRDCEC ( istituto di ricerca dei dottori commercialisti e degli esperti contabili) sul rapporto tra i professionisti e l’amministrazione finanziaria che mette a nudo le criticità del sistema tributario.  Secondo il pezzo “Caro Fisco ti odio, ti amo, ti odio”, le lamentele più ricorrenti riguardano la rigidità del sistema, le perdite di tempo e di energie per affrontare un contenzioso, la riscossione di un credito, e i tempi per avere un appuntamento. Positivi invece i giudizi sui servizi promossi recentemente da Equitalia come l’estratto conto on-line, assistenza via e-mail, calcolo on line delle rate. Buoni i giudizi anche sul redditometro e sull’accertamento sintetico. E il futuro? Secondo il 57% dei commercialisti, il federalismo fiscale «renderà più difficile l’esercizio della professione». 

ACQUA
LA STAMPA – Dedica un dossier alle pagine 12 e 13 al «business delle risorse idriche», sotto il titolo «Navi cariche d’acqua dall’Alaska all’India», Luigi Grassia racconta di come «un’azienda texana apre l’era dell’oro blu: 45 miliardi di litri prelevati ogni anno per venderli sui mercati dell’Oriente», In un’intervista Vandana Shiva afferma: «No agli inganni del finto sviluppo. L’acqua privatizzata porterà solo guerre».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA