Non profit

Manovra, sacrifici e paure

Commenti preoccupati e scettici ai provvedimenti varati dal Governo

di Franco Bomprezzi

I sacrifici che piacciono sono quelli degli altri: la manovra economica presentata ieri da Tremonti e Berlusconi, che si sono presentati uniti, è al centro dei commenti dei giornali, che mettono in primo piano i limiti e alcune contraddizioni dei provvedimenti annunciati, in particolare il fantomatico taglio delle Province.

Titola il CORRIERE DELLA SERA in apertura: “Berlusconi: i sacrifici sono necessari”, riferendosi alla presentazione della manovra di ieri del premier e del superministro Tremonti. In evidenza nel sottotitolo l’ok della Ue, lo sciopero generale annunciato dalla Cgil e le proteste dei magistrati. L’editoriale è a firma di Gian Antonio Stella (“Il partito del riottosi”). Partiamo da qui. «A tutti gli italiani chiamati a stringere la cinghia», esordisce Stella, «Pier Carmelo Russo fa ciao ciao: come dimostra il sito livesicilia.it, è andato in pensione da dirigente della Regione Sicilia con 6.462 euro netti al mese. A 47 anni. Grazie a una leggina isolana: doveva badare al papà infermo. Cosa che non gli ha impedito giorni dopo d’assumere il gravoso incarico di assessore all’Energia. Mille chilometri più a Nord, i sindaci trentini, fallito il tentativo di avere la pensione, si apprestano ad avere un aumento in busta paga del 7% e i loro colleghi altoatesini non hanno alle viste alcun taglio: quello di Appiano prende 9.400 euro, cioè più di Letizia Moratti a Milano, quello di Lana 7.000, più di Rosa Russo Iervolino a Napoli… non c’è dubbio che parallelamente ai tagli dolorosi presentati ieri, tagli che hanno guadagnato l’apprezzamento al governo delle autorità europee ma anche l’immediata rivolta delle sinistre, di una parte del sindacato, dei magistrati e altri ancora, ci son pezzi di questo Paese riottosi all’ipotesi di condividere i sacrifici.  A partire dal mondo della politica e da quello che ruota intorno. Prova ne sia che la svolta più radicale, il dimezzamento dei rimborsi da un euro a 50 centesimi per ogni elettore, pare essere stato ridimensionato: forse si sforbicerà il 20%, forse il 10. Così come pare essere stato accantonato un altro segnale importante, e cioè il ripristino dei controlli della ragioneria dello Stato sui conti di Palazzo Chigi e della Protezione civile. E le misure sulle stock-options dei banchieri. Il punto è che provvedimenti coraggiosi, ustionanti e in buona parte condivisibili (vedi la lotta dichiarata all’evasione) come quelli varati, che chiedono agli italiani, dopo anni di rassicurazioni ottimistiche, di farsi carico d’una situazione pesante, richiedono la massima trasparenza». Fra i commenti da segnalare, l’incipit è in prima pagina, anche quello di Lorenzo Bini Smaghi dal titolo “Le scelte utili per accelerare sulla crescita”, il suo suggerimento è di partire dal taglio delle remunerazioni dei dipendenti pubblici «aumentate, in tutti i paesi dell’area euro, ben oltre quelle dei dipendenti privati». All’interno alla manovra sono riservate le prime dieci pagine. A pag 2 e 3 spazio a Berlusconi che dice: “«L’Italia spende troppo»”: «Siamo stati importantissimi nel salvataggio dell’euro per convincere gli altri paesi che erano sotto shock a dire sì all’intervento multilaterale…È nel nostro dna: speriamo di poter arrivare a un aumento del Pil tale da poter arrivare a una diminuzione della pressione fiscale». A pag 5 parlano l’Europa e l’Ocse. Barroso: «le misure vanno nella giusta direzione. Berlusconi mi aveva informato delle sue intenzioni e le accoglieremo con favore». Gurria: «Questi provvedimento generano fiducia. Il recupero dell’economia c’è anche se lento, l’occupazione è in calo». A pag 6 le reazioni politiche (la Cgil pronta a scioperare, rivolta dei magistrati, e Formigoni: «la manovra non è equilibrata e mette a rischio pesantissimo il federalismo fiscale»). Infine a pag 10 l’altolà di Bossi che reagisce così all’annunciato taglio delle province: Bergamo non si tocca sarebbe guerra civile. 

“Sacrifici indispensabili per l’Italia”: LA REPUBBLICA rincara nel sommario “Berlusconi: «uscite fuori controllo»”. Le reazioni sono negative, cominciando dalla Cgil che annuncia uno sciopero generale a giugno; dai magistrati (l’Anm denuncia rischi per l’indipendenza della magistratura); mobilitazione anche per i medici; proteste anche dei parlamentari – mille euro di taglio – che stanno mettendo a punto una sottile strategia difensiva («sono spese essenziali per il funzionamento della democrazia», si legge in un comunicato di Camera e Senato). Sul fronte delle proteste si schierano anche Fai e Wwf: La sanatoria edilizia «è un condono mascherato» (essendo l’abuso un illecito penale, ci vuole un condono…). Nel dossier di Luca Iezzi si fanno i conti alle regioni (chiamate a contribuire con parecchi miliardi): a rischio l’11% dei servizi ai cittadini. Berlusconi ha invitato i governatori a tagliare sprechi e non ad alzare le tasse, ma rimangono grossi problemi di gestione concreta. La Lombardia ad esempio, con Formigoni, protesta: «la manovra non è sostenibile… il ridimensionamento sarebbe del 30%».
Il commento è del vicedirettore Massimo Giannini: “L’iniquità irresponsabile”. Non si discute la necessità economica e l’urgenza, quanto l’iniquità ideologica e l’iniquità sociale. Un «tornante della storia», secondo l’enfasi tremontiana, che ha precipitato il Paese in «un clima di emergenza nazionale». «Per gli italiani è un trauma psicologico, per il governo un cortocircuito politico. L’unico modo per uscirne sarebbe stata una grande operazione di onestà». Avrebbe cioè dovuto dire, il premier, scusate ho sbagliato la mia analisi sulla crisi…. Poi nel merito: come si fa a chiedere sacrifici ai dipendenti pubblici, con stipendio medio di 1200 euro al mese, senza chiedere nulla a chi ha di più. «Anche qui c’è una spiegazione ideologica: si parte dall’assunto forzaleghista che vuole i dipendenti fannulloni per definizione».

IL SOLE 24 ORE apre sulla manovra “Parte la stretta sull’evasione” e poi dedica ben 16 pagine, con tutti i dettagli. A pagina 7 un utile schemone riassuntivo con tutte le misure. Sul fronte politico a pagina 5 un retroscena di Isabella Buffacchi “I giorni del ministro da leader europeo. Premier inquieto”: «Per il ministro dell’economia  Giulio Tremonti sono giorni da leader, in Europa e in Italia: forte della situazione difficile sui mercati, forte dell’appoggio della Lega, senza il timore di mostrarsi magari  contraddittorio rispetto a scelte del passato. Sempre più al centro della scena. Forse troppo per un presidente del consiglio che non lo ha mai amato in pieno,  ma che oggi per la prima volta comincia a guardare al suo ministro con crescente preoccupazione. (…)  Il «genio» dei conti, è la preoccupazione di Berlusconi, ha cominciato a far politica.  Vuole crescere. (…)   A Tremonti guardano con nuovo interesse anche da mondi lontani: non sono sfuggiti al Cavaliere i segnali di attenzione arrivati da Eugenio  Scalfari e Carlo De Benedetti.  E il ministro mantiene da tempo un dialogo aperto e franco con i  sindacati e si  muove con disinvoltura negli  ambienti ecclesiastici (…) Il punto di riferimento per l’Italia all’estero è dunque sempre più Tremonti e sempre  meno Berlusconi. Così il premier, almeno pubblicamente,  ha sposato la manovra «dura», l’ha fatta anche un po’ sua: ma a fare la spalla del superministro  dell’economia, per assecondarne l’ascesa politica,  proprio non ci sta». A pagina 22 spazio al commento di Alberto Alesina e Roberto Perrotti: “Nella manovra c’è la qualità”: «Secondo il governo, la manovra dovrebbe  ridurre il disavanzo dello 0,8% nel 2011 e nel 2012. Molto dipenderà dall’esito della lotta all’evasione e del minicondono, entrambi i quali sono tipicamente sovrastimati  nelle Finanziarie.  Gli effetti sulla spesa saranno dunque contenuti, probabilmente meno dello 0,5 per cento. Non vediamo quindi come si possa parlare di “manovra lacrime  e sangue”; il pregio della manovra,  più che nella quantità, è nella qualità.  Era il minimo che si poteva e doveva fare nella situazione attuale, ma va dato atto al governo (o almeno a una parte di esso) che l’ha fatto affrontando alcuni temi spinosi».

Le potenziali province e gli enti che saranno eliminati sono nel mirino di ITALIA OGGI. Nel pezzo “Province sulla linea di confine”  sarebbero solo 9 su 110 le poltrone degli enti pronti a cadere. Il numero non è certo in quanto, spiega il quotidiano dei professionisti, «ancora non si sa se il parametro di riferimento per individuare la soglia demografica minima siano i dati Istat del 2009, che fotografano la popolazione residente al 2008, o i piuttosto i dati del censimento del 2001». Se si prendessero per buoni i dati dell’Istat, ITALIA OGGI prevede che verranno eliminate le province di Biella, Massa Carrara, Ascoli Piceno, Fermo, Rieti, Isernia, Matera, Crotone, Vibo Valentia. La mannaia di Tremonti, secondo il pezzo “Basta fondi pubblici per 232 enti”, colpirebbe anche 20 istituzioni, che saranno cancellate per sempre, e 232 organismi che, da adesso in avanti ,«lo stato non finanzierà più, se non entro alcuni ristrettissimi limiti». Per quanto riguarda gli enti, spariranno la Stazione Sperimentale del vetro, l’Ente nazionale sementi elette, l’Ipi (l’Istituto per la promozione industriale), l’Ente teatrale italiano, l’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica, e l’Istituto di studi giuridici internazionali. Tra quelle salvate in extremis c’è l’Ice ( Istituto per il commercio estero),  il Comitato per il microcredito, l’Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori). Il commento sulla manovra economica italiana e degli altri paesi europei è affidato a Edoardo Narduzzi. Nel suo pezzo “L’Europa è al punto di svolta ora la spesa pubblica deve diminuire” , Narduzzi si chiede se gli europei sapranno rinunciare abbastanza rapidamente alla vita, resa tranquilla da un generoso welfare state, per rigettarsi a corpo morto nelle dinamiche competitive del capitalismo globale?»  Narduzzi è ottimista. Ma lo sforzo deve essere culturale. «Non si tratta, semplicemente di sposare una filosofia da stato minimo, o di concedere più spazio al mercato, si tratta di prendere atto che il cosiddetto modello di capitalismo sociale europeo è oggi minoritario nel mondo. Che gli altri preferiscono la crescita alla tranquillità, della spesa pubblica, lo stress dell’attività privata al dirigismo amministrativo».

IL GIORNALE apre la prima pagina con il titolo “La rivolta della caste”. Nel catenaccio: «Davanti alla prospettiva di limare i loro ricchi stipendi i parlamentari si impuntano e i magistrati si ribellano gridando addirittura all’attentato alla loro autonomia. I sacrifici vanno bene, ma solo quelli degli altri…». Nel suo editoriale Vittorio Feltri non ha dubbi sulla paternità delle decisioni del governo: «la manovra di Giulio Tremonti (non c’è dubbio che sia sua e sua solamente)». Secondo Feltri la manovra è «un semplice correttivo finanziario imposto dall’Europa» che non serve «davvero a comprimere il debito pubblico». Per quello servirebbe «ridimensionare lo stato sociale, altrimenti detto welfare, adesso imponente e di tipo comunistoide». Invece «si registra la ribellione delle caste». In definitiva la manovra è «un ibrido». «Non è un’accusa a Tremonti», precisa Feltri, ma «il tentativo di dimostrare il velleitarismo cui si ispira la sforbiciata». Berlusconi ha quindi ragione ad essere «indispettito», ma comunque il Presidente del consiglio sarebbe «più convincente se comunicasse a noi tapini la sua idea per conciliare l’esigenza di risparmiare denaro pubblico con quella di non toccare la spesa». Il Giornale punta il dito contro l’evasione nelle regioni meridionali: «non chiediamo altri tributi, ma se si pagasse almeno la metà degli esistenti al Sud, forse si andrebbe meglio». Nelle pagine interne invece il tono è diverso:  «Premier e Tremonti fianco a fianco: “Sacrifici per il futuro dell’Italia”» è il titolo a p. 5. Si parla di «giallo» dell’abolizione delle province» (p. 6), e si ricorda lo «scandalo» delle «629 mila auto blu»,  notizia richiamata anche nella foto della prima pagina. Nello spazio dedicato all’opposizione l’articolo di Paolo Del Debbio è intitolato «Per attaccare il Cav la sinistra va contro Ue, mercati e logica».

IL MANIFESTO dedica anche oggi 6 pagine a giudizi e commenti sulla manovra economica giudicata peggiore del previsto a cominciare dalla prima con il titolone “Enti inutili” che  bolla “il gatto e la volpe” Berlusconi e Tremonti. Altro titolo di grande evidenza alle pagine 4 e 5: “Silvio e Giulio alle grandi manovre” per raccontare come il cavaliere e il suo ministro hanno difeso le misure ”lacrime e sangue” contro statali e regioni: «Chi sia l’agnello sacrificale Berlusconi e Tremonti lo dicono apertamente: i 3,6 milioni di dipendenti pubblici e le regioni. I primi ci rimetteranno in aumenti contrattuali, pensioni e tfr, le seconde concorreranno alla difesa dell’euro con almeno 4,5 milioni». Il commento in prima pagina è affidato a Loris Campetti che scrive: «Applicando il format di Sua Emittenza, alcuni milioni di lavoratori pubblici dovrebbero produrre di più con un salario più basso. Chi è costretto a pagare ticket più pesanti sui farmaci in seguito ai tagli agli enti locali dovrebbe evitare di ammalarsi. E se si abbassano i livelli di sicurezza nelle strutture pubbliche? No problem, sarà sufficiente fare più attenzione a non farsi male, a non intossicarsi, e via sognando. Ancora: è vero che i poveri saranno sempre più poveri, però dovranno consumare di più, sennò te la saluto la ripresa». Anche l’economista Silvano Andriani giudica “depressiva” la manovra del governo e sbagliata la ricetta di imporre duri sacrifici per curare la crisi perché dall’austerità arriva solo la recessione. Grande risalto viene dato da IL MANIFESTO a pagina 2 e 3 al rapporto Istat che fotografa la situazione del Paese reale. L’articolo “Generazione né-né“ analizza la condizione di oltre 2 milioni di giovani che non hanno lavoro e non studiano: i primi a pagare la crisi e gli ultimi in Europa per livelli di occupazione e scolarizzazione. Infine si sottolinea che con i tagli alla ricerca molte facoltà universitarie sono a rischio chiusura.

“Manovra, lodi e proteste”, recita il titolo di AVVENIRE. La sintesi delle posizioni è già nel sommario: «plauso di Ue e Fmi, Cisl e Uil trattano, Cgil verso lo sciopero», mentre nelle pagine interne si parla della protesta dei magistrati, «subito saliti sulle barricate contro i tagli ai loro stipendi», che dicono che «il governo vuole distruggere la giustizia», e di quella dei medici «altrettanto dura», per i quali il governo va a colpire «i soliti noti» e «mette le mani nelle tasche dei camici fino a sfondarle». L’editoriale è firmato da Luigi Campiglio, che giudica la manovra «necessaria» per mettere «in sicurezza i conti pubblici di fronte alle tentazioni speculative sull’Europa e sul debito pubblico italiano». Quello che manca, però, è un intervento strutturale: cioè «ciò che non sembra mai opportuno e invece è necessario». Scrive infatti Campiglio che «l’emergenza è spesso anche l’occasione per interventi strutturali, difficili in tempi normali ma che diventano possibili in momenti di crisi, quando l’incalzare degli eventi consente di abbattere il muro degli interessi particolari, altrimenti invalicabile». Cosa bisognerebbe fare? In primis un intervento strutturale contro l’evasione fiscale «che nei giorni passati sembrava essere al centro della manovra, ma che poi è parso evaporare». E poi quei provvedimenti «per i quali il momento economico non è mai giudicato opportuno, da almeno vent’anni»: «la questione della famiglia e dei figli, di cui non vi è traccia nella manovra». Chiude così Campiglio: «se vogliamo davvero guardare al futuro, è sufficiente preoccuparsi delle enormi difficoltà economiche dell’avere figli in Italia: è solo per loro che si possono chiedere sacrifici al Paese». 

“Sacrifici indispensabili” è il titolo di apertura in prima per LA STAMPA. Il quotidiano di Torino dedica alla manovra economica le prime 7 pagine, più due editoriali. Oltre alla cronaca della conferenza stampa in cui Berlusconi e Tremonti hanno presentato la manovra, gli occhi sono puntati sull’abolizione delle province e sulla posizione di sindacati e Confindustria. In particolare LA STAMPA raccoglie i commenti di enti locali come quelli del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, nonché presidente dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), del governatore veneto Luca Zaia, e di due fra le province che dovrebbero venire abolite: Biella e Vibo Valentia. Zaia rimanda al mittente la critica secondo cui si tratterebbe di una manovra in salsa leghista, mentre Chiamparino avverte «Saremo costretti a tagliare i servizi ai più deboli».

E inoltre sui giornali di oggi:

FAMIGLIA
IL SOLE 24 ORE – “Dalla famiglia l’argine alla crisi”. I dati del rapporto Istat: « Se il ricorso alla cassa integrazione  ha ridotto il rischio di incappare  in situazioni di disagio, è soprattutto la famiglia ad aver assorbito e contrastato il colpo della perdita di occupazione o del mancato ingresso nel mondo del lavoro dei figli. Infatti, quando  un figlio in età compresa fra i 15 e i 34 anni resta senza lavoro va perduto solo il 28,3% del totale  del reddito familiare, a fronte di un valore del 50,6% nel caso in cui a perdere il lavoro sia il padre  e del 37,1% nel caso della madre  . L’altra faccia di questa medaglia  sta nel fatto che le vittime privilegiate della crisi sono stati proprio loro, i figli: solo nel 2009 l’occupazione tra i giovani di 15-34 anni è diminuita di 332 mila unità. Come risultato, si è andato  aggravando il problema di una convivenza prolungata in famiglia,  sempre più spesso forzosa  (il 40% degli interessati si dichiara  costretto a restare con i genitori dalle difficoltà economiche)  che sta spingendo milioni di donne e di uomini italiani a rimanere  “figli per sempre”».

LA STAMPA – Doppia pagina (la 10 e la 11) e commento a pagina 33 sui nuovi dati Istat sull’occupazione. Le famiglie sono in bolletta, questa la morale del rapporto. Drammatica la situazione al Sud e soprattutto per i giovani: stiamo parlando di 2 milioni di ragazzi e ragazze che non fanno niente, e non per dire, ma letteralmente: non lavorano e non studiano. Sono loro, secondo il commento di Irene Tinagli, la prima vittima non tanto dell’attuale manovra finanziaria, ma in generale della crisi.

IMMIGRAZIONE
AVVENIRE – Maroni annuncia quattro nuovi Cie-Centri di identificazione ed espulsione entro fine 2010: saranno in Veneto, Toscana, Marche e Campania. Obiettivo della legislatura è realizzare almeno un Cie in ogni regione: oggi sono 13, in 9 regioni, con 1811 posti che «sono insufficienti per gestire l’azione di contrasto». Protesta immediata di alcuni deputati campani. 


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