Cultura

Mara, la regina dei finti dolori

La sua trasmissione, “Una goccia nel mare”, si occupa di casi tragici risolti con interventi miracolosi. Molti sospettano furberie

di Gabriella Meroni

«Storie, storie, voglio storie». Era questo il tormentone di Pippo Chennedy, alias Corrado Guzzanti, l?odioso presentatore con la giacca di lamé sempre alla caccia di scoop sulla pelle dei poveracci. Lacrime e sangue in diretta, disoccupati pronti a buttarsi da una finestra, il travet a cui si fa credere di aver vinto alla lotteria per vedere l?effetto che fa. È passato un anno da quella parodia, ed ecco che Pippo Chennedy arriva davvero in video, e gli danno pure una trasmissione sulla solidarietà. La differenza è che non è un Pippo, ma una Mara, seppur non vestita con la giacca di lamé. Ma fa le stesse cose: costringe i disoccupati a travestirsi da poveracci. Fa telefonare in diretta alle aziende per offrire posti di lavoro in cambio di pubblicità. Piange con le sue anziane ospiti. E vuole ?storie?. Mara Venier, dopo gli ultimi insuccessi, si è riciclata così. Con ?Una goccia nel mare?, trasmissione di mediocre ascolto (neanche 4 milioni per la prima serata di Canale 5), sui problemi della gente: disoccupazione, povertà, malattie. Che siano veri o finti, o solo verosimili, fa poca differenza. È questo l?ultimo esempio di solidarietà in televisione?
«Anche se i casi fossero veri, sarebbe osceno lo stesso, forse di più» commenta Gianluca Nicoletti, il primo a sollevare nella sua trasmissione quotidiana dopo il Gr1 delle 8,30, ?Golem?, dei dubbi sulla genuinità delle storie di Mara. «La tv è trasformare l?emotività in profitto. Oggi, spremuto il filone dei sentimenti, rimane l?aiuto ai disgraziati. Con ipocrisia, perché spesso costa di più mettere in piedi un collegamento esterno che dare una mano a una persona. Ma il grave è che si deve passare attraverso la rappresentazione, per cui il disoccupato che si indebita per comprare un bel vestito in tv deve cambiarsi perché non è credibile. E se rifiuta, giustamente, viene sostituito da un?attrice che fa la sua parte. Ma scherziamo? Qui si toccano drammi terribili, la disoccupazione, la casa».
Anche secondo ?Avvenire?, uno dei pochi quotidiani a seguire Nicoletti nella sua polemica, la ?Goccia? fa traboccare il vaso della sopportazione. «Di solito non ci occupiamo di queste trasmissioni», dice Massimo Bernardini, responsabile delle pagine degli spettacoli. «Ma qui non potevamo tacere. Non per la finta disperazione, a cui purtroppo si presta anche la gente, che ha mangiato la foglia. Ma per l?intreccio perverso tra finzione e sponsor. La telefonata di Aiazzone che offriva un posto alla finta disoccupata è stato davvero troppo». Al coro di critiche si aggiunge anche il critico Aldo Grasso, che spulciando nella storia della tv ha fatto una scoperta: «La trasmissione della Venier è identica a un programma americano degli anni ?40 e ?50, ?Regina per una notte?, dove si invitava una persona sfortunata per ribaltarle la vita. Qui è lo stesso, con l?aggravante che è passato mezzo secolo e nessuno crede più che la tv sia una scatola magica. Siamo all?estetica della sfortuna: solo se sei disgraziato hai diritto di andare in video e verrai in qualche modo risarcito. È una logica efferata. E non mi si venga a dire che questi signori lo fanno col cuore… Ma ce l?avranno, poi, un cuore?».

Simbolo della solidarietà trash
Chissà. Mara Povoleri Venier, nuovo simbolo della solidarietà trash, è approdata sugli schermi nel 1993 grazie a Renzo Arbore e a ?Domenica in?. Oggi, prosperosa star 48enne dallo sguardo implorante, la lacrima facile e l?atteggiamento languido, ha strappato a Mediaset un contratto da 18 miliardi. Della sua trasmissione ha detto: «Vogliamo offrire l?opportunità di cambiare vita a chi versa in cattive acque. Non regaliamo emozione, ma realtà concreta. Le nostre sono lacrime di gioia e non di dolore». La realtà, quella che sta fuori dallo schermo, insomma un disoccupato vero, Rocco Spagna, l?ha smentita, denunciando il tentativo degli autori della trasmissione di presentarlo malconcio per commuovere il pubblico. E i magistrati hanno fatto il resto. Emilio Randacio, giornalista di ?Avvenire?, nel suo libro-inchiesta ?Pippo e il suo clan? dove tira le fila della vicenda delle telepromozioni che si è conclusa con un patteggiamento, un risarcimento e una lacrima della Venier, la definisce una «taglieggiatrice dietro le quinte». Mazzette di 20-25 milioni che il suo agente, Vincenzo Marangoni, chiedeva alle aziende a cui la dolce Mara prestava occhi e sorrisi. Forse, però, il fondo l?ha raggiunto quando a ?Domenica In? il suo ?sarto? ha avvicinato l?agente pubblicitario della Philips e gli ha chiesto due televisori per ripagare la Madonna bionda della Telepromozione (e della mazzetta mancata), come racconta Randacio. La Madonna bionda è fra le star più gettonate nel gossip on line (pettegolezzo) di Internet, che ha ricamato pagine delle sue gaffes e offese al pudore. L?imbarazzante diretta con Zucchero che diceva «usate il preservativo e se proprio non ce la fate, masturbatevi» ha suscitato l?ira delle associazioni cattoliche, come la maglietta di Mara che incitava a perdere peso con metodi lassativi. Insomma Mara non è brava, non fa interviste memorabili, non è disinvolta e usa la disperazione come cornice per una falsa solidarietà. Al punto che il Codacons, dopo la denuncia di Rocco Spagna ha fatto un esposto alla procura di Milano per truffa e tentata estorsione ai danni degli utenti. «Non si può far spettacolo a tutti i costi», dice il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. «Se Borrelli aprirà un?inchiesta noi ci costituiremo parte civile».

No, Mara, non si fa così
Anche chi sta dall?altra parte, cioè gli operatori del mondo del sociale, sono stufi della tv del dolore. E chiedono serietà nel trattare certi temi. «Fare ascolto con profondità, attenzione e etica è possibile» dice Ernesto Caffo di Telefono Azzurro. «Sono contrario al caso singolo presentato a sé stante, come fa la ?Goccia?: ci si deve allargare alla problematica generale cosicché tutti possano averne vantaggio, se non altro come informazione». «La comunicazione sociale deve sensibilizzare i cittadini» gli fa eco Marco Griffini dell?Ai.Bi. «Chi conduce il programma deve spiegarmi il motivo per cui i bambini muoiono di fame e non metterci le ballerine accanto, altrimenti è telespazzatura». «Far piangere la gente è facile» osserva Niccolò Contucci di Telethon. «Invece per trattare casi dolorosi occorre una professionalità che non si improvvisa. Un autore televisivo che fino al giorno prima si occupava di spettacolo non ha i mezzi per farlo». Mentre Fiore Crespi, di Anlaids, dice: «Trasmissioni come quella della Venier tolgono fiducia a chi crede nell?impegno sociale. La telesolidarietà è affare delicato, perché tutti vogliono comunicare qualcosa, poi chissà cosa rimane nella testa della gente». Spesso solo una goccia in un mare. Di lacrime. ?

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