Politica
Manovra, la Gran Cassa di Tremonti
Annunciati tagli e balzelli, Napolitano firma il decreto
Il presidente Napolitano ha firmato il decreto che contiene la versione definitiva della manovra finanziaria, dopo lo stralcio della norma pro-Fininvest. E’ dunque il giorno di Tremonti e della sua conferenza stampa, con tanto di messaggio: “Chiedete a Letta…”. I giornali dedicano ancora ampio spazio alle misure economiche e ai retroscena politici. E tu cosa ne pensi? Vota il sondaggio qui a fianco.
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“Pensioni, norme meno severe” titola il CORRIERE DELLA SERA. In sommario: “Tremonti? Il lodo Mondadori: chiedete a Letta”. Servizi fino a pagina 9. In prima il retroscena firmato da Verderami: “E il sottosegretario rimane «allibito»”. Scrive Francesco Verderami: “Se il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha preferito non reagire è stato per non alimentare tensioni nel governo, per non offrire spunti a ulteriori polemiche che potrebbero minarne i già fragili equilibri. Ma non c’è dubbio che Letta sia rimasto «allibito» per l’affondo di Tremonti, per il modo in cui il titolare di via XX settembre ha commentato il caso della norma «salva Fininvest» , non solo disconoscendo la paternità del testo e smentendo di aver avuto un ruolo nella vicenda, ma invitando teatralmente i media a rivolgersi altrove, al «signor Letta» : «Posso darvi il suo telefonino…»” . Alle pagine 2 e 3 di nuovo approfondimenti sulla manovra. Leggiamo a pagina 3: “Pensioni, aumenti bloccati soltanto oltre quota 2.300 euro”. Ma c’è un emendamento in arrivo: “Con l’emendamento allo studio, invece, tutti gli assegni superiori a cinque volte il minimo, nei prossimi due anni, rimarrebbero invariati al livello attuale, senza recuperare la perdita del potere d’acquisto. Bisognerà vedere se l’emendamento in preparazione riscuoterà il consenso dei sindacati, molto critici sulla decisione di “spuntare”anche assegni previdenziali non certo ricchi, come una pensione da 2.000 euro lordi mensili. Le reazioni all’apertura del governo sono positive, ma prima di esprimersi nel merito i sindacati voglio vedere le carte del governo. «Spero lo facciano davvero, ma vorremmo vedere il testo prima di dire che ci fidiamo degli impegni» dice il segretario della Cgil, Susanna Camusso. Non diversa la posizione di Raffaele Bonanni. «Sono contento, prima si fa e meglio è. Ma chiariamo subito un aspetto: sarà un segnale senza dubbio positivo, ma è bene a questo punto — dice il segretario della Cisl — andare subito alla verifica» . Non è escluso che il passaggio parlamentare non riservi altre sorprese sul fronte delle pensioni”. Bella l’infografica alle pagine 2 e 3, sui tagli. 9,6 miliardi, ad esempio, di tagli a Regioni, Province e Comuni. Blocco degli stipendi degli statali allungato fino al 2014. Aumenta l’Irap su banche e società finanziarie, fino al 4,5%. Ritorna dal 2012 il ticket di 10 euro su visite specialistiche e diagnostiche. Ma le misure sono tante, complesse e di difficile lettura anche perché scaglionate nel corso dei prossimi tre anni.
“Napolitano: la manovra non basta”: linea dura per LA REPUBBLICA che titola con il rilievo del Capo dello Stato secondo il quale mancano altri 15 miliardi per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014. Tremonti ha ammesso che è così e che saranno necessarie nuove «misure compensative», che individua nella legge delega «fisco-assistenziale». Ovvero una clausola di salvaguardia automatica che farebbe entrare in vigore tagli appunto automatici se entro il 2012 non fosse applicata la delega che dovrebbe incidere sull’assistenza Inps. A fronte di questa ipotesi, pare assai grottesca la richiesta di cui riferisce Carmelo Lopapa: “Nel Pdl ora scatta l’assalto a Giulio «Se non taglia le tasse ci porta a picco»”. Il premier è sempre più furioso e arrabbiato con Tremonti, la Lega prende le difese degli enti locali (così salta il federalismo, avvertono), gli uomini del Pdl sono irritati, ministri compresi. In effetti la protesta delle amministrazioni locali cresce: “Comuni e Regioni in rivolta «Ci usano come un bancomat ora blocchiamo il federalismo». Si capisce: la manovra ha su loro un impatto per 22 miliardi (7 sui comuni). L’Anci annuncia l’uscita da tutti i tavoli istituzionali sul federalismo fiscale e il blocco dell’invio dei calcoli per il fabbisogno standard. «Abbiamo saputo della manovra dai giornali. Ma noi non siamo una protesi della Repubblica», spiega il vicepresidente dell’Anci, Graziano Delrio. Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni, parla di «ingovernabilità del territorio». Infine un dossier che spiega la “Stretta su assistenza e reversibilità per trovare i 15 miliardi mancanti”. La delega per riformare l’Inps scrive Roberto Petrini vuole «eliminare le sovrapposizioni tra Welfare fiscale, dove figurano molti [sic] tipi di detrazioni per i più deboli e svantaggiati, e il Welfare gestito dall’Inps». Quindi invalidità e reversibilità sono nel mirino di Tremonti. Se si potrà riformare l’Inps, il ministro intende sforbiciare le agevolazioni fiscali: da quelle per il mutuo a quelle per gli asili nido, magari passando per il 5 per mille…
IL GIORNALE continua con la parte terza dell’inchiesta “Dove buttano i soldi”. Sull’onda o in occasione dell’uscita del libro di Mario Cervi e Nicola Porro “Sprecopoli” edito da Mondadori. Nicola Porro definisce Montecitorio un club: «il GIORNALE continua abbattersi per una riduzione del peso dell’apparato pubblico. E più volte ha sottolineato come tagli agli stipendi, delle pensioni, e degli appannaggi del club Montecitorio sia non solo doveroso in sé, ma obbligatorio quando si chiedono sacrifici alla totalità della popolazione. Sosteniamo la necessità civile e etica di tagliare i costi della politica. Sappiamo che non si realizza il pareggio di bilancio con la sola riduzione dei costi della politica. Ma crediamo anche che se il governo non si dà una mossa, di Masanielli in giro ne vedremo parecchi». Nicola Porro chiede: «Un Governo così rispettoso delle prerogative del Palmento davvero crede che lo stesso Parlamento che pochi giorni fa ha bocciato in modo bypartisan l’abolizione delle Province, sia in grado di tagliare qualcosa che lo riguardi?». GianMaria De Francesco firma l’inchiesta “La Grande guerra ci costa 2milioni”, in pagina un’infografica indica qualche numero: 17,2 sono i miliardi di euro per le quote di mensilità di pensione di sostegno alle gestioni previdenziali. Un obbligo derivante da norme del 1989; 94,5mln di euro dedicato alle pensioni Enpals dei lavoratori dello spettacolo; 3miliardi di euro sono gli oneri di mezzadri, pensionati pre 1989. IL GIORNALE sottolinea che nel Bilancio del Tesoro c’è ancora una quota per i vitalizi dei reduci del conflitto mondiale ‘15-‘18. «Lo stanziamento è previsto sino al 2013 e sono stati già impegnati 5,4milioni di euro. Le pensioni di guerra e le medaglie militari valgono 848,9 milioni di euro».
Il volto sorridente di Tremonti domina la prima pagina de IL MANIFESTO sotto il titolo “Colpo grosso”, il sommario che rinvia alle pagine 2 e 3 completamente dedicate alla manovra riassume: “Pagheremo 51 miliardi in pensioni, ticket e servizi . Il ministro Tremonti presenta il conto al paese in una conferenza stampa senza Berlusconi, con il ministro Calderoli che si smarca dalla figuraccia del Lodo-Fininvest. Napolitano firma la manovra balneare: sarà legge in agosto. Regioni e Comuni non ci stanno: «Federalismo addio, così sarà impossibile governare il territorio»”. Alla manovra è dedicato anche l’editoriale firmato da Galapagos che in prima titola “Una bella strizzata di fine legislatura”, mentre a pagina 2 prosegue sotto il titolo di apertura: “Fine regno con stangata”. «Qual è la vera entità della manovra? Il mistero è stato sciolto da Tremonti nel corso della conferenza stampa di ieri: 48 miliardi entro il 2014. In realtà la stangata sarà più ampia perché certi provvedimenti andranno avanti nel tempo: cumulativamente sarà di 68 miliardi (…) Conferenza stampa piuttosto noiosa e accaldata, quella di ieri, arrivata quasi in contemporanea con il via libera di Napolitano al decreto legge che da ieri sera dovrebbe essere disponibile su Internet, anche se ne sconsigliamo la lettura a chi non ha lo stomaco duro (…)» E dopo aver descritto brevemente il clima dell’incontro e come sarà “blindato” il provvedimento continua «(…) L’esposizione di Tremonti non ha lasciato spazi ai particolari della manovra (in parte già largamente conosciuti) ma è stata tutta incentrata sulla filosofia del provvedimento (…) Ovviamente Tremonti ha lodato una serie di misure prese dal governo sul tema delle liberalizzazioni (quasi assenti) e delle semplificazioni. Ma che impatto avranno queste misure (tutto o quasi a costo zero) sul Pil? Tremonti non ha saputo rispondere (…)». Sempre a pagina 2 in un piccolo box a piè di pagina la denuncia: “«La riforma del governo è un copia incolla»” e si spiega «La riforma fiscale proposta dal governo è un “copia e incolla” e, per di più in gran parte da una legge già in vigore e quasi totalmente inapplicata. L’analisi viene documentata da lavoce.info, sito di informazione economica. Il copia incolla era stato individuato precedentemente da ItaliaOggi, nell’edizione del primo luglio. Un documento, quello della riforma fiscale – sostengono gli esperti del sito – “costruito molto in fetta, con pochi ingredienti, dagli esiti distributivi e di gettito assolutamente incerti. Per rimpolparlo si è allora ricorsi al più classico “copia e incolla” dalla legge delega presentata da Tremonti nel 2001, approvata dal Parlamento nel 2003 e poi largamente non esercitata. Come se nulla, nel frattempo, fosse cambiato nel sistema fiscale erariale, regionale e locale».
Ancora apertura e ampio spazio per la manovra sul SOLE 24 ORE. L’editoriale di Guido Gentili in prima pagina prova a fare un po’ il punto: “Tagli, tasse e balletto dei numeri”: «Alcune certezze: come nel 2010, anche nel 2011 e nel 2012 l’Italia centrerà gli obiettivi sulla riduzione del deficit pubblico rispetto al Prodotto interno lordo (rispettivamente 3,9% e 2,7%), così come già avvalorato dalla Commissione europea. Due conferme, una buona ed una cattiva. La prima: si viaggia verso lo storico obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014, il che rappresenta il presupposto per ridurre strutturalmente il debito pubblico. La seconda: se è vero, come ha detto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che la crescita non la fa un atto di Governo, è altrettanto un fatto che la spinta, su questo terreno, è impalpabile come la riforma fiscale che avrebbe dovuto alleggerire, nei prossimi anni, il carico fiscale che grava su cittadini e imprese. La legge delega licenziata la settimana scorsa dal Governo, servirà piuttosto a reperire quei 17 miliardi necessari a rimpinguare la manovra di correzione contenuta nel decreto che, da sola, si ferma a 25 miliardi. E non basta l’elencazione delle voci del decreto che compaiono sotto il capitolo-sviluppo a ribaltare l’impressione che sul terreno della crescita, davvero, non c’è quella sterzata forte di cui un Paese quasi immobile avrebbe bisogno. (…) Però confusione, reticenze ed incognite non mancano davvero. Il balletto sui numeri della manovra è andato in onda per giorni, tra bozze, fughe avventurose di notizie e spiegazioni parziali. Solo ieri sera il comunicato n° 98 del ministero dell’Economia ha chiarito che la correzione pluriennale dei conti pubblici (concentrata nel biennio 2013-2014, così come concordato in Europa) vale a regime 40 miliardi, di cui 25,3 sono previsti dal decreto e 14,7 (garantiti con un clausola di salvaguardia applicativa) sono affidati ai soli principi della delega fiscale e assistenziale. Archiviata con fatica l’opaca e ingloriosa pagina sulla norma “ad aziendam” che bloccava i risarcimenti in sede civile, si poteva almeno tentare di frenare un altro grave deficit, quello comunicativo. Spiegando chiaramente che andiamo verso una stagione di duri e necessari tagli alla spesa che si sommano ad una forte dose di attivismo sul fronte fiscale per reperire risorse in tempi brevissimi e certi, a partire dalla tassa sul deposito titoli. Certo, si capisce quanto sia difficile per un Governo di centrodestra ammettere, in definitiva, che qualche mano o manina fa sgradito ingresso nelle tasche degli italiani sotto forma di patrimoniale. Però schermare la realtà non serve, e serve ancora meno soffermarsi sulla liberalizzazione delle stazioni di servizio o sull’attività di studio in vista della riforma delle professioni. E sarà anche vero che per i costi della politica, col criterio degli standard europei, si va (per legge) verso una rivoluzione, ma rimane anche qui forte l’impressione che su questo terreno si sia perso molto tempo ed altrettanta credibilità per una maggioranza di Governo che aveva promesso di abbatterli già qualche anno fa». Anche Dino Pesole a pagina 3, prova a fare i conti : “A oggi garantiti formalmente 25,3 miliardi”: «Le tabelle sui numeri della manovra e le cifre esposte dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti offrono questo quadro, si suppone definitivo, della scomposizione della manovra. Nel totale siamo a quota 40 miliardi da qui al 2014: 25,3 sono nel decreto, 14,7 miliardi sono affidati alle maggiori entrate della delega. Esercizio alquanto complesso, poiché la delega fiscale dovrà realizzare il non meno ambizioso compito di ridurre il carico tributario e conseguire un consistente maggior gettito. Può soccorrere l’analisi delle modalità di copertura inserite nel ddl delega. Le voci sono cinque: taglio delle attuali 476 agevolazioni che erodono il gettito per ben 164 miliardi, lotta all’evasione fiscale, eventuale ed opzionale aumento dell’imposizione indiretta, armonizzazione del prelievo sulle rendite finanziarie, riordino delle forme agevolative di tipo assistenziale (ad esempio gli assegni di invalidità). Il relativo gettito, evidentemente modulare poiché ancora non è chiaro quanto si potrà ricavare effettivamente dal taglio dei bonus fiscali, servirà a coprire la riduzione dell’Irpef in direzione delle tre aliquote del 20, 30 e 40% (anch’essa non ancora quantificabile perché non sono stati definiti i relativi scaglioni). A conti fatti, poiché la delega dovrà contribuire alla manovra per 16,9 miliardi, occorrerà reperirne almeno altri 10 per avviare una prima, visibile riduzione del prelievo. Ma questa è materia dei prossimi mesi».
Mega apertura in prima de LA STAMPA: “La manovra sale a 68 miliardi” e cinque pagine di interviste e commenti. Più o meno tutti negativi a partire dall’editoriale di Mario Deaglio “Un colpo ai piccoli patrimoni” che mette in evidenza come la manovra colpisce «i piccolissimi patrimoni», i «rendimenti microscopici» e i «micro-interessi percepiti da milioni di persone». Per quanto riguarda le interviste, interessante quella al ministro Galan a pag 3. Nel pezzo “Galan:Tremonti? Ha fatto una manovra alla Visco” il titolare dei beni culturali spiega perché invece della rivoluzione il governo ha fatto una manovra da normale amministrazione. «Berlusconi» dice Galan «è uno fuori dal comune, gli altri sono medi, per questo non può dire che le scelte non le governa. Insomma, ricatti su ricatti. E quando tutti i governi in Europa scontano la crisi, le doti ordinarie non bastano più. Purtroppo questa manovra è ordinaria, così come lo sono tutte le politiche che facciamo». Lamentele anche da regioni, province e comuni. Nel pezzo “Gli enti locali a secco,Così non possiamo governare il territorio” Formigoni, Fassino e vari sindaci lanciano il rischio di «non governabilità del territorio» ovvero che non potranno pagare i servizi. Una pagina intera, la 5, è invece dedicata a un dossier sulle banche. La nuova tassa per i conti correnti sopra i mille euro non è stata gradita dall’Abi. Idem per quanto riguarda i titoli di Stato italiano. Secondo il pezzo “Oggi la prima stangata col bollo sui conti titoli” i risparmiatori vedranno svanire il guadagno risicano dei loro investimento in titoli di Stato. Se il rendimento è intorno al 4%, chiaro che tra commissioni, bollo e inflazione, si rischia di ritrovarsi alla fine dell’investimento con meno denaro di prima tasca».
“I tagli non finiscono mai” strilla AVVENIRE sopra una foto che ritrae Napolitano e Tremonti. Se il capo dello Stato firma il testo e raccomanda un confronto aperto in Parlamento, il ministro dell’Economia annuncia 17 miliardi in meno all’assistenza nel 2013-14. Inoltre, se non venissero raggiunti i risparmi ipotizzati, si procederebbe con tagli “automatici” alle agevolazioni fiscali. Si ribella il mondo delle associazioni non profit: “Una follia voler fare cassa sui deboli». Regioni, Province e Comuni sono sul piede di guerra. «La manovra – ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani – non assicura il governo del territorio e vanifica il percorso del federalismo fiscale». Anche il sindaco di Roma Alemanno ha dichiarato che «così non si può andare avanti», mentre per il Forum del Terzo Settore la manovra è «una pura follia. Contro i deboli e a favore dei ricchi» e per la Fish «la legge delega di riforma dell’assistenza si rivela un brutale strumento “per fare cassa” a scapito di persone con disabilità, anziani non autosufficienti, famiglie in difficoltà». A pagina 9 intervista a Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà secondo cui nella manovra ci sono «troppi tagli orizzontali», mentre occorrono «misure come il 5 per mille, la dote, i voucher e una detassazione “nel merito” che finanzino le scelte del cittadino».
E inoltre sui giornali di oggi:
RAI
LA REPUBBLICA – “Lo scandalo della struttura Delta condizionare l’opinione pubblica e controllare tutta l’informazione”: pagina doppia a firma di Giuseppe D’Avanzo sulle intercettazioni che hanno portato alla luce l’asse di ferro tra Mediaset e Rai, realizzata da Bergamini, Mimun, Comanducci e Pionati fra gli altri. «Dirigenti piovuti in Rai dalla segreteria di Berlusconi concordano il palinsesto con i dirigenti Mediaset», nota D’Avanzo, puntando a trasformare il servizio informativo in una struttura al servizio di Forza Italia. Il presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli, chiede chiarezza.
EUROPA
IL MANIFESTO – “Barroso contro Moody’s: specula e danneggia Lisbona e l’euro” titola pagina 9 il box di tagli medio nella pagina dedicata al Portogallo e che descrive la reazione dell’Europa all’ultimo declassamento deciso da Moody’s: «Violenta reazione, ieri, dell’Unione europea contro le agenzie di rating, dopo il nuovo declassamento del Portogallo (…) José Manuel Barroso, il presidente (portoghese) della Commissione ha reagito vivamente, affermando che “la decisione di abbassare il rating” del Portogallo è “un elemento speculativo supplementare che rende la situazione della zona euro meno chiara e meno trasparente” (…) Comunque l’Europa reagisce, e questa è una buona notizia. (…) È allo studio anche l’ipotesi di creare un’agenzia europea, per aumentare la concorrenza dell’oligopolio Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch (…)».
LIBIA
AVVENIRE – A pagina 5 un’inchiesta dedicata a 700 mila profughi in fuga che restano “spiaggiati” nei campi allestiti al confine libico-tunisino. Non possono tornare nei Paesi d’origine e sono pronti a morire nel Mediterraneo pur di raggiungere l’Italia. In due box l’odissea di 250 bambini soli nel campo di Ras Adjir e di duemila profughi del Ciad che stavano tornando a casa ma sono bloccati nel deserto senza acqua né cibo.
BIOTESTAMENTO
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 22: “Biotestamento, primi 2 sì. Scontro sull’idratazione”. Scrive Alessandra Arachi: “La Camera ieri ha approvato i primi due articoli della legge sul testamento biologico. La maggioranza ha tenuto, Pdl e Lega, con l’aiuto dell’Udc, incassano il risultato su una legge tormentata, che avrà il voto finale martedì prossimo e che dovrà ancora tornare al Senato a causa delle ultime modifiche. Con il voto segreto sul primo articolo ci sono stati 277 sì, 244 no, e alleanze prevedibilmente trasversali, è passata la norma che «vieta ogni forma di eutanasia e ogni forma di assistenza o di aiuto al suicidio» . Via libera anche all’articolo sul consenso infornmato. Pd, radicali, Idv e Fli hanno votato contro. L’articolo più controverso, quello che riguarda l’idratazione e l’alimentazione dei pazienti terminali sarà esaminato oggi. Ma già ieri sono cominciate le polemiche, a causa di un emendamento presentato dalla maggioranza che di fatto cancella le modifiche introdotte dalla commissione alla Camera e ripristina il contestato «testo Calabrò» , dal nome del relatore a Palazzo Madama, in cui era previsto il divieto assoluto di «sospendere» idratazione e alimentazione artificiali. Nella versione licenziata dalla commissione Affari sociali di Montecitorio si ammette invece un’eccezione: è possibile interrompere quando non c’è più assimilazione dei fattori nutrizionali”.
ALIMENTARE
AVVENIRE – Parla a pagina 6 di Coldiretti che oggi a Roma tiene l’Assemblea nazionale e lancia le botteghe di “Campagna Amica”, una catena di negozi in tutta Italia che rappresenta il primo progetto di commercio diretto organizzato dalla categoria: l’obiettivo è abbassare la spesa lungo la filiera e valorizzare i prodotti genuini. Secondo il presidente di Coldiretti Sergio Marini « è in atto una riscoperta dei valori della terra. E ai consumatori dobbiamo dare più garanzie su ciò che mangiamo. Noi ci difendiamo cambiando pelle: ecco il futuro del Made in Italy».
CHIESA
LA REPUBBLICA – “L’Italia di Dio”. Al Nord svaniscono le regioni “bianche”. Ora è il Sud il baluardo del cattolicesimo. Un paese sempre più laico diviso in due. Si intitola “Al Sud la messa non è finita” ed è un’inchiesta di Michele Smargiassi su com’è cambiata la geografia della fede in Italia: matrimoni civili, minor frequenza alla messa sono fra i criteri rivelatori presi in esame da uno studio dell’Istituto Cattaneo di Bologna. Il commento è di Giancarlo Zizzola: «La Chiesa che affiora in questi grafici è una grande e gloriosa istituzione fortemente stanca e assopita sulla propria potenza burocratica, ma che è coinvolta suo malgrado in un processo di mutazione storica».
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