Politica

Manovra licenziata?

Ennesima proposta (e modifica) del governo al testo: sì ai licenziamenti in deroga. Cauta la Cisl, insorge la Cgil

di Redazione

Licenziamenti e misure fiscali. Ci risiamo. Il governo rivede le sue proposte e cambia nuovamente la manovra. La girandola di misure che si sono susseguite nell’ultima settimana continua a tenere banco sulle prime pagine dei giornali. Mentre all’interno, invece, si parla anche di: 

«Fisco e licenziamenti, la nuova manovra» è il titolo di apertura della prima pagina del CORRIERE DELLA SERA. La notizia è sintetizzata così nel sommario: «Linea più morbida: redditi ondine senza nomi, niente conti correnti nelle dichiarazioni. Passa la deroga dell’articolo 18: cade la tutela del posto di lavoro se c’è il sì dei sindacati». I dettagli dei provvedimenti sul lavoro vengono descritti a pagina 5: «La licenziabilità può rientrare tra le deroghe alla contrattazione nazionale contenuta in accordi aziendali e territoriali, purché a sottoscriverli siano i sindacati più rappresentativi, non solo a livello aziendale ma anche territoriale. Nessun licenziamento sarà comunque possibile per causa di matrimonio, ma anche il periodo di gravidanza ed i congedi parentali». Le disposizione approvate ieri in commissione Bilancio «ha fatto riesplodere la conflittualità tra le parti sociali». Con il Ministro Sacconi, sostenitore delle nuove norme che afferma: «non ha senso parlare di libertà di licenziare o usare altre semplificazioni», mentre il segretario Cgil Susanna Camuso dichiara: «il Governo cancella la Costituzione». Mentre in prima pagina c’è spazio per l’editoriale di Piero Ostellino su «I ricchi e gli evasori» e per una autoreferenziale polemica tra il quotidiano di via Solforino e la Cgil, con un commento del direttore Ferruccio de Bortoli intitolato: «Un effetto sgradevole dello sciopero generale». Scrive de Bortoli: «Lo sciopero nazionale della Cgil impedirà domani l’uscita del Corriere. La maggior parte degli altri quotidiani sarà in edicola. In precedenti occasioni, i lavoratori poligrafici, con grande senso di responsabilità, avevano garantito tutte le pubblicazioni. Questa volta no. La decisione è stata presa direttamente da Susanna Camusso. Ed è stato minacciato un ulteriore sciopero nel caso si tenti di far uscire ugualmente il giornale con le maestranze presenti. Un atto grave e discriminatorio». All’interno continuano intanto le cronache da Cernobbio, con Dario Di Vico che si chiede «Ma l’emergenza la sentono tutti?», descrivendo industriali preoccupati e un Governo immobile; per finire con un’ intervista al banchiere Corrado Passera: «Subito la manovra, poi un patto per crescere. Premiare chi investe».

Subito sotto il titolo “Manovra, più facile licenziare”, LA REPUBBLICA mette un editoriale di Luciano Gallino, dal titolo “Come abolire il diritto del lavoro”. Gallino spiega come con questa mossa il governo abbia raggiunto un obiettivo a cui punta «da anni», cioè «rendere in pratica insignificante la presenza a livello nazionale dei sindacati confederali». L’obiettivo si raggiunge con «la più facile nascita di sindacati costituiti su base territoriale (perché no anche comunale)» del comma 1 che possono siglare le intese di cui al comma 2, aprendo la strada a una assoluta «frammentazione dei contratti di lavoro e delle associazioni sindacali». Gallino poi spiega come da quei due commi derivino dei veri «mostri giuridici», per cui i sindacati potrebbero dare l’ok a contratti che prevedono l’impiego di lavoratori autonomi, quali sono formalmente i collaboratori e le partite Iva, come lavoratori dipendenti, «aberrazione per cui fino ad ora uno finiva dritto in tribunale». Nelle pagine 2-3 i titoli e le foto puntano sulla Cgil, con bandiere rosse, la “rivolta di Cgil e opposizioni” e un’intervista a Susanna Camusso. Intanto si precisa il contenuto dell’emendamento per cui si ammettono deroghe al contratto nazionale (non solo sul licenziamento e l’articolo 18, quindi, anche se quello è il punto più critico) ove l’azienda trovi un accordo con i sindacati e in particolare, per le deroghe sul licenziamento, «se azienda e sindacati trovano un accordo sul risarcimento da corrispondere ai licenziati». Susanna Camusso, segretario della Cgil, dice che «è la prima volta che un ministro del Lavoro ha per scopo l’abolire il contratto nazionale, lo Statuto dei lavoratori, i diritti dei lavoratori», annuncia battaglia e in ogni caso «la Cgil non firmerà mai alcun accordo che possa mettere in discussione lo Statuto dei lavoratori e l’uguaglianza tra essi. Per noi è una norma inapplicabile. Dove si cercherà di applicare la legge arriveranno gli scioperi». Lancia anche un «invito» a Cisl e Uil: «che scalgano, o la legge o l’accordo del 28 giugno scorso». Tra i commenti raccolti, anche quelli di Pietro Ichino, senatore Pd: «non vedo particolari rischi nelle medie e nelle grandi aziende italiane», mentre questi provvedimenti «aumentano la distanza tra chi lavora nelle imprese più grandi e chi invece dovrà fare i conti con una miriade di norme ad hoc contrattate nelle piccole aziende». Franco Focarete, consulente di Cgil e Fiom, parla invece di una mossa che «rende superflua la contrattazione nazionale: valgono a meno che aziende e sindacati non trovino l’accordo per farsene di propri».

IL SOLE 24 ORE del lunedì dedica diverse pagine ad approfondire i vari aspetti della manovra in discussione al Senato. Da pagina 2 a pagina 8 ci si occupa della manovra di ferragosto, un tema per pagina. Si va dalla revisione delle circoscrizioni della giustizia ai reati fiscali, con la riduzione delle soglia di punibilità “che potrebbe far lievitare le segnalazioni di almeno il 20%”, al piano antievasione che nel titolo del SOLE a pagina 5 si becca un “Cinque in pagella”. Grazie a un’infografica e a una serie di capitoletti le critiche alle misure proposte dal governo sono molto chiare. I pochi punti con il voto 6 sono gli scontrini anche per gli stabilimenti balneari, la stretta sui beni d’impresa e familiari e la tassazione agli utili delle coop che dagli esperti del SOLE 24 ORE riceve un bel “6,5”. Dopo alcune pagine sugli effetti finanziari della crisi il capopagina “Manovra di ferragosto” ritorna alle pagine 12 e 13 dove si parla di investimenti economia e mercati Usa. Si parla ancora di manovra a pagina 15, ma per ricordare nella tradizionale pagina dedicata all’agenda parlamentare che la delega fiscale e il decreto di correzione dei conti “tiene in scacco l’attività legislativa”.

“Licenziare sarà più facile, ok di Cisl e Uil”. IL GIORNALE dedica un articolo a pagina 3 a uno degli ultimi aggiustamenti inseriti nella manovra economica, cioè la possibilità per le aziende di fare accordi che non rispettino alcuni punti del contratti nazionale e delle leggi che regolano il mercato del lavoro, per esempio lo Statuto dei lavoratori. “La novità era già contenuta nell’articolo otto della manovra di Ferragosto” si sottolinea. Una possibilità a cui si è aggiunto un emendamento sulla validità per tutti degli accordi sottoscritti dai sindacati di maggioranza e sull’impossibilità per le aziende di non rispettare le norme europee sui diritti dei lavoratori. Ma quello che si mette in evidenza nel pezzo è soprattutto l’aspetto politico e i disaccordi tra la Cgil e gli altri sindacati, a pochi giorni dallo sciopero generale, proclamato dalla Cgil per martedì. «La polemica si è concentrata sul principio generale delle deroghe allo Statuto» si sottolinea, riportando le parole del segretario Cgil Susanna Camusso «le ragioni dello sciopero crescono perché il governo cancella la Costituzione». Gli altri sindacati, Confindustria e il governo sono invece di parere opposto, soprattutto sulle nuove norme sulla validità dei contratti. Vengono riportate le dichiarazioni del segretario confederale Paolo Perani che parla di «recepimento dell’accordo confederale del giugno» (sulla rappresentanza sindacale) e della Cisl che definisce positiva la “nuova formulazione” Ma alla fine il “nuovo” articolo 8 porterà a licenziamenti più facili? No, secondo chi scrive che porta il parere del giuslavorista Michele Tiraboschi. «Il decreto non da nessuna libertà di licenziamento- spiega lo studioso – gli accordi non possono derogare al divieto di licenziamento senza giustificazioni, possono semmai prevedere norme diverse dal reintegro, che peraltro c’è solo in Italia». Anzi si dice che la norma porterebbe a far «crescere l qualità dei contratti di lavoro» e «un incentivo al lavoro regolare». Un commento positivo condiviso da Nicola Porro nel suo editoriale in cui però si sottolineano anche le molte “limitazioni” alla libertà di licenziamento.

“Manovra, si può licenziare se c’è il sì dei sindacati” titola LA STAMPA che, a pagina 3 mette a confronto tre pareri diversi: il primo è del segretario della Cisl Raffaele Bonanni che parla di un eccessivo allarmismo attorno a questo punto della manovra: la possibilità varrà per casi eccezionali, ma ammette: in questi casi «si possono trovare accordi che prevedono anche una riduzione del personale» pur. Fatti salvi i diritti costituzionali», il tutto all’interno di un piano per affrontare la crisi. Il secondo commento è di Pietro Ichino, giuslavorista e senatore Pd, che avvisa: a rischio saranno soprattutto i dipendenti delle aziende più piccole. Per Ichino si tratta di «una scelta politica profondamente sbagliata: quella di delegare alla contrattazione aziendale una riforma che invece richiede un disegno organico e un legislatore che se ne assuma per intero la responsabilità». L’ultima intervista è a Maurizio Castro, senatore Pdl, uno degli autori del contestato articolo 8, che parla di «rivoluzione» e di «un salto avanti di 60 anni» in un mercato del lavoro che «oggi è diviso tra iperprotetti e contratti a termine con tutele limitate». A pagina 4 un articolo sullo sciopero della Cgil: «in piazza da sola sfida gli altri sindacati», si legge nel titolo. Susanna Camusso dice che girando per l’Italia il sindacato incontra persone in linea con le rivendicazioni che saranno portate in piazza domani, che «vogliono tutelare le fasce deboli e il lavoro».

E inoltre sui giornali:

NUCLEARE
LA REPUBBLICA – Umberto Veronesi se ne va sbattendo la porta dalla guida dell’Agenzia per il Nucleare. Veronesi ha inviato una lettera al ministro Romani per dare le sue dimissioni da presidente (per farlo aveva dato le dimissioni da senatore Pd), spiegandole così: «mi dimetto da qualcosa che era nato asfittico e non ha mai preso forma». L’Agenzia infatti nata formalmente il 23 luglio 2009 non ha né sede né personale e dopo Fukushima «prendo atto» che il piano per il nucleare di cui si era «professionalmente innamorato» e il sogno «di fare dell’Italia un paese all’avanguardia scientifica e civile» è tramontato: «sappiamo entrambi che quel progetto non potrà certamente essere realizzato, il mio interesse e il mio ruolo non hanno dunque più ragione di esistere».

SCUOLA
IL SOLE 24 ORE – A pagina 25 si apre la sezione “Affari privati” che dedica la pagina al nuovo anno scolastico che “apre alle imprese. Al via speciali contratti di assunzione che consentono ai ragazzi dai 15 ai 25 anni di completare gli studi”, viene segnalato il debutto degli Its ovvero Istituti tecnici superiori, corsi biennali che – si assicura sulle pagine del SOLE – “garantiscono una formazione professionale di livello superiore”. Sempre in tema di scuola si segnala ancora che all’avvio dell’anno scolastico ci saranno novità per i dislessici, Dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia infatti sono riconosciuti come disturbi specifici di apprendimento.

AFFIDO
ITALIA OGGI – Il quotidiano propone a pag. 8 del suo dorso “Diritto e famiglia” il tema: l’affido. La Corte di Cassazione con una sentenza dell’11 agosto 2011 ha negato a un uomo separato l’affido condiviso della figlia. L’uomo, originario di Firenze, vive con la moglie in un appartamento attiguo a quello dei suoi genitori. Una vicinanza, che oltre ai contrasti esistenti tra marito e moglie, ha portato la coppia alla separazione, dopo la nascita di una bambina. In tribunale, a Brescia, la separazione era stata addebitata alla moglie e il giudice aveva deciso l’affido condiviso della figlia nata dal matrimonio. Una sentenza ribaltata dalla Corte territoriale per due motivi, la grande conflittualità tra madre e nuora e l’eccessivo attaccamento del figlio alla madre. Ora l’uomo potrà vedere la figlia solo due pomeriggi a settimana e i nonni potranno farlo solo in presenza del padre. Dunque niente affido, se il padre è un “mammone”.


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