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Marche, dalla Regione una proposta per il fotovoltaico

Scopo della norma è quello di regolare la sempre maggiore diffusione degli impianti

di Redazione

La Giunta regionale delle Marche ha presentato al Consiglio una proposta di legge che disciplina la procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via) per gli impianti fotovoltaici a terra. La proposta prevede che sia necessaria la Via per gli impianti fino ad una potenza complessiva dai 200 kW e non dai 700 KW come era adesso.

La produzione di energia da impianti fotovoltaici, spiega una nota, ha conosciuto una notevole diffusione sul territorio regionale generando alcune ripercussioni negative per il paesaggio e per l’agricoltura.

La diffusione non controllata degli impianti fotovoltaici su suolo agricolo comporta, infatti, consumo di territorio, il potenziale utilizzo di diserbanti, la sottrazione di terreno produttivo, anche in aree a vocazione vinicola e agroalimentare Doc e Docg, con la potenziale riduzione dei prodotti agricoli della filiera corta locale.

Attualmente la maggior parte delle domande non è soggetta a procedura di Via in quanto riguarda allestimenti con potenze inferiore ad 1 MW, limite previsto dalla legge nazionale. Il fenomeno ha destato però forte preoccupazione, espressa dall’Associazione nazionale dei Comuni italiani delle Marche e da numerosi Comuni.

Con la proposta di legge avanzata dall’assessore regionale all’Energia, Sandro Donati, si esclude la Via soltanto per gli impianti a terra la cui potenza complessiva sia inferiore ai 200 kW, a condizione che non generino, comunque, impatti cumulativi derivati da più richieste da aree contigue, anche non confinanti, che, nel loro complesso, superino tale soglia.

La proposta tende a favorire, invece, gli impianti allestiti totalmente o parzialmente su edifici o su elementi di arredo urbano, per i quali non è richiesta la Valutazione di impatto ambientale. Donati auspica che l’atto venga ”approvata, in tempi rapidi, dal Consiglio regionale, per dare una risposta alle preoccupazioni evidenziate da tanti amministratori locali e dalle stesse associazioni agricole”.


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