Famiglia
Mappo sogni,non cemento
Il guru della progettazione partecipata parla di una nuova figura professionale,il facilitatore di cantieri sociali.
Nella prima vita faceva l?ingegnere. Poi però è guarito. Si presenta così Raymond Lorenzo, city planner e pioniere della progettazione partecipata in Italia, che ha lasciato New York per amore di Matera e Alberobello, luoghi costruiti da uomini e donne, non da urbanisti, ma che ogni tanto scappa a Milano per una boccata d?aria di metropoli. Un po? anarchico e un po? romantico, ai tempi dell?università, nel 1968, ha combattuto contro il suo dipartimento che progettava l?allargamento del campus a spese di un giardino pubblico di Harlem. Accantonata la carriera universitaria, «quando sono arrivato a Perugia ero già troppo vecchio per rimettermi a fare il portaborse», oggi è responsabile scientifico di ABCittà, una delle poche cooperative che si occupano di progettazione partecipata. Con un chiodo fisso: i cantieri sociali.
Studium: Professore, che cos?è la progettazione partecipata?
Raymond Lorenzo: Progettare il cambiamento e andare verso il futuro coinvolgendo i soggetti che abitano un territorio, anche quelli che non sono rappresentati a livello istituzionale. La progettazione urbana e l?edilizia non sono solo questione di cemento, ma soprattutto di partecipazione, condivisione e rapporti sociali. Poi è chiaro che ci sono tanti livelli diversi di coinvolgimento e di partecipazione.
Studium: In che senso?
Lorenzo: Prenda una english breakfast, la famosa colazione all?inglese: gli ospiti partecipano, la gallina è coinvolta anche se non definitivamente compromessa e il maiale è fortemente impegnato. Finché il progetto di riqualificazione urbana è calato dall?alto, parteciperanno solo i soggetti ?interessati? in senso negativo, cioè quelli che pensano di guadagnarci qualcosa. Solo quando il progetto parte dal basso riesce ad attivare una serie di responsabilità personali.
Studium: Come si stimola questa responsabilità personale?
Lorenzo: Ci sono molti strumenti. Il compito dei facilitatori è quello di creare le condizioni per consentire a tutti i soggetti di esprimere nel modo migliore i propri sogni. A volte si usano un plastico e dei post-it, altre si fa un esercizio di vision e si immagina il quartiere da lì a 10 anni. In ogni caso è importante discutere le priorità e individuare progetti concreti: è in questa fase che nasce la condivisione degli obiettivi e scatta l?assunzione di responsabilità.
Studium: Le normative ci hanno abituato alla mappatura dei bisogni, lei parla addirittura di sogni: non è esagerato?
Lorenzo: No, anzi, è il segreto della riuscita del progetto.E’ essenziale fare emergere anche i bisogni inconsapevoli o quelli che non sono né concreti né primari. È lì che si decide la consonanza tra il progetto urbano e quelli che saranno i suoi protagonisti reali, quelli che lo renderanno vivo. Magari sarà meno bello dal punto di vista dei canoni urbanistici delle varie scuole, ma sarà in assoluto un progetto migliore.
Studium: Perché in tutto questo i bambini hanno un ruolo privilegiato?
Lorenzo: Perché i bambini non avrebbero mai potuto fare un obbrobrio come Corviale! Loro pensano sul lungo termine, non ragionano in termini di vittoria o sconfitta, non parlano mai dei bisogni del loro orticello. E poi perché catalizzano in modo efficace le informazioni nei confronti degli adulti.
Studium: Quanto la progettazione partecipata è esercizio di democrazia?
Lorenzo: Parecchio. L?Italia è indietro rispetto al mondo anglosassone. Qui l?idea della collaborazione tra pubblico e privato stenta a decollare. La progettazione partecipata è un processo di apprendimento in cui tutte le parti coinvolte si mettono in discussione, incluse le istituzioni. Il concetto di mediazione, cioè di obiettivi costruiti strada facendo, e quello di contestualizzazione sembrano una diminuzione dell?universale, un pericolo: invece sono l?essenza della realtà. E anche del nuovo welfare.
Studium: Vuol dire che nella progettazione partecipata c?è spazio per il privato sociale?
Lorenzo: Certo. Non dovrebbe essere una scommessa solo per le amministrazioni: le fondazioni e le imprese potrebbero avere un forte ruolo, anche finanziario. è dalla pratica della partecipazione che nasce la responsabilità sociale.
Studium: Quali sono le figure professionali che dovranno gestire la scommessa?
Lorenzo: Le più varie, e spero che la figura del facilitatore non venga inquadrata in una laurea ad hoc. Architetti, educatori, psicologi di comunità, tecnici della pubblica amministrazione, esperti di sviluppo sostenibile: la formazione specifica deve concentrarsi sulla capacità di gestire un gruppo, mediare, interpretare, sviluppare un approccio proattivo. Uno degli obiettivi di ABCittà è quello di costruire reti di competenze locali che continuino il lavoro alla fine del progetto.
Studium: Non teme la concorrenza?
Lorenzo: No. Credo che più le facoltà universitarie investiranno nella formazione di facilitatori, più nasceranno idee e opportunità di lavoro. La serenità della società futura è tutta questione di cambiamenti dal basso, di nuovi stili di vita.
Infofile
All?Alta Scuola di progettazione partecipata
Agenda 21, piani di zona, contratti di quartiere: la progettazione partecipata è diventata uno strumento ordinario di government. La fase di crescita, però, presenta due nodi da sciogliere: la formazione professionale dei facilitatori e la messa in rete dei vari settori in cui la partecipazione è utilizzata. Per questo la cooperativa ABCittà, aderente al consorzio Cgm, ha fondato una Scuola di alta formazione in progettazione partecipata e sostenibilità ambientale, che gestisce con altre due organizzazioni: Focuslab e Ilex. Ognuno porta le proprie competenze specifiche con l?obiettivo di integrare i settori urbanistico, sociale e ambientale. La Scuola ha una struttura flessibile: i corsi durano 3/4 giorni, si svolgono in sedi diverse e puntano sull?acquisizione di tecniche immediatamente spendibili. Gli studenti sono funzionari pubblici, educatori, liberi professionisti, esponenti del non profit e neolaureati. Il prossimo corso si svolge il 12/13 maggio a Milano, presso la sede di ABCittà.
Info:www.scuolaprogettazionepartecipata.it
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.