Politica

Marchiondi, un investimento davvero sociale

Il Sistema consortile metropolitano milanese farà rinascere l'opera di Viganò

di Redazione

Dopo 12 anni il palazzo del famoso architetto riprenderà vita grazie a un consorzio di cooperative sociali, in collaborazione con la Fondazione Cariplo e il PolitecnicoFinalmente al via il recupero dell’Istituto Marchiondi di Milano. Il palazzo, capolavoro di Vittoriano Viganò, dopo dodici anni di abbandono potrà tornare alla vita. Una partita in cui il non profit ha giocato un ruolo da protagonista. Come spiega Umberto Zandrini dello Scmm – Sistema consortile metropolitano milanese.
«Tutto comincia nel 2005 quando lo Scmm, composto da cinque consorzi territoriali in area Cgm, vince una gara d’appalto comunale con cui si aggiudica il progetto dei lavori per il recupero». Nel progetto originale, Scmm aveva previsto di allocare nel palazzo diverse realtà: un ostello della gioventù, un pensionato per adulti, alcuni appartamenti per giovani madri, un centro di formazione per lo sviluppo dell’imprenditoria sociale e un pensionato universitari. Ma nascono subito i primi problemi. «I lavori prevedevano un investimento di circa 12 milioni di euro, a fronte del quale avremmo potuto usufruire dell’immobile per appena 30 anni. Troppo pochi per un esborso di quella portata. Così abbiamo chiesto a Palazzo Marino una deroga sui tempi previsti». Il niet del Comune di Milano è stato secco. Scmm però non si perde d’animo e comincia la ricerca di partner che siano disposti ad investire nel progetto.
«Prima ci è venuta incontro Fondazione Cariplo», continua Zandrini, «poi il Politecnico di Milano». Nasce così un protocollo d’intesa tra Comune di Milano, Politecnico, Fondazione Cariplo e Scmm per dare vita al progetto di recupero. Rispetto al progetto iniziale, l’ostello della gioventù viene sostituito da un pensionato universitario. I numeri finali? Li dà lo stesso Zandrini: «Il Politecnico porta 12 milioni statali tramite il trasferimento di risorse, Fondazione Cariplo mantiene l’impegno per 3,5 milioni. I restanti 3 milioni di euro li mette direttamente Scmm». Se Cariplo risponde alla propria mission come ente erogatore a sostegno di iniziative culturali e sociali e il Politecnico trasferisce denaro pubblico, l’unico investimento privato tout court è quello dei consorzi. Conferma Zandrini: «Certo, abbiamo investito di tasca nostra». E il privato sociale con il cappello in mano? «Il nostro è proprio il caso in cui l’idea di una non profit alla ricerca di contributi a fondo perso si dimostra decisamente infondata».

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