Politica

Manovra, più tasse per tutti

Voto definitivo alla Camera, ora si passa all'attuazione

di Franco Bomprezzi

E alla fine la manovra è stata approvata in via “definitiva” con il voto di ieri della Camera. 314 voti a favore, 300 contrari, ora il provvedimento è legge. I quotidiani in edicola ne parlano ampiamente, anche se il voto è in parte oscurato dalle tensioni all’interno della maggioranza per le questioni giudiziarie del premier. Il braccio di ferro con la Procura di Napoli continua, e il presidente della Repubblica, Napolitano, ha dissuaso Berlusconi dall’ipotesi di un decreto del governo per modificare le norme sulle intercettazioni.

“La manovra è passata. Ma sul lavoro flessibile si cambierà di nuovo” è il titolo di taglio centrale sulla prima del CORRIERE DELLA SERA che così riassume le notizie: il governo incassa la fiducia numero 50 ( 316 sì, 302 no) e la manovra economica riceve il via libera definitivo dalla Camera ( 314 sì, 300 no). Ma sulla flessibilità del mercato del lavoro, l’articolo 8, si cambierà di nuovo. L’Aula di Montecitorio ha infatti approvato, con il parere favorevole del governo, un ordine del giorno del Pd ( primo firmatario l’ex ministro Damiano) con il quale il governo assume l’impegno a valutare una revisione del contestato articolo del provvedimento. Gli ordini del giorno approvati con voto o accolti direttamente dal governo sono stati alcune decine: tra queste richieste del Parlamento anche il condono fiscale, quello edilizio, l’Ici sugli immobili della Chiesa, il pensionamento anticipato per le mamme. Molti i servizi e gli approfondimenti nelle pagine interne, dalla 10 alle 19. Da segnalare sicuramente un ampio dossier di “Guida alla manovra” a partire da pagina 15. Segnaliamo a pagina 16 l’analisi delle conseguenze per le famiglie. Scrive Melania Di Giacomo: “Più care le bollette elettriche, non per effetto della Robin Hood Tax (che prevede puntelli a salvaguardia degli utenti), ma per l’aumento di un punto dell’Iva dal 20 al 21% che con l’approvazione della manovra è legge. Per lo stesso motivo saranno più salate anche le altre bollette (gas, telefono) il caffè, il vino, la cioccolata, i detersivi, l’abbigliamento. E la spesa inciderà sin da subito sulle famiglie, poiché gli aumenti scatteranno in automatico «a decorrere dall’entrata in vigore della legge di conversione»: in pratica il giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Ma non c’è solo questo nel menù: contributo di solidarietà sopra i 300 mila euro, anticipo di un anno ai tagli a detrazioni, deduzioni e bonus fiscali, sblocco delle addizionali regionali e comunali, aumento di accise su tabacchi e lotterie (1,5 miliardi all’anno), liquidazioni degli statali rinviate di due anni e poi, guardando alla manovra del 6 luglio, gli odiati ticket sanitari, che le Regioni avevano osteggiato all’inizio, ma che in ordine sparso sono stati aggravati ovunque”. L’ultima battaglia parlamentare si è combattuta a colpi di ordini del giorno, sul tema del lavoro e dell’art. 8. «Lavoro più flessibile, legge da rivedere» è il titolo a pagina 12. Sempre Melania Di Giacomo: “Nella corsa forsennata ad approvare la manovra, capita che alla Camera passi un ordine del giorno che contraddice il testo poco prima votato con la fiducia. I deputati hanno detto sì a un condono fiscale ed edilizio (Scilipoti), all’Ici sugli immobili della Chiesa (Fli), alle mamme prima in pensione (Lega), ma quello che colpisce di più è che sia passato, con parere favorevole del governo, anche uno spiraglio — aperto dal Pd — per la revisione dell’articolo 8 del decreto, sulla flessibilità del lavoro. «Valutare attentamente gli effetti applicativi dell’articolo 8, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a rivedere quanto prima le disposizioni, coinvolgendo le parti sociali, per redigere una norma interamente conforme agli indirizzi dell’accordo del 28 giugno 2011». È la proposta dell’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano (Pd), che ha trovato d’accordo l’Assemblea, con 418 voti a favore, quindi più della sola opposizione”.

LA REPUBBLICA apre con “Legge bavaglio, il no di Napolitano” e riserva per l’economia la foto-notizia: “Manovra approvata, tafferugli in piazza Confindustria attacca: sono solo tasse”. I servizi all’interno: con la fiducia (316 sì, 302 no) Montecitorio approva il provvedimento di 27 articoli per 53,3 miliardi nel 2013, anno in cui dovrebbe esserci il pareggio di bilancio. La manovra comprende un condono fiscale ed edilizio (accanto a aumento dell’Iva, dei prelievi su tabacchi e giochi, e a una diminuzione delle agevolazioni). Ferma la posizione di Emma Marcegaglia che l’ha definita «imbarazzante» e «non utile alla credibilità del Paese». Il 65% è costituito da nuove tasse che saranno in gran parte a carico delle famiglie: Cgia di Mestre calcola che il salasso da oggi al 2014 sarà di 5700 euro per nucleo familiare. Ieri in piazza Montecitorio è andata in scena la protesta: addirittura un gavettone di acqua per l’ex ministro Ronchi. Anche i sindaci però sono sul piede di guerra: «cari concittadini, scioperiamo per voi». Oggi si sono fermati per polemizzare contro una manovra che taglia 7 miliardi di investimenti e servizi sociali. I sindaci in sciopero restituiranno simbolicamente le deleghe all’anagrafe ai prefetti, mentre i presidenti di regione oggi si vedranno con il ministro Fitto e gli daranno i contratti con Trenitalia (il taglio ai trasporti locali è di 1,5 miliardi nel 2012). Una protesta trasversale, sottolinea LA REPUBBLICA, alla quale non partecipano i sindaci della Lega, pur condividendone le ragioni (il sindaco di Varese, Attilio Fontana, da mesi in testa alle polemiche, si è dimesso da presidente di Anci-Lombardia: «sono innanzitutto un militante della Lega», ha spiegato). “Il clima avvelenato» è il titolo del commento di Massimo Riva: fossero confermate le voci secondo cui il rating del debito pubblico italiano sta per essere declassato ulteriormente, la manovra sarebbe da rifare. «Il libro su come salvare l’Italia – per dirla con le stesse parole di Berlusconi – è ancora tutto da scrivere. A quanto si vede manca in campo persino l’autore».

IL GIORNALE a tutta pagina titola “Con questi pm non parlo”. L’editoriale del direttore Alessandro Sallusti tra le altre cose sottolinea l’approvazione della manovra. «Il governo non c’è, il governo cade, la maggioranza è divisa, ormai è questione di ore eccetera eccetera. Il governo, quello vero e non quello raccontato su giornali e tv, è invece vivo e vegeto e ieri ha potuto contare su una maggioranza qualificata (316 sì con 8 assenti) per approvare definitivamente la manovra finanziaria già benedetta dai vertici politici e finanziari europei». All’interno, da pagina 5, si parla del provvedimento. “Il governo fa il pieno: la manovra è legge” di Laura Cesaretti che sottolinea «passa la manovra di Ferragosto, dopo una gestazione tormentata come quella della proverbiale tela di Penelope». A seguire un’intervista di Gabriele Villa a Pier Luigi Loro Piana presidente di Milano Unica dal titolo “Inutile denigrare il Pese. I pessimisti adesso tacciano”. Più in basso il commento di Marcello Veneziani “Patrioti di sinistra questa Italia non è cosa vostra”. «Ma si può lasciare il tema dell’identità nazionale sulle spalle di Giorgio Napolitano? E si può, alle sue spalle, trafugare il corpo dell’Italia, la sua storia e la sua passio­ne coltivata dalla destra storica e nazionale, cattolica e popolare, moderata e conservatrice, e affida­re il pacco tricolore alla sinistra? È quel che vedo accadere sul terreno della politica, dei giornali e della cultura. Mentre il governo si occupa dell’Italia presente e denuncia lo spirito antinazionale delle opposizioni, che remano contro il proprio paese pur di far cadere Berlusconi, l’idea dell’Italia, dal suo passato al suo futuro, la sua storia e la sua unità, la sua identità e la sua civiltà vengono traslate sul versante della sinistra». Poi arriva il tema europeo. “L’Europa salva Atene e blinda l’euro” di Laura Verlicchi spiega le decisioni dell’eurozona. Sotto “Le bocciature di Moody’s non fiaccano le Borse”. «Non c’è pace per i mercati europei, che hanno chiuso in positivo – Milano tra le prime – ma dopo aver vissuto una giornata sotto il segno della volatilità. L’apertura è stata addirittura da cardiopalma: nella notte Moody’s ha tagliato il rating delle banche francesi Société Générale e Crédit Agricole, tra le più esposte ai titoli di Stato dell’area euro sotto tensione, e i listini del Vecchio Continente hanno immediatamente virato sul rosso. Tanto temuto quanto atteso, il declassamento era nell’aria già da domenica sera: anzi, è stato anche inferiore al previsto, visto che ha investito in pieno Crédit Agricole, che passa da “Aa1” a “Aa2”, e Société Générale, da “Aa2” a “Aa3” ma ha risparmiato – per ora – il terzo colosso del credito francese, Bnp Paribas, su cui l’agenzia si è limitata a mantenere aperta una procedura di esame. L’istituto ha poi annunciato il varo di un maxipiano di cessione attività e misure di rafforzamento patrimoniale. Gli analisti di Moody’s hanno invece puntato direttamente l’indice sull’esposizione verso la Grecia dell’Agricole, mentre hanno espresso perplessità sulle strutturali difficoltà di finanziamento e liquidità di SocGen». Fortunatamente «a spingere nella direzione opposta, verso dinamiche più rassicuranti, è arrivato l’attenuarsi dei timori su una rottura degli sforzi dell’area euro per tenere a galla la Grecia, che aprirebbe la strada a una insolvenza sui pagamenti». 

“Manovra pesante”, questo è il titolo de IL MANIFESTO sull’approvazione della manovra economica alla Camera. Editoriale di Norma Rangeri su Berlusconi, Finanziaria e vicende giudiziarie del premier. “Con le spalle al muro” ne è il titolo e si sottolinea come ci sia un fuoco incrociato contro le politiche del governo, dalla Confindustria fino agli operai. E su quest’ultimo punto chi scrive sostiene che «se la protesta sociale non trova ascolto quando si esprime nelle forme civili e propositive si prende la piazza e sfoga la rabbia» e come il conflitto «non può solo essere sfidato e represso, come invece intende fare Berlusconi». All’interno per trovare la manovra bisogna andare alle pagine 4 e 5 con un doppio articolo. Il primo un ironico “Disturbato il manovratore” in cui si parte dalla manovra per passare alle vicende giudiziarie e ritornare alla Finanziaria, riportando le reazioni negative tra tutte quelle di Emma Marcegaglia («il decreto non risolve i problemi, al massimo va bene per i saldi ma non per i contenuti») A fianco si parla delle proteste a Roma, durante le votazioni per la Manovra “Gli indignati si infiammano” è il titolo. Un pezzo di cronaca in cui si raccontano gli avvenimenti di mercoledì e si agita lo spettro dell’inizio di un “autunno caldo”. A pagina 6 invece spazio a uno dei fronti di protesta più caldi, cioè quello dei sindaci “Si rompe il fronte dei sindaci” così si titola, spiegando come i sindaci leghisti dell’Anci, associazione che raggruppa i primi cittadini italiani, si siano ritirati dalla protesta, indetta per oggi. Con un paradosso. «Ma a tenere banco è stato soprattutto al decisione di Fontana, presidente dell’Anci Lombardia  (Lega) di non partecipare a un’iniziativa alla cui costruzione ha partecipato in prima persona». Doppio pezzo poi sulla scuola e sui tagli contenuti nella finanziaria. Un commento del Presidente del X municipio di Roma dal titolo “Con i vostri tagli le scuole dell’obbligo sono illegali, non costringeteci a chiuderle” e un articolo in cui si spiega come le Regioni abbiano fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro i tagli.

E’ record. Quest’oggi IL SOLE 24 ORE offre uno speciale di 32 pagine sulla manovra. Ad introdurre il lettore nel giornale c’è il direttore stesso, Roberto Napolitano, che firma l’editoriale dal titolo “La sfiducia dei numeri”: «Guai se l’Italia diventa lo ‘Stato da vendere’, abbiamo scritto dalle colonne di questo giornale sabato 30 luglio. Purtroppo è accaduto, anzi è successo di peggio: è dovuta intervenire la Bce perché siamo diventati lo ‘Stato da vendere’, ma scarseggiano i compratori. Per capire come stanno davvero le cose basta pensare che a fine giugno, dopo l’outlook negativo di Standard & Poors e l’avviso di declassamento di Moody’s, il nostro spread con i titoli pubblici tedeschi era di 200 punti». A pagina  8, articolo di taglio basso per fare il punto della situazione sul taglio delle agevolazioni alle coop, le quali dovranno a questo punto attendere il 16 giugno 2012 per il primo acconto d’imposta sulla base dell’imponibile Ires, aumentato grazie alla manovra. 

Apertura in prima di ITALIA OGGI “Tagli pochi: Gabelle molte” e 14 pagine che analizzano voce per voce le misure definitive. In campo anche i commenti da parte delle penne di punta del quotidiano dei professionisti come Pierluigi Magnaschi che nel suo pezzo “Politiche di rilancio, usciamo dal ridicolo” ritiene che il «rilancio richiede il cambiamento di mentalità” mentre Marco Bertoncini nel pezzo “Passa la manovra resto il malcontento” elenca le prossime necessarie mosse del governo come la riforma delle pensioni, l’alienazione del patrimonio pubblico, norme di revisione delle istituzioni e riforma della giustizia. Per fortuna però che ci sono i paesi emergenti. Come fa notare Edoardo Narduzzi nel pezzo “I paesi poveri vanno in aiuto di quelli ricchi” «i paesi delle cosidette economie emergenti si preparano ad aiutare la Ue investendo nei titoli rappresentativi del suo debito pubblico».
 
“La sfida dello sviluppo” questa l’apertura di AVVENIRE dedicato all’approvazione della Manovra. Nella pagine interne spazio a pag.4 a due pareri sul testo approvato dalla Camera. Quello di Emma Marcegaglia””Marcegaglia critica: solo tasse” e quello del senatore del pd Enrico Morando (“Il Governo faccia proposte autorevoli per lo sviluppo, siamo pronti a votarle”). Nella pagina affiancata pezzo schematico e di spiegazione di quello che è contenuto nella Finanziaria. (“Passa la manovra. Ora piano per lo sviluppo”) con una foto centrale sugli scontri davanti alla Camera. Sulla questione Italia-Europa spazio alle difesa tedesca dell’Italia “Chi attacca l’Italia attacca l’Europa” e alla polemica tra il governo di Angela Merkel e l’Europa sugli eurobond con i tedeschi contrari all’emissione delle obbligazioni europee.

“La manovra passa fra gli scontri” titola in prima pagina LA STAMPA sopra l’immagine di uno degli “indignados” italiani che lancia un fumogeno. L’editoriale affidato a Marcello Sorgi parla di «un’altra giornata drammatica, con scene di guerriglia davanti alla Camera, in cui deputati sordi in gran parte alla gravità della situazione e scollati dalla realtà approvano una manovra già quasi del tutto insufficiente». Anche il servizio a pagina 8-9 punta più che sui contenuti della manovra sul clima che ha accompagnato il via libera del parlamento (“La manovra bis è legge tra le proteste di piazza”, titolo a pagina 8; “E il palazzo finisce sotto assedio, titolo a pagina 9). Un dossier a pagina 11 esamina invece le conseguenze della manovra sulle famiglie: “Per gli italiani un conto di 5 mila euro a famiglia”: il Centro studi degli artigiani di Mestre ha calcolato che sommando gli effetti delle manovre di luglio e Ferragosto, il costo medio a carico di ciascuna famiglia italiana sarà di 5.766 euro da qui al 2014. Quanto ai Comuni, diventeranno agenti fiscali «per amor di cassa», scrive LA STAMPA. Vogliono più soldi? Si facciano in proprio una lotta all’evasione fiscale sul loro territorio e si potranno tenere il 100% (non più il 50%) del ricavato.

E inoltre sui giornali di oggi:

PALESTINA
LA REPUBBLICA – “Lo Stato promesso” è il titolo di un ampio servizio di Bernardo Valli. Il 20 settembre Abu Mazen dovrebbe chiedere all’Onu il riconoscimento dello stato palestinese. Scontato il sì dell’assemblea. Israele e Stati Uniti però stanno tentando di bloccare, lavorando sull’assenza strategica di alcuni paesi. «Per Obama l’appuntamento rappresenta un dilemma lacerante. Opporsi a un gesto di autodeterminazione dei palestinesi, dopo aver appoggiato apertamente i popoli arabi non appare molto coerente». L’Italia contraria alla risoluzione. La Francia e la Gran Bretagna è probabile si astengano. Ma l’Anp conta su 162 voti favorevoli su un totale di 192.

FONDAZIONI
ITALIA OGGI – “Germania, fondazione onnipresenti”.  Un pezzo che fotografa il sistema delle fondazioni tedesche. Dispongono di grandi fondi, sono poco più di 18 mila e l’anno scorso ne sono nate altre 826. Sono 23 milioni i tedeschi che vi dedicano la loro attività.

SCUOLE PARITARIE
AVVENIRE – Interessante a pag 10, il pezzo sulle scuole paritarie e i tagli voluti dal governo. “Troppi tagli. Paritarie con il fiatone”. A fianco articolo sul tema famiglia “Nascite giù. Mamme sempre più anziane”, in cui si segnala il trend secondo l’Istat della maternità in Italia. Molti dati che sono anche commentati in  prima pagina nell’editoriale di Gianfranco Marcelli “L’altro spread”.

MINISTERI DEL NORD
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 21: “Uffici vuoti. I ministeri (fantasma) del Nord”, pezzo di Andrea Galli. Leggiamo: “Non ci sono e non ci fanno. Dipendenti, ancora zero. Forse arriveranno due impiegate trasferite oppure rapite (Partito democratico già in subbuglio: «Basta farse, ci opporremo!») dalla Provincia di Monza. Nell’ufficio delle impiegate, riguardo alle quali viene garantito che, con rispetto, saranno in là con l’età, mancano computer e telefoni. Tanto manca chi dà ordini. Vuoto l’ufficio di Bossi, vuoto l’ufficio in condivisione, beninteso ciascuno con la propria scrivania, tra Tremonti e Calderoli, che in questi ministeri del Nord, a intrattenere la coda di curiosi (alle 16 siamo gli undicesimi di giornata) ha spedito un ragazzo, gentile, dell’ufficio stampa, cui manca il gabinetto. Nel senso che deve andare direttamente dentro Villa Reale”. 

IMPRESA SOCIALE
AVVENIRE – A pag.28 una pagina completa è dedicata al IX workshop dell’impresa sociale al via oggi a Riva del Garda. Un articolo con un titolo eloquente “Imprese sociali al bivio, la crisi dimezza la crescita” con un calo della capacità innovazione. Ospitato anche il parere di Flaviano Zandonai, economista e firma di Vita Xhe chiede alle nostre imprese sociali di imparare dalla Gran Bretagna con »più politiche pubbliche» e «capacità di informare e promuovere il settore».

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