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Maradona

Un creatore di sogni con la palla al piede. Nato povero, divenuto ricco e comunista, l’ex campione si ritrova sullo stesso piano dei suoi tifosi.

di Alter Ego

O di quando i sogni muoiono all?alba. Questa è la metafora di Maradona, questa la parabola di Maradona. Ex pibe de oro, ex creatore di sogni, ex prodigio del calcio di ogni tempo, ex mattatore delle notti vesuviane, ex scandaloso latin lover, ex padre riconosciuto di alcuni dolcissimi scugnizzi ed ex padre putativo di tanti Dieguiti, ex frequentatore della casa del boss Gaetano di Forcella, ex miliardario convertito al comunismo di Fidel? Maradona, il deus ex machina del calcio, l?imperatore della sfera che oggi si riassume in tre righe di bollettino medico della Clinica y Maternidad Suizo Argentina: “Parametri respiratori stabilizzati, funzionalità cardiaca accettabile per il quadro di base”. Maradona.
Il medico di Maradona, prudente, ha detto che la droga non c?entra, che “la crisi ipertensiva in un quadro basale di miocardiopatia dilatata e successiva ipotensione basale” (un infarto, più o meno) è solo un problema di “polmonite”. Come dire: Maradona, l?invulnerabile dio del pallone, che faceva risorgere i morti con il palleggio e lo scatto, il dribbling e i cross, messo a terra da una banale polmonite! Roba da non crederci.
Invece. Sfatto, sudato, obeso, a 43 anni Maradona è un?altra persona ormai da troppo tempo. Un ragazzo dentro, un vecchio con un “cuore da ottantenne” fuori. Un angelo del pallone perduto nel pallone, e in tutto quello che non c?entra col pallone, ma che gli gira intorno. Un campione senza rivali, Maradona, che non ha retto all?unico, vero, inevitabile avversario. Il male di vivere, che mette sullo stesso piano campioni e spettatori.

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