Welfare

Mapping tables

di Flaviano Zandonai

E’ poco più di una battuta, ma si potrebbe fare, anzi addirittura si dovrebbe fare questa (ennesima) mappatura. Ormai “i tavoli” di concertazione, programmazione, progettazione e quant’altro monopolizzano le giornate di imprenditori sociali, funzionari pubblici, esponenti di associazioni. Durante un convegno, qualche giorno fa, un partecipante confidava l’angoscia di arrivare tardi al tavolo di un qualche coordinamento, salvo poi scoprire di essere l’unico commensale. Bisognerebbe monitorarli quindi, piazzando anche in una banale google map qualche informazione base: dove si convocano, chi vi partecipa, quale compito hanno, con quali risorse. Sarebbe un esercizio utile per razionalizzare il campo, scoprendo magari che di qualcuno di questi tavoli si può fare tranquillamente a meno. Ma sarebbe soprattutto un modo per rendere giustizia all’impegno di persone e organizzazioni che investono risorse per fare meglio il proprio lavoro attraverso la collaborazione. Con tutte le fatiche del caso certo, ma se un tavolo ha un oggetto di lavoro e un minimo di rete intorno può fare grandi cose, soprattutto quando di mezzo c’è la produzione (anzi la coproduzione) di beni complessi, dove ci vogliono apporti differenziati a livello di riflessione e strategia e non solo al livello operativo del “chi fa che cosa”. Ultimo ma non per ultimo i tavoli sono il piano mezzanino del sistema democratico, tra l’azione individuale o collettiva di base e la delega – sempre più generica – al personale politico della pubblica amministrazione. Bisognerebbe ricordarsene, soprattutto quando si sbuffa per la convocazione fuori tempo e per l’ennesima discussione fuori orario. Cartografi fatevi sotto!


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