Politica
Manovra, “vince” Berlusconi
Niente tassa di solidarietà, ora nel mirino ci sono le coop
Per la Manovra si cambia. Tutto o quasi, o forse poco. Dipende dai numeri, dal saldo invariato che tuttora non è chiaramente definito nei suoi dettagli. E così il giorno dopo la maratona di Arcore tra Pdl e Lega, al netto dello champagne non stappato, si leggono annunci di provvedimenti e commenti di ogni genere, e i giornali hanno dovuto cercare, nelle poche ore a disposizione ieri sera prima di chiudere le edizioni da mandare in edicola, di distinguere gli annunci dalla realtà. Ecco la nostra selezione.
Partiamo da IL SOLE 24 ORE: “Stop sull’Irpef, mini-stretta sulle pensioni” è il titolo a tutta pagina scelto dal quotidiano economico che alla manovra di Ferragosto dedica sette pagine di speciale con focus, commenti e approfondimenti su tutti i cambiamenti introdotti con gli emendamenti definitivi: entrate e tagli, Iva, contributo di solidarietà, enti locali e infrastrutture. Un’infografica sulle novità decise ieri nel vertice di maggioranza sintetizza cosa entra e cosa esce. Salta il contributo di solidarietà con il super prelievo Irpef per i redditi superori a 90mila euro (5%) e 150mila euro (10%), inoltre viene allentata la stretta su Comuni e Regioni con il salvataggio dei municipi minori ma i servizi da accorpare. Invece si annuncia una mini-stretta per le pensioni di anzianità: gli assegni verranno calcolati sugli effettivi anni di lavoro e non saranno conteggiati gli anni dell’università e del militare. Un altro provvedimento riguarda le Province che saranno tutte cancellate con un Ddl costituzionale e lo stesso iter sarà adottato per dimezzare i parlamentari; giro di vite infine su elusione e coop: sarà intensificata la lotta contro le operazioni abusive e verranno tagliati gli incentivi fiscali alle cooperative. Infine aumentano i poteri delle autonomie locali che avranno anche maggiori responsabilità nel contrasto all’evasione fiscale. Guido Gentili firma l’editoriale sul quotidiano di Confindustria: “Il precipizio saltato e la strada tutta in salita” e conclude così la sua analisi: «L’errore più grave, per un’Italia che cresce e crescerà anche nel 2012 al ritmo dello “zerovirgola” e che al contempo vede salire a livelli impensabili la pressione tributaria, sarebbe quello da un lato di sottostimare il problema delle coperture finanziarie per far tornare i conti della manovra riscritta, dall’altro, di non trovare il modo di spingere sul pedale della crescita. Continuando a puntare più sulle entrate che sul taglio (strutturale e non episodico) delle spese, sulle liberalizzazioni e sulle privatizzazioni. Di una cosa possiamo essere sicuri. La riscrittura della manovra bis non è solo affare italiano. L’Europa e i mercati vorranno capire e ci attendono di nuovo al varco. Non è previsto alcuno sconto, anzi». Dino Pesole parla invece del “Giallo sulle coperture” perché raggiunto l’accordo politico emergono dubbi per non meno di 4 miliardi: «Scartata l’ipotesi di ricorrere all’aumento di un punto dell’aliquota ordinaria dell’Iva», scrive Pesole, «si punta a colpire le società di comodo e non le persone fisiche. Gettito imponente, che dovrà essere assolutamente garantito, anche perché dalle indiscrezioni emerse ieri sera parte di tali maggiori entrate dovrà altresì servire a coprire parte dei minori tagli agli enti locali. Non sembra per questo sufficiente la stima di nuovi risparmi attesi dal nuovo sistema di calcolo delle pensioni, che stando alle prime indicazioni produrrà minori spese per 500 milioni ma a partire dal 2013, mentre per il 2014 l’impatto della nuova misura dovrebbe garantire 700 milioni… A soccorrere le correzioni in arrivo al decreto in discussione al Senato dovrebbe poi intervenire una nuova misura che prevede il rafforzamento dei poteri degli enti locali sul fronte della lotta all’evasione».
“Niente superprelievo, misure sulle pensioni” è il titolo “tecnico” scelto dal CORRIERE DELLA SERA che affida al vicedirettore Dario Di Vico l’editoriale che detta la linea del quotidiano di via Solferino, equilibrata con preoccupazione. Eccone un passaggio: “ Insomma guai a dare la sensazione che invece di impostare una rigorosa manovra fatta di tagli e riforme strutturali — quella che avrebbe veramente tappato la bocca a tutti i critici — la politica italiana preferisce un bricolage finanziario, tante piccole manovre che si susseguono a scadenze temporali ravvicinate. Se così fosse, non sconteremmo solo il parere negativo dei mercati, ma ne uscirebbe logorato lo stesso governo, alla fine non avrebbe per sé altra operatività se non quella di fare manutenzione dei decreti di rientro dal debito via via depositati in Parlamento. Un segnale in questa direzione, tutt’altro che rassicurante, viene dalla posta di bilancio che accompagna la delega di revisione dell’assistenza: sulla carta prevede un risparmio di 16 miliardi di euro. Un obiettivo ambizioso che lo stesso esecutivo non è sicuro di centrare, come testimonia la scelta di tenere da parte l’aumento dell’Iva per usarlo come paracadute. Non si può però vivere di escamotage e la politica del carciofo, staccare foglia dopo foglia, applicata a un Paese finisce per ammazzarlo”. Il CORRIERE cerca di confrontare le due manovre, con una infografica in prima pagina, due colonne affiancate, con il “com’era” e il “com’è”. Le prime otto pagine sono dedicate alla manovra e ai retroscena politici. Perplessità sul possibile gettito delle nuove misure annunciate la si coglie anche nei pezzi più tecnici, come ad esempio, a pagina 3: “Caccia del fisco ai beni di lusso nascosti in Società”. Scrive Corinna De Cesare: “Difficile per ora capire il «quantum»: «Sulle 63.000 verifiche effettuate presso le aziende nel biennio 2008-2009 — ha però detto ieri sera Stefano Screpanti, capo ufficio tutela Entrate della Guardia di Finanza — solo 204 erano riconducibili a questo tipo di problemi e ci sono stati 37 rilievi per elusione e 4 per abuso di diritto». Ma il peso concreto dell’elusione nei casi scoperti di evasione, ha riferito ancora Screpanti, è basso: «tre miliardi di euro su 50 complessivi nel 2010».
Quanto alle società usate come paravento per eludere il Fisco, alcune stime parlano di 35 mila imprese. L’operazione contro le società «involucro» però potrebbe essere solo l’incipit di un più ampio piano antievasione”. A pagina 6: “Berlusconi: è andata come volevo” è il titolo del pezzo politico di Paola Di Caro. “Alla fine, Tremonti ha vinto sulla sua linea del no all’Iva, ha retto alla «prova della collegialità» come gli ha dato atto perfino Berlusconi, ed è convinto di aver portato a casa una manovra comunque di rigore e a «saldi invariati» – scrive la Di Caro – Pdl e Lega, con l’asse Alfano-Maroni-Calderoli, hanno fatto intravvedere i leader prossimi futuri del centrodestra. E Berlusconi gongola: «Arriveremo fino al 2013», pronto a stappare la bottiglia di champagne che ieri teneva in fresco e che è stata lasciata in frigo. Se per distrazione o per scaramanzia, lo si vedrà nelle prossime settimane”. La preoccupazione dei sindaci, in piazza a Milano, arriva solo a pagina 8: “Duemila sindaci in piazza: senza risorse stop ai servizi”. Interessante, di spalla, la proposta di Gennaro Acquaviva, noto ai tempi di Craxi per essere il suo consigliere cattolico: “Acquaviva: l’8 per mille alla Chiesa va ridotto”. Sostiene Acquaviva: “Acquaviva chiarisce cosa intende dire: «Da almeno 10 anni quella percentuale (l’8 per mille appunto) è troppo alta, andrebbe, secondo me, ridotta almeno di un punto, dall’otto al sette per mille». Ex senatore socialista che si definisce «figlio fedele della Chiesa e cattolico praticante», vede ora la necessità di un cambiamento. «Perché — spiega — in questi anni è cresciuto, e grazie a Dio in maniera cospicua, il gettito Irpef». Dalla metà degli anni Novanta la ricchezza personale degli italiani è molto aumentata. «Quindi il meccanismo che avevamo individuato — continua — è andato molto al di là di quello che potevamo immaginare nell’84, sia da parte italiana sia da parte della Cei». Acquaviva non chiede certo alla Chiesa di pensare a «una rinuncia, ma a una riduzione», questo sì, «per coerenza con lo scopo dell’8 per mille». Non c’è alcun dubbio che questi soldi «sono sempre stati ben spesi e amministrati, senza che mai siano venuti alla luce episodi neppur minimi di cattiva gestione», ma secondo l’ex senatore, mantenendo tutto com’è, «si tradirebbe lo stesso spirito del Concordato che è quello di garantire l’autonomia e la libertà della Chiesa, ma — precisa — non oltre: l’ammontare del gettito è invece cresciuto moltissimo»”.
“Via la supertassa, stretta sulle pensioni”. Come tutti i giornali anche REPUBBLICA oggi titola sulla manovra. Servizi da pagina 2 a pagina 13, più editoriale di Massimo Giannini e retroscena di Carmelo Lopapa. Un’infografica in prima illustra infine le misure principali presenti nel provvedimento. Tra queste, anche il quotidiano diretto da Ezio Mauro segnala la presenza nel testo di una riduzione sulle agevolazioni fiscali alle cooperative: «Questa misura, per il governo, servirà a colmare in parte il buco lasciato dall’abolizione della Supertassa». Tutti i commentatori sono d’accordo: a farla da padrone durante il vertice di ieri fra Bossi e Berlusconi è stato quest’ultimo. Mr B. è riuscito a far sparire la supertassa oltre i 90 mila euro di reddito. Per il resto un nebulosa confusa di misure che dovranno vincere la sfida con i numeri. Le opposizioni, per questo, sono sul piede di guerra. Secondo Udc e Pd i conti non tornerebbero. In altri termini la manovra così come uscita dal vertice non garantirebbe la crescita. A pagina 7 e 8 approfondimento sulla manovra, specialmente pensioni e statali. Mentre a pagina 9, da segnalare, “Scure sulle agevolazioni alle coop”. Lo firma Agnese Ananaso senza però dare notizie precise su quanto sarebbe stato deciso. Sullo sfondo le parole del vicedirettore, Massimo Giannini: «La partita politica dentro il centrodestra si chiude con un esito chiarissimo. Ora tutti alzano i calici, fingendo di aver portato a casa il risultato. La verità è ben diversa. L’unico vincitore è il Cavaliere, che ha messo in riga Tremonti e Bossi. “Non metto le mani nelle tasche degli italiani”, aveva tuonato il premier. In nome di questo slogan da propaganda permanente, ha preteso e ottenuto la cancellazione del contributo di solidarietà sui redditi superiori ai 90 mila euro. Così, almeno in parte, ha evitato quel bagno di sangue perpetrato soprattutto ai danni del ceto medio, che avrebbe avuto un costo elettorale per lui insopportabile. Era l’unico obiettivo che gli stava a cuore. L’unico vessillo, psicologico e quasi ideologico, che voleva issare di fronte ai cittadini-elettori».
Trionfalistica, infatti, a conferma dell’analisi di Giannini, la prima pagina del GIORNALE: “Niente nuove tasse – Ha vinto Berlusconi” e nel catenaccio si rincara: “Via il contributo di solidarietà e stop all’aumento Iva. Ritocchi alle pensioni Paga la politica: abolizione di tutte le Province, dimezzati i parlamentari”, tutta al presente la seconda riga anche se il futuro ricompare come tempo corretto per descrivere le azioni decise dal vertice riassunte in quattro punti nella grande foto di un Berlusconi sorridente e plaudente. Illustra la filosofia del giornale della famiglia Berlusconi il primo punto riassuntivo delle decisioni della maggioranza che spiega che salta sì il contributo di solidarietà per tutti ma non per i parlamentari e che viene sostituito «(…) da misure contro l’elusione e la riduzione dei vantaggi fiscali alle coop». Proprio sullo stesso piano. Nel suo editoriale Vittorio Feltri esordisce: «La sintesi può essere questa: Silvio Berlusconi ha vinto. Il governo per usare una sua espressione, non metterà le mani nelle tasche degli italiani (…)» Tra “le grandi novità” della manovra “Il colpo alle coop: meno privilegi fiscali” ha l’onore di un’intera pagina (la 7) con una foto del marchio Coop. “Ridotte le esenzioni sul reddito di impresa, le cooperative verranno trattate sempre più come aziende”. Scrive Antonio Signorini «È l’eterna partita tra i governi di centrodestra e il mondo cooperativo, bianco e rosso (…) ieri il vento è cambiato e le coop sembrano essere destinate ad assomigliare sempre di più alle altre aziende (…)». SI ipotizza anche che il governo abbia iniziato dalle coop «quel processo di semplificazione dei regimi fiscali, che presto, quando verrà attuata la delega, potrebbe investire anche i circa 160 miliardi di euro di benefici fiscali con valore assistenziale che si sono stratificati negli anni. Il mondo della cooperazione ha dalla sua numeri sempre importanti per l’economia nazionale e anche in questi anni di crisi ha dimostrato di reggere meglio degli altri (…)». A pagina 6 invece il titolo è un prudente: “Presto uno schiaffone alla casta. Camere dimezzate, via le Province”.
Conferma indiretta anche dal quotidiano di segno opposto, IL MANIFESTO: “Il governo non tocca i ricchi e gli evasori, pagano i soliti noti. Via la «tassa di solidarietà» per i redditi più alti, nessun aumento dell’Iva, colpite le pensioni e ridotte le agevolazioni fiscali alle cooperative. Dal vertice Pdl-Lega un compromesso che non fa nemmeno quadrare i conti. I sindaci in piazza: mobilitazione permanente contro i tagli agli enti locali”: così il sommario del MANIFESTO riassume la manovra che è il tema principale della prima pagina con il titolo “Coalizione da Tiffany”. Come editoriale viene presentata un’intervista di Rossana Rossanda a Giuliano Amato “La rotta d’Europa – L’Unione che serve” che occupa poi tutta pagina 5. Il risultato dell’accordo Lega – Pdl è approfondito alle pagine 2 e 3 dove il titolo recita “La manovra cambia ma pagano sempre gli stessi”. Il commento è affidato a un piccolo corsivo dal titolo “Realisti” posizionato sotto il sommario accanto alla foto della protesta dei sindaci di ieri a Milano «Quel che stupisce della manovra economica è l’assoluta mancanza di realismo. L’Istat ieri ha detto che la fiducia dei consumatori è crollata. I consumi languono. Il paese non cresce da più di un decennio, eppure i conti previsionali sembrano fatti a bocce ferme, come se fossimo in un contesto economico florido. Prendiamo l’aumento dell’Iva: secondo le stime del Tesoro dovrebbe portare nelle casse dello Stato fra i 4 e i 5 miliardi di euro l’anno (…) le famiglie si troveranno ad agire in un contesto di risorse economiche calanti e quindi saranno propense più a ridurre i consumi che non a aumentarli. Da dove salterà fuori allora il gettito per corroborare le stanche casse dello Stato? Da una nuova manovra? Allegria!». A piè di pagina si parla di “Allarme consumi”, di famiglie costrette a risparmiare su tutto in un articolo che si conclude con la frase «Un medico che prescrive un salasso quando sei già debole… è meglio perderlo che trovarlo». Legata alla manovra anche pagian 4 quasi completamente dedicata allo sciopero proclamato dalla Cgil.
ITALIAOGGI è in edicola addirittura con un instant book sulla manovra, sulle pagine del quotidiano oggi mette in primo piano gli interventi da cui ricavare le risorse in sostituzione del contributo di solidarietà «che pare rimasto solo per i parlamentari», scrive il quotidiano. Fra questi la «la consistente riduzione delle agevolazioni fiscali oggi previste per le cooperative . è un passaggio che viene appositamente citato dal comunicato di palazzo Chigi dove si parla di riduzione delle misure di vantaggio fiscale alle cooperative. La normativa attuale prevede un alleggerimento del carico tributario soprattutto per le cooperative dette a mutualità prevalete. Gli sgravi sono di diversi tipi e variano a seconda dell’attività svolta e di altri criteri. A ogni modo si tratta di sgravi che riguardano l’Ires» Importante anche l’intervento sulle società di comodo e sull’evasione fiscale in generale. «Come dimostrato da un’inchiesta di ITALIA OGGI sui contenziosi fiscali in atto con le maggiori società di Piazza Affari il valore delle contestazioni mosse dal Fisco, soprattutto alle banche, supera i 2miliardi di euro».
AVVENIRE apre a tutta pagina col titolone “Manovra-bis rivoluzionata”. L’editoriale, “Alle radici del bene comune” è di Carlo Cordia, guarda ai richiami e alle indicazioni del cardinal Angelo Bagnasco. Il presidente della CEI «ha offerto un cammino di riflessione sul tema dell’incertezza che si sta insinuando sul nostro futuro, su quello dei nostri giovani, dei ragazzi, che si va facendo opaco. Radice essenziale della società umana è il valore della famiglia, fonte insostituibile della formazione delle nuove generazioni, che è messo in discussione da chi nega la sua centralità». Poi guarda al panorama politico. «Molti si accorgono oggi con stupore quanto sia fondato il magistero pontificio, di Benedetto XVI in particolare, sui valori di onestà, probità, sobrietà, che devono segnare l’esperienza umana; se ne accorgono perché toccano con mano che essi sono degradati, sfigurati, da una visione utilitarista pronta a cancellare la dimensione etica lasciando che ciascuno operi come meglio gli aggrada». Ampio spazio poi alla manovra economica e alla crisi. Chiara Merico firma “Allarme Fmi sull’Italia. La crescita rallenta”, il Fondo ha infatti rivisto al ribasso le stime sull’Italia. Eugenio Fatigante sottolinea che “Saltano gli anni dell’università e del militare”. «saranno circa 80mila (solo per i 12 mesi del servizio militare) gli italiani che si vedranno costretti a rinviare il pensionamento, con un possibile risparmio per le casse dello Stato vicino, a regime, a 1-1,5 miliardi di euro. Nel dettaglio, la modifica agisce unicamente sul regime di coloro che lasciano il lavoro con 40 anni di contributi (che è finora la via più usata per la pensione anticipata), disponendo l’esclusione – dal calcolo degli anni di contribuzione – dei periodi relativi al corso di laurea (quindi dai 2 ai 6 anni) e al servizio militare». Eliminata la super-tassa. Pensioni: prima stretta” di Eugenio Fatigante e Angelo Picariello sottolinea come non ci sarà l’aumento dell’Iva e neanche la patrimoniale anti evasori, «saltano alla fine le due principali opzioni della vigilia, pensate per fare cassa e scongiurare il contributo di solidarietà al di sopra dei 90 mila euro e ridurre i tagli agli enti locali». Sempre Angelo Picariello firma anche “Via tutte le Province. Ma non subito” «sarebbero soprattutto i Comuni a beneficiare di questi tagli “tagliati” (le prime stime parlano di circa 800 milioni). Restano salvi i piccoli Comuni, che però avranno l’obbligo di accorpare i servizi essenziali. Le Province, invece, dovrebbero saltare del tutto».
“Via la supertassa, stretta sulle pensioni”, titola infine in prima LA STAMPA, che dà conto dei cambiamenti avvenuti durante le sette ore di colloqui nella casa di Arcore del premier. Secondo il resoconto di Ugo Magri a pagina 2 ha tenuto la linea di Tremonti, Bossi ha vinto sulle province (saranno tutte abolite ma non si sa quando, serve prima una riforma della Costituzione), Calderoli incassa un riconoscimento alla sua «tassa contro l’evasione». Sono entrambi negativi gli editoriali de LA STAMPA: quello affidato a Mario Deaglio parla di «uno sforzo da dilettanti, messo insieme in un paio di settimane, senza adeguati supporti tecnici, esclusivamente per rispondere a una pressante richiesta europea», mentre Marcello Sorgi definisce il tutto «solo un provvisorio compromesso», un accordo che «sembra costruito per dare un contentino a tutti». Sul provvedimento che vorrebbe eliminare i vantaggi fiscali per le cooperative LA STAMPA sente a pagina 7 Luigi Marino, presidente di Confcooperative, che lo ritiene «un provvedimento di natura politica, non di natura fiscale o economica». «Non avrei mai pensato che il governo arrivasse a tanto in termini di superficialità» incalza, «si punisce un principio, l’unica forma di impresa solidaristica», inoltre Marino afferma che i conti sono sbagliati: «le agevolazioni sono qualche decina di milioni in meno di quello che dice il governo».
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