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Manovra, Tremonti “sconfigge” Berlusconi
Il supermistro vince la battaglia con il premier poco convinto dalla durezza del provvedimento
Ancora non presentata ufficialmente, è prevista infatti una conferenza stampa nel pomeriggio, ecco la manovra varata dal consiglio dei ministri, al termine di una giornata convulsa, che ha evidenziato un contrasto fra Giulio Tremonti, ministro dell’Economia, e Silvio Berlusconi. I giornali dedicano le prime pagine alle notizie a disposizione fino a ieri sera, e ai tanti commenti politici ed economici.
- In rassegna stampa anche:
- MAMME
- ACQUA
- VATICANO E STAMINALI
- ELKANN
- AIUTI
“Via libera alla manovra tra le tensioni”, dice il CORRIERE DELLA SERA in prima pagina. Il via libera alla manovra è arrivato nella notte. Berlusconi però «è parso teso e insoddisfatto perché resta convinto che questa correzione dei conti sia più grande di quanto l’Italia abbia bisogno». Queste in sintesi le misure della manovra così come sono state riportate anche dalle agenzie di stampa:
SUBITO STOP CONTRATTI PUBBLICO IMPIEGO – Stop agli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici già a partire da quest’anno. Il congelamento vale quattro anni, fino al 2013.
TAGLI AI MINISTERI, GIRO VITE SU AUTO BLU -La sforbiciata è del 10% ma su formazione o missioni si arriva al dimezzamento della spesa. Arriva anche un giro di vite sulle auto blu.
GLI ESCLUSI: PRESIDENZA CONSIGLIO E PROTEZIONE CIVILE – Saltano dal testo i tagli alla Presidenza del Consiglio e i limiti alla Protezione Civile.
TAGLI AI PARTITI – Dimezzato il contributo per le spese elettorali e stop alle quote annuali se c’è uno scioglimento anticipato delle camere. Il taglio ai rimborsi per i partiti scende dal 50 al 20%. È quanto prevedrebbe, secondo quanto si apprende, la versione del decreto legge sulla manovra approvata dal Consiglio dei ministri. La riduzione porterebbe dunque il rimborso da 1 euro a 20 centesimi per elettore. Cala del 20% (e non viene dimezzato come inizialmente ipotizzato) il contributo per le spese elettorali.
PAGAMENTI E TRACCIABILITÀ – Tetto a 5.000 euro (e non 7.000 come da prime ipotesi) per i pagamenti in contanti. Obbligo di fattura telematica oltre i 3.000 euro.
ARRIVA BANCOMAT P.A. – Addio ai libretti di deposito bancari o postali al portatore. In compenso arriva la carta elettronica istituzionale per effettuare i pagamenti da parte delle P.a.
COMUNI E LOTTA EVASIONE – I comuni che collaboreranno incasseranno il 33% dei tributi statali incassati.
TASSA SU ALBERGHI PER ROMA CAPITALE – Arriva un «contributo di soggiorno» fino a 10 euro per i turisti negli alberghi di Roma per finanziare «Roma Capitale».
STANGATA SU MANAGER E STOCK OPTION – Salgono le tasse sulle stock option ma anche sui bonus dei manager e dei banchieri che eccedono il triplo della parte fissa della retribuzione.
TEMPI SPRINT PER CARTELLE – L’accertamento e l’emissione del ruolo diventano contestuali rendendo più corto il tempo per contestazioni e ricorsi.
STRETTA SUL GIOCO CLANDESTINO – L’evasione dell’imposta sui giochi, una volta accertata, avrà riflessi anche ai fini delle imposte dirette. Nasce l’Agenzia che sostituisce i Monopoli.
CONDONO EDILIZIO E CASE FANTASMA – Confermata invece la sanatoria sugli immobili fantasma. Si ipotizza però un ampliamento di questa norma. Come in tutti i condoni la proposta potrebbe arrivare in Parlamento. La sanatoria andrà fatta entro il 31 dicembre.
PENSIONE INVALIDITÀ – Sale a 80% (altre fonti parlano dell’85%). Sotto questa soglia niente benefici. Previsti anche 200.000 controlli in più.
IRAP ZERO PER NUOVE IMPRESE SUD – Le regioni del Mezzogiorno avranno la possibilità di istituire un tributo proprio sostitutivo dell’Irap per le imprese avviate dopo l’entrata in vigore del dl con l’opportunità di ridurre o azzerare l’Irap.
RETI IMPRESA E ZONE ‘ZERO BUROCRAZIA’ – Tremonti annuncia la creazione di reti d’impresa, per ottenere benefici fiscali e migliorare la capacità di incidere sui mercati, ma anche zone a burocrazia zero, nelle quale per aprire un’attività ci si potrà rivolgere ad un solo soggetto.
STOP TURN-OVER P.A. – Confermato per altri due anni.
TAGLI ANCHE A MAGISTRATI – Lo stipendio verrà decurtato per il 10% nella parte eccedente gli 80.000 euro. Taglio del 10% anche per i magistrati del Csm.
MANAGER P.A., SFORBICIATA 5-10%. Sotto i fari gli stipendi oltre i 90.000 e oltre i 130.000 euro.
INSEGNANTI SOSTEGNO – Congelato l’organico.
DIVIDENDI A RIDUZIONE DEBITO – A partire dal 2011 500 milioni di dividendi che arrivano dalle società statali saranno impiegati per la riduzione degli oneri sul debito pubblico.
TAGLI A COSTI POLITICA PRO CASSA INTEGRAZIONE – Le riduzioni di spesa che decideranno il Quirinale, il Senato, la Camera e la Corte Costituzionale, nella loro autonomia, serviranno a finanziare la Cassa Integrazione.
PENSIONI – Dalle “finestre fisse” alla finestra “mobile” o ‘”a scorrimento”. È quanto prevede la manovra per la decorrenza delle pensioni di anzianità o di vecchiaia. Il provvedimento varato prevede che si possa andare in pensione dodici mesi (contro gli attuali nove per effetto del sistema di finestre vigente) dopo la maturazione dei requisiti vigenti nel caso dei lavoratori dipendenti pubblici e privati. La decorrenza sale a diciotto mesi (contro i 15 attuali) dopo la maturazione dei requisiti nel caso dei lavoratori autonomi. I trattamenti pensionistici decorrono inoltre dal primo giorno del mese successivo alla scadenza dei termini del nuovo sistema di decorrenze. Per le pensioni non è dunque previsto nessun intervento strutturale che riguardi requisiti, età, quote ma solo un cambiamento nel sistema delle finestre. La novità è invece l’accelerazione dei tempi per l’aumento dell’età pensionabile a 65 anni per le donne dipendenti del pubblica amministrazione che avverrà a gennaio 2016.
DEFINANZIAMENTO LEGGI INUTILIZZATE – Si recuperano risorse attraverso il definanziamento degli stanziamenti improduttivi. Saranno destinate al fondo ammortamento dei titoli Stato.
TAGLIA-ENTI – Vengono soppressi Ipsema,, Ispel e Ipost. Ma anche l’Isae, l’Ice e l’Ente italiano Montagna. Salta o viene ridotto inoltre il finanziamento a 72 enti.
CONTROLLO MEF SU PROTEZIONE CIVILE – Si prevede tra l’altro che le ordinanze di Protezione civile con cui viene dichiarato lo stato d’emergenza siano emanate di concerto con il ministero dell’Economia.
CONTROLLO SPESA FARMACI – Acquisti centralizzati per le asl per trattare meglio il prezzo con i fornitori e interventi sui farmaci con una modifica delle quote di spettanza dei grossisti e dei farmacisti sul prezzo di vendita al pubblico delle specialità medicinali di classe a.
13 MLD DA AUTONOMIE TERRITORIALI -Alle Regioni vengono chiesti tagli per oltre 10 miliardi in due anni (2011 e 2012); ai Comuni e Province vengono chiesti risparmi di 1 miliardo e 100 nel 2011 e 2 miliardi e 100 nel 2012.
PEDAGGI SU RACCORDI PER AUTOSTRADE – Si inserisce la possibilità di “pedaggiamento” di tratti di strade di connessione con tratti autostradali.
ADDIO A SIR E REL – Addio al Comitato Sir costituito per gli interventi nei settori di alta tecnologia e che prese in carico le società chimiche di Nino Rovelli, ed anche alla Rel, la finanziaria pubblica costituita qualche anno più tardi per sostenere il risanamento dell’industria elettronica.
Quanto ai commenti il CORRIERE affida l’editoriale all’economista Francesco Giavazzi (“Risposte necessarie”): «… Ciò che preoccupa i mercati non sono i deficit di questi anni, quanto le prospettive di medio periodo. Il Fondo monetario ha calcolato i costi della crisi sui bilanci pubblici e li ha confrontati con quelli che deriveranno dall’invecchiamento della popolazione: pensioni, sanità, assistenza agli anziani: costi dieci volte maggiori anche in quei Paesi che durante la recessione hanno usato più attivamente il bilancio dello Stato. È questo il parametro che i mercati useranno per valutare le leggi finanziare: ridurranno strutturalmente i deficit futuri, o si limiteranno a contenere la spesa nei prossimi due-tre anni, con provvedimenti temporanei? Un solo leader europeo pare averlo compreso: Nicolas Sarkozy. È l’unico che ha avuto il coraggio di annunciare un innalzamento dell’età pensionabile. Tutto il resto, blocchi temporanei degli stipendi pubblici, spostamento in là di alcune «finestre pensionistiche », incassi una tantum, tagli alle dotazioni di alcuni enti pubblici senza sopprimerli, non convincerà i mercati. Anzi, rischia di essere controproducente perché si ammette che un problema esiste senza affrontarlo fino in fondo. La caduta ieri delle Borse potrebbe essere il primo segno…». Nelle pagine interne parlano l’ex ministro Visco (“«Io Dracula? Ora mi danno ragione»”) e il suo compagno di partito Follini che al Pd dice: “«Niente arrocchi, non si può dire sempre di no»”. Da segnalare infine la nota di Massimo Franco (“Una trattativa tormentata che indica il peso di misure impopolari”). Scrive il notista politico del CORRIERE in coda al suo pezzo: «Non è chiaro se manchi la consapevolezza della gravità della situazione; oppure se, pur intuendola, prevalga la diffidenza verso un ministro dell’Economia stimato a livello europeo ma ritenuto da alcuni alleati troppo «rigorista». Il sospetto più forte è che il centrodestra berlusconiano abbia difficoltà a chiedere al Paese di tirare la cinghia, ed a sfidare l’impopolarità. La discussione a dir poco animata di ieri sera in Consiglio dei ministri forse è lo specchio di un limite culturale, prima ancora che politico».
LA REPUBBLICA dedica alla manovra molte pagine sottolineando come crei divisioni all’interno della maggioranza. “Manovra, scontro nel governo”. Il testo sarebbe ancora da perfezionare (ammette Palazzo Chigi) che già comincia il fuoco amico e non. Per quanto riguarda quest’ultimo, e cioè le opposizioni, in cada Pd c’è cautela ma non vero apprezzamento. «Per ora non ci siamo affatto» dice Bersani; e ancora: «La favola è finita ci hanno raccontato che i conti erano in equilibrio, che era tutto a posto invece non è vero niente. E la Grecia non c’entra nulla, è un problema nostro e non vedo riforme, non vedo niente». Non ci sono però chiusure pregiudiziali (come aveva chiesto Napolitano). Mentre Follini esorta il suo partito (il Pd) a essere all’altezza della situazione, Idv e sinistra vanno all’attacco. Per l’Idv, «l’unica misura condivisibile sono le elezioni immediate per mandare a casa un governo falso e bugiardo», Nichi Vendola parla di «macelleria sociale». Nel retroscena (“«Questa non è la Finanziaria che avrei voluto scrivere io» la resa del premier a Tremonti”), Francesco Bei spiega le tensioni ma anche i trucchetti. Forse, insiste, la manovra approvata dal Cdm non è che una bozza da perfezionare in una successiva cena con Tremonti, Berlusconi e Bossi. Alcuni ministri confermano dopo il Consiglio: «non abbiamo visto né conti né carte. L’abbiamo approvata al buio». Esattamente quanto serve al Paese…: chiarezza e trasparenza. Tra i più colpiti dalla manovra, gli enti locali: “Le regioni: «sono tagli insostenibili»”. 10 miliardi di euro in effetti non sono pochi: anche i governatori Pdl sul piede di guerra. Soffocato in culla il federalismo. Tutti i presidente di regione insistono che questi tagli si tradurranno in meno servizi. Il commento è di Tito Boeri: «Misure improvvisate”. Boeri le snocciola sottolineandone la scarsa coerenza e i punti neri e la provvisorietà.
IL GIORNALE rivela la tensione fra Berlusconi e Tremonti e parla di “sfida a duello”. Adalberto Signore infatti ripercorre la giornata di ieri: «La giornata non prometteva niente di buono: Berlusconi decide di cancellare dall’agenda gli incontri con regioni e enti locali. Tremonti se la veda da solo, è il senso del ragionamento del premier che sperava di spuntare ritocchi ben più incisivi al testo della manovra. E che dopo una telefonata con Gianni Letta decide di starsene a Palazzo Grazioli e lasciare al ministro dell’Economia il compito di illustrare le “sue” misure anticrisi. Quello che non va giù al cavaliere è la rigidità di Tremonti. Dopo giorni in cui Tremonti minaccia le dimissioni Berlusconi decide di affrontare la questione di persone si chiude in riunione con il ministro dell’Economia e Gianni Letta. Berlusconi spiega che la manovra non convince, che non è possibile che un ministro non voglia sentire ragioni da nessuno. Alla fine il premier riesce a strappare qualcosa. Il redde rationem avviene fra quattro mura dello studio del presidente. Un modo per evitare che il braccio di ferro diventi di pubblico dominio. Tanto che nella riunione della consulta economica del PdL è stato chiesto a tutti i presenti di consegnare i cellulari».
IL MANIFESTO: “Delitto e castigo” è il titolone in prima che annuncia i servizi delle pagine 2,3, 4 e 5 dedicati alla manovra varata dal Governo. «Dopo aver negato per due anni l’esistenza della crisi – commenta il quotidiano comunista – il governo Berlusconi ora annuncia sacrifici e tagli a enti locali, statali e pensioni. Obiettivo: trovare 24 miliardi per recuperare credibilità sui mercati». E Valentino Parlato commentando “l’Errata manovra” evidenzia tre dati di fatto. «Primo, che il capitalismo non è in buona salute neppure col made in Italy; secondo, che colpisce i deboli e premia i ricchi; terzo, che mette in chiaro il casino che c’è nella maggioranza. Il buon Bossi andrà a mettere acqua sul fuoco». Dopo aver sottolineato il maxicondono edilizio a tutti coloro che hanno costruito abusivamente e senza pagare tasse, Parlato continua prevedendo che «Il dibattito parlamentare sarà un dibattito da fiera. E Berlusconi da padrone assoluto finirà in balia delle spintonate di uno e dell’altro». All’interno in evidenza l’attacco di Epifani che sostiene “Non c’è nessuna misura di sostegno a occupazione e investimenti. La manovra va cambiata in Parlamento. Se in Francia e in Germania i sacrifici vengono chiesti a tutti, in Italia si concentrano soltanto su alcuni». Gli fa eco il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani dicendo che 13 miliardi di tagli sono insostenibili perché produrranno «un effetto recessivo sul vero problema: il lavoro». Scontata la bocciatura del Pd sintetizzata da Bersani con una battuta: «la favola è finita».
Sotto il titolo d’apertura «La manovra taglia per 24 miliardi» IL SOLE 24 ORE affida i commenti a due editoriali. Guido Gentili si occupa dell’aspetto economico. «La realtà bussa a Palazzo Chigi» è il titolo. Gentili osserva che «i mercati percepiscono che, dopo la crisi greca, i paesi più a debito sono quelli più a rischio destabilizzazione». Si giustificano così le scelte del governo: «Roma ha fatto dunque bene a spazzare via ogni indugio, mettendo le carte in tavola dopo aver accarezzato l’idea di insistere sulla diversità del modello italiano». Il ministro Tremonti così «stende una sorta di rete psicologica» contro il rischio speculazione. L’editorialista del quotidiano di Confindustria bacchetta infine l’opposizione: bollare la manovra come «insostenibile» o definirla «macelleria sociale» risponda «ad una motivazione di (sterile) contrasto politico ma non all’oggettiva esigenza di guardare le difficoltà per quello che sono». Stefano Folli invece fa analizza il peso politico delle scelte del Governo. Bisogna riconoscere che è stata «archiviata la stagione dell’ottimismo berlusconiano, con il suo corollario di spensieratezza e fiducia a buon mercato». La «drammatica manovra nasce più nel segno di Tremonti che di Silvio Berlusconi». Se nella maggioranza il superministro e la Lega Nord hanno avuto la meglio, l’opposizione è chiamata ad un’assunzione di responsabilità, come invita a fare il capo dello Stato. Per Folli Pd e Udc dovrebbero dialogare col centrodestra: «il sistema politico italiano ha urgente bisogno di recuperare credibilità. E quale miglior modo per centrare questo obiettivo di una convergenza in parlamento su provvedimenti impopolari, dolorosi, ma essenziali?», si chiede l’editorialista. Nelle quindici pagine di primo piano del quotidiano dedicate all’argomento tra gli approfondimenti c’è anche un intervento di Marcello Clarich, per il quale c’è «il rischio di colpire alla cieca» sui tagli agli enti pubblici.
ITALIA OGGI apre in prima “È soltanto un antipasto” riferendosi alla «manovra da 24 miliardi in due anni approvata ieri dal consiglio dei ministri» che «scatena le opposizioni. Ma potrebbe non essere sufficiente». Franco Adriano scrive «Il governo vara la manovra straordinaria correttiva dei conti pubblici da 24 miliardi euro con la mazzata su regioni ed enti locali: basteranno questi sacrifici? E il governo Berlusconi riuscirà a condurla in porto in tutto il suo rigore annunciato? Le crescenti rimostranze di sindacati e parti sociali potrebbero aprire nuovi scenari politici. Mentre il clima di austerity in Europa sembra suggerire che si tratti soltanto del primo passo di un percorso lungo e difficile. Le misure annunciate nei giorni scorsi sono in gran parte state confermate». A pagina 3 sempre Franco Adriano firma “Una manovra tanto per cominciare”. «Curioso il sondaggio della britannica Sky, ieri, tra i suoi telespettatori italiani. «Il governo vara la manovra da 24 miliardi», era il quesito, «secondo te basteranno o temi altri sacrifici in futuro»? Perché questa fuga nel giorno in cui il governo Berlusconi approva finalmente il suo piano di austerity (biennale) da 24 miliardi di euro, dopo aver minimizzato a lungo sulla crisi? Eppure, le domande su questa manovra in particolare non mancavano. No, il significato di quel quesito sembra essere più profondo e rispondere ad una linea editoriale ben precisa. La tv di Rupert Murdoch in Italia fa il paio con il quotidiano londinese Financial Times, che ha descritto la manovra italiana come frettolosa e sospetta: “L’austerity all’italiana”, insomma, potrebbe nascondere secondo questa linea editoriale, dei conti pubblici peggio del previsto». Per questo Adriano si chiede «Non è che dopo un eccessivo ottimismo sulla crisi, adesso è stata annunciata dal governo soltanto una parte dei sacrifici che occorrerà compiere? L’intera manovra da 24 miliardi, insomma, sarebbe “l’antipasto” citato dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, o più precisamente la prima stazione di una via crucis. I sindacati e i governatori regionali hanno già capito l’antifona».
A pagina 2 due box analizzano uno il deficit pubblico e la situazione italiana. Pierluigi Magnaschi firma “Il deficit pubblico opera come una droga dura” «il buco nei conti pubblici greci è stato causato dal precedente governo di centrodestra che, non avendo tra le sue file, un signor «no» come Giulio Tremonti, si era guadagnato il consenso popolare, spendendo a man bassa, ben al di là delle sue possibilità. Esso poi truccava i conti pubblici che poi esibiva alla Ue che, a sua volta, bisogna pur dirlo, si è bevuta tutto senza fiatare. L’elettorato greco, nel corso delle ultime elezioni politiche, ha punito il partito di centrodestra della spesa e, al suo posto, ha eletto una maggioranza socialista. Ma questo cambio di maggioranza, contrariamente alla logica, non è avvenuto perché l’elettorato greco si era accorto che la politica di spesa pubblica dissennata promossa dal precedente governo di centrodestra, portava il paese fuori strada, ma perché, davanti a un governo di centrodestra che cominciava a tirare i freni della spesa pubblica perché si rendeva conto che aveva esagerato nel dissipare, l’opinione pubblica greca aveva sperato che una maggioranza socialista avrebbe continuato a spendere allegramente i soldi pubblici (anche se non ce n’erano più). Ma siccome nemmeno ai socialisti riescono i miracoli, il nuovo premier George Papandreu, non ha potuto fare altro che denunciare l’imbroglio dei conti pubblici greci truccati e minacciare portare, almeno simbolicamente, i libri in tribunale. Il default (il fallimento) del paese è stato per il momento scongiurato solo grazie al massiccio intervento finanziario da parte degli altri paesi europei. Ma che un paese con l’acqua alla gola, suscitasse, paradossalmente, nei suoi cittadini, il desiderio di far spendere ancora di più alla pubblica amministrazione, come se questa potesse inventare una ricchezza che non c’è, è la dimostrazione che la spesa pubblica sconsiderata si configura come una vera e propria droga dura che provoca la dipendenza nei cittadini che quindi ne chiedono sempre di più e a scadenze sempre più ravvicinate. L’opinione pubblica infatti, dopata dalla distribuzione, sotto forma di moneta, di risorse pubbliche, non se ne accontenta ma ne richiede dosi sempre più alte. Il senso di responsabilità quindi non lo si può realisticamente trovare nell’opinione pubblica, né nei partiti o nei sindacati che, per definizione, sono sempre a favore dell’aumento della spesa con i soldi degli altri, ma solo, se si è fortunati, in alcuni esponenti della classe politica che, posti in posizione influente, non temono di sostenere l’impopolarità delle loro decisioni quando esse mirano al raggiungimento dell’equilibrio complessivo dell’intero paese a vantaggio di tutti i cittadini». Sergio Soave invece firma “Senza manovra è a rischio l’indipendenza nazionale” «la nuova fase della crisi economica internazionale, che si è innestata sul rischio di default greco, è assai più pericolosa per l’Italia di quella precedente, che attaccava le bolle speculative, soprattutto edilizie, e il debito privato e i bilanci delle banche che lo avevano finanziato in modo eccessivo. L’Italia era relativamente al riparo dalla prima ondata, perché il risparmio privato è robusto e gestito in modo prudenziale (anche troppo) da istituti di credito abbastanza solidi. Ora l’attacco dei mercati (speculativo o no non ha una grande importanza dal punto di vista degli effetti) si concentra sui debiti pubblici, che sono cresciuti enormemente per reagire alla prima ondata della crisi, e qui l’Italia che ne ha storicamente uno dei più colossali, rischia molto, anche se relativamente agli altri ha mantenuto un equilibrio di bilancio migliore. Mentre l’apparato produttivo e persino la domanda interna hanno cominciato a dare segni di ripresa nel primo trimestre dell’anno, l’esigenza di resistere alla nuova ondata potrebbe mettere a rischio la continuità di questo recupero. Evitarlo è difficile, e richiede come scelta necessaria (anche se non è detto che sia sufficiente) un intervento concentrato sulla spesa non produttiva, per evitare di colpire le basi, già piuttosto ristrette, del sistema industriale, agricolo e dei servizi vendibili. Può fare questa scelta chi è in grado di gestire autonomamente la manovra anticrisi, mentre chi è costretto a un sostanziale commissariamento, come la Grecia, la Spagna e il Portogallo, deve rassegnarsi a vedere allontanarsi le prospettive di ripresa produttiva. In questo consiste il problema di indipendenza nazionale che è sotteso alla crisi, e sul quale sarebbe ragionevole che le forze politiche responsabili trovassero un’intesa, indipendentemente dalle sottolineature che intendono dare a questo o a quell’altro aspetto della manovra. C’è anche un problema di unità nazionale, che il Financial Times ha sintetizzato scrivendo che il Meridione italiano rappresenta una specie di Grecia «interna». È la preoccupazione che spinge Giorgio Napolitano a premere per una collaborazione delle opposizioni all’operazione di rigore e di risanamento che ritiene indispensabile e largamente giustificata sia dai pericoli per la moneta europea sia per l’indipendenza e l’unità nazionale, di cui è istituzionalmente garante oltre che convinto assertore. Il modo con il quale le forze politiche sapranno rispondere a queste complesse esigenze ne segnerà l’immagine per molto tempo, il che dovrebbe indurle a riflettere».
Per il secondo giorno di fila AVVENIRE mette la dura parola “austerità” nel suo titolo di apertura. Quella approvata ieri è “la manovra dell’austerità”, cioè «una manovra mai vista (a parte quella “storica” di Amato nel 1992)», di «sacrifici, come preannunciato alla vigilia, ma solo in parte per la Protezione civile». La manovra ha come primo obiettivo «far costare meno lo stato», ma ha portato «il gelo» nei rapporti fra Silvio (Berlusconi) e Giulio (Tremonti). L’ultimo duello sulla tracciabilità: «inorridivo quando Visco la teorizzava, è una misura da Stato di polizia tributaria, non possiamo essere noi a reintrodurla», avrebbe detto il premier. Che di questo Tremonti irremovibile ha poi detto ai suoi «Giulio mi ha creato infiniti problemi, si è impuntato su ogni cosa, sono esasperato». Quello che Berlusconi teme è l’impopolarità, mentre riemerge il grande comunicatore: «sette italiani su dieci la parola sacrifici nemmeno vogliono sentirla, e noi invece ci abbiamo costruito la nostra offensiva comunicativa», poi si proietta in avanti: «tra due anni l’Istat tirerà le somme, proprio a ridosso del voto politico, e dirà che il Pdl ha aumentato la pressione fiscale». Tra i contenuti che AVVENIRE mette in evidenza, oltre alla sovrattassa di 10 euro a notte per dormire in albergo a Roma, il fatto che la manovra approvata ieri include anche il rifinanziamento del 5xmille, con l’assegnazione di 400 milioni di euro per il prossimo anno e i nuovi tetti per la scuola paritaria, che potrà contare su 330 milioni per il biennio 2011/12 (130 per il 2011 e 200 per il 2012), mentre per i libri di testo gratuiti stanzia 103 milioni di euro per il 2011 e altrettanti per il 2012. Nei commenti, oltre a regioni e Cgil sul piede di guerra, AVVENIRE dà spazio a Olivero (Forum Terzo Settore) che «vede più ombre che luci» e teme per il welfare locale e le politiche sociali, al Forum delle associazioni familiari, che dice «sacrifici sì, ma equi» e nell’equità ascrive il quoziente familiare e l’aumento immediato di 200 euro della detrazione di imposta per ogni figlio a carico. L’editoriale di Francesco Riccardi invita a «tagliare ma pensando all’Italia che sarà». Il vento che spira dalla Grecia, dice, «impone a noi di mettere al riparo ciò che in Europa – e in Italia – abbiamo di più prezioso: il nostro modello sociale». La «messa in sicurezza del Paese avverrà solo se sapremo vincere la sfida della crescita economica e, insieme, del progresso sociale. Per farlo occorre darsi un orizzonte di bene comune al quale tendere, obiettivi certi e progressivi per i prossimi anni. Da subito sarebbero perciò necessari segnali di svolta per promuovere realmente la famiglia, favorire la rinascita demografica e valorizzare il lavoro. Segnali che possono venire solo collegando questa manovra a un primo modulo della tanto attesa e annunciata riforma fiscale».
LA STAMPA apre con “Statali e pensioni, ecco i tagli” e nelle prime pagine descrive nel dettaglio misura per misura cosa cambierà. Fra le interviste c’è quella al segretario della Cgil Guglielmo Epifani che annuncia un incontro domani nel quale il sindacato valuterà se lanciare uno sciopero generale e dice di aspettarsi «qualche ulteriore brutta sorpresa» rispetto a quanto annunciato ufficialmente dal governo: «Ho chiesto cosa succederà alle liquidazioni del pubblico impiego» dice, «risposte vaghe». «Ho chiesto cosa succede a chi raggiunge i 40 anni di servizio nel pubblico impiego con il congelamento delle finestre. Nessuna risposta». Epifani si chiede «come mai in questa tornata di sacrifici nessuno ha pensato ad armonizzare le rendite da capitale con il resto d’Europa» e sul fronte dei tagli che «sono tutti concentrati sul lavoro dipendente», una «ricetta vecchia» che «lascia fuori chi guadagna molto».
E inoltre sui giornali di oggi:
MAMME
IL GIORNALE – Il quotidiano annuncia che da settembre bar, negozi e farmacie aprono l’angolo per neonati. Si potrà allattare o cambiare il bebè senza dare nell’occhio. Una panetteria sarà la prima a partire. Il progetto porta la firma dell’asl di Milano che provvederà a organizzare dei mini corsi di formazione per i dipendenti di farmacie e negozi che accetteranno di ospitare l’angolo bebè. L’iniziativa milanese replica quella di Verona. Per l’asl parla Elisabetta Bettinelli, pediatra e neonatologa.
ACQUA
IL MANIFESTO – «Gli avversari del referendum sull’acqua le provano tutte: così la nuova società San Giacomo si propone di gestire il business della privatizzazione con un’opa» scrive IL MANIFESTO a pagina 6 annunciando che sono iniziate le grandi manovre economiche dei futuri despoti dell’acqua, timorosi di essere disarcionati dal referendum che ha superato le 600 mila firme. L’articolo spiega i retroscena dell’assalto finanziario all’acqua pubblica con la nascita della società dal nome promettente di San Giacomo che «raccoglie miracolosamente le acque e le trasforma in azioni». Punto di partenza è il Nordovest di Genova e Torino, poi saranno prese di mira le imprese idriche pubbliche del Sud.
VATICANO E STAMINALI
AVVENIRE – Il Pontificio consiglio per la cultura ha siglato un accordo con la NeoStem Inc., una società biofarmaceutica internazionale. Attraverso le rispettive fondazioni lavoreranno insieme per far avanzare la ricerca scientifica con le staminali adulte e verificare la loro utilizzabilità clinica nel campo della medicina rigenerativa. Previsti finanziamenti e iniziative educative.
ELKANN
IL GIORNALE – Alain Elkann, presidente della Fondazione CittàItalia, è da qualche giorno consigliere del sindaco Moratti per la comunicazione e l’immagine di Milano. Le sue idee: «Solo lavorando sulle proprie radici ci si apre al mondo», «Via i cartelloni pubblicitari che si vedono da Linate». Incalzato dalla cronista sul suo ruolo in prospettiva elezioni comunali, Elkann sbrigativo dice che non abbiamo parlato di questo», e quanto costa? «Non sta a me dirlo. Uno fa questo lavoro per passione, altrimenti lavorerebbe in banca».
AIUTI
LA STAMPA – “Geldof accusa l’Italia: Pochi soldi all’Africa”. Oggi il quotidiano di Torino riprende con un primo piano l’accusa al governo italiano di One, organizzazione per la lotta alla povertà guidata da Bono e Bob Gheldof. L’Italia deve essere espulsa da G7 se continua a non rispettare gli impegni assunti nei confronti dei Paesi poveri, dice One. Il Data Report 2010, che monitora l’impegno dei potenti della Terra, è «una specie di macchina della verità cui è difficile sottrarsi» scrive la corrispondente da Londra. Cinque anni fa in Scozia i capi di Stato del G7 decisero di raddoppiare gli aiuti ai Paesi poveri portandoli a 50 miliardi di dollari l’anno, ciascuno in proporzione alle proprie possibilità. Nonostante i tagli fatti, la Gran Bretagna ha rispettato gli accordi versando il 93% del pattuito. Gli Usa, virtuosi, il 150%. Canada e Giappone «si barcamenano», scrive LA STAMPA. Altri come Francia e Germania sono rimasti indietro riuscendo a recuperare solo il 25%. L’Italia si distingue per la maglia nera: ha addirituttra ridotto il budget del 6%, vale a dire meno 238 milioni di euro. “Ma adesso nel mondo muoiono meno bambini” è il lato positivo della medaglia rivelato dalla rivista “Lancet” ripreso in prima pagina da LA STAMPA. La più autorevole pubblicazione scientifica ha pubblicato i risultati di una ricerca a tappeto nei Paesi africani finanziata dalla Fondazione Bill Gates la cui conclusione è che la mortalità infantile (dei bambini sotto i 5 anni) è diminuita del 2 per cento l’anno in media dal 1990 ad oggi. Uno degli autori della ricerca però avverte: «Sarebbe una tragedia se, visto che in aree finora disastrate la situazione va migliorando, staccassimo la spina. L’equilibrio è fragilissimo, bisogna insistere». Anche Unicef avverte che «se riduciamo il nostro impegno» la miseria estrema tornerà a prevalere.
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