Politica
Manovra, la famiglia sul Titanic
Welfare sotto tiro: tagli lineari e stop alle detrazioni
La manovra arriva oggi al voto definitivo della Camera, e dunque si completa a tempo di record l’iter del provvedimento guidato da Giulio Tremonti, che evoca il Titanic per convincere gli scettici. Ma sui giornali di oggi prevale una certa perplessità, anche rispetto alla tenuta della maggioranza di governo.
“Costo di mille euro a famiglia” è il titolo niente affatto rassicurante con cui sceglie di aprire il CORRIERE DELLA SERA. Servizi nelle prime nove pagine del giornale. In prima l’editoriale, inconsueto, a doppia firma, di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi: “Non coltiviamo troppe illusioni”. Leggiamo le loro conclusioni: “L’esperienza di altre crisi finanziarie insegna che la metà di agosto è un momento propizio per gli attacchi: i mercati sono poco liquidi e le decisioni di un piccolo numero di investitori sono facilmente amplificate. È accaduto nell’agosto del 1998 con il default della Russia e nell’agosto del 2007 quando scoppiò la crisi dei subprime americani. Il governo ha poche settimane di tempo per evitarlo. Ma ciò non significa concentrarsi su misure contabili di breve periodo che aumentano una pressione fiscale già alta. Bisogna anche annunciare riforme credibili che accelerino la crescita. È vero che queste riforme strutturali non daranno risultati sullo sviluppo immediati, ma in questo momento l’effetto annuncio, se credibile, può molto aiutare. I mercati devono convincersi che l’Italia sta cambiando passo. Altrimenti chi vorrà continuare a investire in un Paese che non cresce? Illudersi di avercela fatta solo perché stiamo per approvare questa manovra sarebbe un errore gravissimo”. Due interviste a pagina 2, a un esponente dell’opposizione (Rosy Bindi) e a uno della maggioranza, Antonio Martino. Colpisce la durezza dell’esponente della maggioranza. Martino ha nostalgia del pensiero liberale, e accusa Tremonti di comportamento “da socialista”, e fra l’altro dice a Monica Guerzoni: “Questa manovra è l’ennesima porcheria. Colpisce la povera gente e anche il popolo delle partite Iva. Avevamo promesso che gli avremmo abbassato le tasse e invece muoiono come mosche”. E appena prima: “Sono stato da Berlusconi e gli ho detto che per me restare nel Pdl non ha più senso… Non è un caso se in questo governo i socialisti sono in maggioranza, Sacconi, Brunetta…”. E Massimo Franco commenta, nella sua consueta nota: “Due giorni di andamento incoraggiante della Borsa, d’altronde, non cancellano lo spavento della caduta di lunedì scorso. La sparizione di Silvio Berlusconi dalla scena sottolinea la tensione e la difficoltà che il governo sta attraversando. A presentare i provvedimenti all’aula di Palazzo Madama è stato Giulio Tremonti. Per quanto circondato dalle voci sullo scandalo del suo consigliere Marco Milanese, il ministro dell’Economia non raccoglie l’ostilità che invece il premier continua a calamitare nelle opposizioni. E ha potuto contare sull’interesse di tutti a chiudere la questione in fretta; e stasera quasi certamente otterrà il «sì» anche della Camera. È un «miracolo» che Napolitano segue passo dopo passo: come Berlusconi, che ha annullato per questo la visita di Stato in Serbia. Il presidente del Consiglio non smentisce una silenziosa apprensione. L’incertezza acuisce la paura di una crisi improvvisa e perpetua il nervosismo della maggioranza. Alle fibrillazioni del Pdl si sommano quelle di una Lega divisa sull’arresto del deputato Alfonso Papa. Bossi alla fine annuncia un tormentato «sì» alle richieste della magistratura, per evitare un conflitto pubblico col ministro dell’Interno, Roberto Maroni”. Ci pensa Mario Sensini, a pagina 8, a riprendere il tema della manovra dal punto di vista concreto delle misure approvate: “I tagli alle detrazioni costeranno mille euro”. Un passaggio: “L’alternativa (rispetto al taglio delle detrazioni, ndr), come detto, è quella di recuperare i soldi (in questo caso basterebbero 24 miliardi) dal riordino dell’assistenza. Un serbatoio che vale nominalmente 38 miliardi l’anno, ma che viene alimentato anche dal fisco, che svolge funzioni assistenziali indirette. La razionalizzazione, in questo caso, partirebbe con la costruzione di un nuovo indice di bisogno che sostituirà l’Isee dell’Inps, il che significa avere parametri reddituali più stretti per godere delle prestazioni assistenziali. Ci sarà poi la revisione dei criteri per le invalidità (giunte a costare 16 miliardi di euro l’anno) e per le pensioni di reversibilità, che si mangiano ogni anno circa 34 miliardi di euro. Con un problema evidente, perché le pensioni di reversibilità pagate oggi dall’Inps e dall’Inpdap valgono, in media ed in proporzione, tre volte quelle olandesi e due volte quelle concesse da Francia e Germania”. Schede e tabelle su previdenza e sanità completano l’informazione del CORRIERE a pagina 9.
“Tremonti: siamo sul Titanic”: LA REPUBBLICA titola sulla rassicurante affermazione del ministro dell’Economia (che si fa anche Cassandra sociale: «non si salva neanche chi è in prima classe»). Nel sommario riferisce che la manovra è stata approvata dal Senato e che diminuiscono gli sgravi Irpef. Oggi il voto finale alla Camera. Un passaggio molto serio nel quale di Berlusconi non si avverte nemmeno il respiro. «So che qualcuno dice in giro che potrei mollare. Lo deluderò anche stavolta» avrebbe detto il premier (secondo il retroscena Di Carmelo Lopapa) di fronte all’ennesima ricomparsa dell’ipotesi di un governo tecnico. «Nel silenzio del capo tacciono ministri e dirigenti. Spariti i coordinatori Pdl. “Non sappiamo che faccia, a cosa pensi, siamo nel caos anche noi”, ammette un anonimo. Sul fronte della politica, mentre Maroni e Bossi si parlano (e dopo poche ore la Lega cambia posizione sul caso Papa e apre, ma appena un po’, all’esecutivo tecnico), mentre dalla Chiesa viene un giudizio negativo (monsignor Mario Toso: «un partito di ispirazione cristiana credo non debba considerare favorevolmente l’ulteriore penalizzazione delle famiglie, che sono oggi uno dei pochi ammortizzatori sociali che ancora tiene»), Bersani chiede una svolta. Nell’intervista rilasciata a Alessandra Longo ricorda che si è impegnato ad accelerare i tempi della manovra «solo per evitare minacce dall’esterno». «Non c’è nessun tipo di collaborazione da parte nostra con un governo del quale non condividiamo la politica economica… e i contenuti di questa manovra. Si tutelano gli evasori delle quote latte… e si fa pagare il ticket». È una manovra che «colpisce i ceti medi e bassi, sega le autonomie locali, non mette niente sul tema della crescita, non disturba in modo significativo chi ha di più». A conferma il dossier sulle misure. In sostanza quelle annunciate con alcuni cambiamenti in corsa: è stato rialzato il tetto agli ammortamenti delle società concessionarie (ma trattamento di favore, ancora una volta, per le autostrade); i comuni virtuosi potranno spendere se cederanno le municipalizzate (che attualmente funzionano da fonte economica per i municipi…). Salvi tutti gli ordini (ampiamente rappresentati in Parlamento, del resto). «Saranno le famiglie, soprattutto quelle a reddito fisso, con figli a carico e a reddito basso, a pagare il conto più salato per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014», scrive Roberto Mania presentando i tagli lineari alle agevolazioni. Tra i tagli «meno trasferimenti al non profit. Una crepa profonda nel patto sociale». Il commento è affidato a Massimo Giannini. E già dal titolo è una sfida: “Naufraghi all’improvviso”. La crisi è finita, la subiamo meno di altri, dicevano fino a pochi giorni fa i ministri. E oggi? «Nessuno ha spiegato e spiegherà ai cittadini storditi dalla stangata in arrivo questo clamoroso e doloroso cortocircuito. Soprattutto non lo farà l’unico artefice del colossale inganno, cioè il presidente del Consiglio. Il Cavaliere Inesistente, come da romanzo di Calvino. Da una settimana non si vede e non si sente».
IL GIORNALE titola a tutta pagina “La casta si aumenta la paga”. Mario Giordano attacca: «Di fronte al momento difficile gli italiani si chiedono: ce la faremo? E i consiglieri regionali aggiungono: (ce la faremo) ad avere un aumento? La differenza è tutta qui: da una parte si cercano di affrontare i sacrifici, dall’altra si cercano nuovi benefici». Ad esempio «gli onorevolini della Puglia, per dire, proprio in questi giorni in cui tutta l’Italia sta ballando sul Titanic, per usare l’ultima metafora di Tremonti, hanno presentato, con encomiabile tenacia e sprezzo del ridicolo, una domanda per avere più soldi. Sì, avete capito bene: vogliono più soldi. Geniale, no? Del resto, si sa: nei momenti difficili ognuno deve fare la propria parte. E loro ci tengono molto a far la parte di quelli che incassano. È una rigorosa divisione dei compiti: loro incassano, gli italiani s’incassano. Con la z, però. La manovra non cambia niente: ai contribuenti viene la faccia triste, alla casta la faccia di bronzo». Vittorio Feltri invece firma l’editoriale “Stop agli sperperi o non cambia nulla”. Per il giornalista una volta portata a casa la manovra «sarà di nuovo rissa per il solito motivo: Silvio Berlusconi se ne deve andare perché la colpa dei casini è esclusivamente sua. Scusate, ma se il premier togliesse le tende, il debito pubblico sparirebbe di colpo? Forse vi sfugge che l’indebitamento c’era già nel 1992 e c’era già nel 1982 e anche prima? C’era nonostante non mancassero lo sviluppo e la crescita, ora invocati come una panacea, perché da mezzo secolo spendiamo più soldi di quanti ne incassiamo; e perché una serie di governi incapaci ha badato solo a distribuire risorse trascurando di procurarsele. Un controsenso. Che tuttavia non è ancora stato avvertito come tale. Infatti qualcuno – molti – è convinto che le leggi finanziarie (o manovre o stangate) non siano soltanto tamponi idonei ad arginare il deficit di un esercizio, ma servano a rilanciare l’economia da cui trarre soldi per pareggiare il bilancio. Pia illusione». Gian Maria De Francesco firma “Tremonti avverte: avanti insieme o tutti a fondo come sul Titanic”. «“O si va avanti o si va a fondo. Come sul Titanic, non si salvano neppure i passeggeri di prima classe”. Nel corso dell’intervento al Senato che ha preceduto il voto sul maxiemendamento al dl manovra, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha messo in rilievo la portata storica del provvedimento da 48 miliardi che dovrebbe consentire un sostanziale azzeramento del deficit nel 2014. “Non è solo una questione specifica di singoli Stati. È una questione comune che riguarda la credibilità politica dell’euro e dell’Europa”, ha ribadito sottolineando che “serve una visione alta sul nostro futuro, serve la costruzione di una governance, capace di guidare unitariamente ed autorevolmente i 17 Paesi membri”. Se i Paesi dell’eurozona non presenteranno tutti insieme una situazione finanziaria in grado di tranquillizzare gli investitori, tutti, nessuno escluso (persino l’insospettabile Germania), saranno condannati senza possibilità di appello. Tale destino, osservato dalla prospettiva italiana, richiede un’ulteriore assunzione di responsabilità. “Nessuno fa una manovra come questa – ha aggiunto – se non perché vuole il bene comune”. Senza questo sforzo non si otterrebbe il pareggio di bilancio e “il debito pubblico, un mostro che viene dal nostro passato, divorerebbe il futuro nostro e dei nostri figli”».
“Family day” è questo il titolo scelto da IL MANIFESTO per l’apertura di oggi in cui si racconta l’ok del Senato alla manovra e le sue ricadute: “Via le agevolazioni fiscali su figli, asili, istruzione. La manovra del centrodestra si accanisce sulla famiglia con tagli e tasse. Il ministro Tremonti la rivendica al senato che gli vota la fiducia: «Siamo tutti sul Titanic». Il presidente Napolitano incassa il risultato («è un miracolo»), critica le «irresponsabili» voci su un possibile rimpasto e annuncia altre prove di «coesione nazionale»” riassume il sommario che rinvia alle pagine 2 e 3 e sempre alle stesse pagine fanno riferimento altri due richiami in prima pagina. Il primo è dedicato a Tremonti “Il superministro d’azzardo”, mentre il secondo è dedicato all’intervista alla sociologa Saraceno con il titolo “«Manovra suicida contro la famiglia»”. Pagina 3 apre con un articolo sui tagli “Family day 2, la vendetta” ovvero su chi pesano ticket sanitari e riduzione delle agevolazioni fiscali l’inizio dell’articolo suona molto ironico: «Si potrebbe chiamare il “Family day 2, la vendetta”. E non è certo ciò che si aspettava il Forum delle associazioni delle famiglie della Cei che quel famoso 12 maggio 2007 riempì (in parte) Piazza San Giovanni a Roma (…) La manovra varata ieri dal Senato che contiene tagli lineari fino al 20% di tutte le 483 agevolazioni, detrazioni, deduzioni e misure assistenziali attualmente in vigore, sono un salasso soprattutto per le famiglie con figli. E soprattutto per quelle a reddito medio-basso (…)» L’articolo prosegue riprendendo le voci critiche sia del Forum delle associazioni familiari, sia delle associazioni dei consumatori sia dei medici della Cgil e della Fimmg. Accanto, di taglio medio l’intervista a Chiara Saraceno dal titolo “«Così ci portano più vicini alla Grecia»”. Osserva la sociologa «Si doveva razionalizzare e invece si è scelta la strada del taglio lineare senza criterio che lascia inalterata ogni iniquità e che penalizza fortemente le famiglie con figli del ceto medio-basso», inoltre afferma «Alla Cei interessano solo i contributi alle scuole private. Che invece, secondo me, in tempi di ristrettezze andrebbero eliminati. Secondo la Cei, questo era il governo più amichevole nel confronti della famiglia. E invece già in tempi normali non ha fatto nulla (…)» e sulle conseguenze della manovra «(…) Riducendo così fortemente il potere d’acquisto della grande massa di famiglie con figli rischiamo anche di soffocare sul nascere ogni possibilità di ripresa. Mica si vive di solo esportazioni» e alla domanda «questa manovra ci salverà?» risponde «No, affatto. Anzi, mi sembra proprio che, dopo i tagli all’istruzione e alla ricerca, ora con la penalizzazione delle famiglie con figli non si fa altro che inaridire tutte le possibilità di ripresa».
“Tagliati i fondi dei ministeri” è il titolo con cui apre IL SOLE 24 ORE in grandissima parte dedicato alla Manovra. L’editoriale in prima è affidato a Fabrizio Forquet, vicedirettore. “La crescita oltre il rigore”: «Questa manovra è un segnale importante per il mercato. Lo è nei tempi dell’approvazione. E lo è nei saldi, che sono stati rafforzati fino a raggiungere quei 48 miliardi necessari per centrare l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014. Non è poco. Ma ora serve una fase due. Una fase che si chiama crescita. Perché senza crescita non c’è rigore finanziario che potrà tenere a lungo l’Italia al riparo dalle incertezze (e dagli appetiti) dei mercati. La crescita è fattore essenziale della stabilità del Paese. Non c’è risanamento senza crescita. In questo senso la manovra che il Parlamento si accinge a varare non è scevra da ombre. È un bene aver rafforzato i saldi. Ma averlo fatto mettendo a bilancio un taglio di 20 miliardi alle agevolazioni fiscali entro il 2014 significa un potenziale consistente aumento della pressione fiscale. Intervenire sulla giungla delle oltre 400 tra deduzioni, detrazioni e bonus è cosa giusta. Ma sarebbe stato auspicabile un riordino ragionato, con la cancellazione di agevolazioni anacronistiche e il potenziamento di quelle destinate invece a sostenere la produzione e il lavoro. Si sarebbero, in questo modo, ottenuti risparmi, ma si sarebbe anche data una spinta allo sviluppo. Ecco rigore e crescita che possono andare insieme».
Quanto è costato entrare in Europa, quanto costa rimanerci, e quanto sarebbe cosato rimanerne fuori, è ben approfondito nel pezzo “Eurolandia, biglietto da 105 mld” su ITALIA OGGI . Secondo l’autore Giampiero Di Santo, nonostante i costi altissimi per essere passati dalla lira all’euro, «essere esclusi da Eurolandia sarebbe costato carissimo. Fuori dalla moneta unica, il divario tra i tassi di interesse italiani e tedeschi sarebbe rimasto enorme, perché gli investitori avrebbero preteso sui titoli di stato emessi da Rima rendimenti ben più alti. Grazie alla prospettiva di ingresso nell’euro da subito, invece, già nel 1997 cominciò quel processo di convergenza tra Italia e Germania che a partire dal 2002 ha consentito all’Italia di risparmiare circa 20 miliardi l’anno di spesa per interessi».
“Una manovra mozzafiato” strilla AVVENIRE e nel sottotitolo ricorda: «Tagli lineari su tutte le agevolazioni fiscali. Tremonti: serve il pareggio o il debito ci divora». I particolari e i commenti da pagina 4 a pagina 8. Si comincia dalla “regia del Colle” con Napolitano che plaude al “miracolo” per i tempi rapidi di approvazione ma ricorda che “servirà ancora coesione” e bolla come “irresponsabile” le voci sul toto-ministri. A pagina 5 il Tremonti-pensiero. Il ministro dell’Economia avverte “Siamo sul Titanic” e spiega che «all’euro, ormai, non ci sono alternative: sulla strada della costruzione dell’Unione Europea “o si va avanti o si va a fondo”. E nessuno può sperare, in Europa, di uscire dalla crisi da solo». DA qui l’ammonimento che «la salvezza non ci viene dalla finanza, ci viene solo dalla politica; ma la politica non deve più fare errori…. Dovremo insieme, maggioranza e opposizione, introdurre nella nostra Costituzione la regola d’oro del pareggio di bilancio. Perché senza questo il debito pubblico, un mostro che viene dal nostro passato, divorerebbe il futuro nostro e dei nostri figli». Ma AVVENIRE pubblica anche le critiche alla manovra di Confindustria e sindacati: «Tagliano tutto, tranne i costi della politica». Tutte le novità della manovra vengono riassunte alle pagine 6 e 7 con i due titoli di apertura “Pensioni tartassate: età innalzata e aumenti bloccati” e “Agevolazioni falciate anche per le famiglie”. La pagina 8 infine è dedicata alla reazione dei mercati finanziari dove “la tensione resta alta”.
LA STAMPA non sceglie mezze misure per l’apertura: “Manovra, colpite le famiglie”, e rincara la dose nella prima doppia pagina: “tagliate le detrazioni su asili nido, spese sanitarie, mutui casa, assicurazioni e ristrutturazioni. Via gli sgravi anche per gli studenti universitari”. Prima di passare, con un corredo di box sui singoli provvedimenti, il dito viene messo nella piaga viva della “categoria” su cui la manovra avrà gli effetti più duri, i nuclei famigliari appunto. A parte l’elencazione di cifre, nessun vero commento d’approfondimento nel merito della manovra e dei tagli: l’editoriale, di Luigi La Spina, evidenzia come nella generale situazione da “Titanic”, e a fronte dello sforzo chiesto a tutte le fasce di cittadini, “la politica resta immune dai sacrifici”: «È chiaro che con i risparmi sulla politica non si salvano i conti dello Stato, ma quello che amareggia è il generale muro di gomma che respinge ogni tentativo di contenere le spese», dice. E sottolinea la «sorpresa per l’incredibile insensibilità di una classe politica che non si accorge degli umori dell’opinione pubblica e che rischia, proprio per questo, di alimentare qualunquismo e moralismo. Soprattutto in un momento in cui la credibilità di chi chiede ai cittadini sacrifici richiederebbe almeno un gesto simbolico, importante e significativo, di condivisione di quei sacrifici».
E inoltre sui giornali di oggi:
GIOVANI
AVVENIRE – A pagina 9 l’allarme del Cnel sui giovani: «Sempre più “neet” che non studiano né lavorano. Il Consiglio nazionale economia e lavoro ha analizzato le tendenze del mercato nel biennio. La ripresa economica è troppo stentata per riassorbire la disoccupazione. In controtendenza il non profit che invece “assume di più” e rappresenta un’occasione di sviluppo. Un taglio basso firmato da Massimo Calvi sottolinea che nelle imprese sociali lavora il 3,5% degli occupati e riporta i commenti di Edo Patriarca (“Favorire l’apprendistato”), Carlo Borzaga (“Settore flessibile”) e Gianpaolo Barbetta (“Crescita selettiva”).
SANITA’
LA STAMPA – A pagina 9 inchiesta sul boom in Italia della “sanità low cost”, ovvero il proliferare di centri medici privati che erogano cure e esami a prezzi contenuti. Una “scorciatoia” che sempre più italiani scelgono, e che “ormai fattura quasi 10 miliardi di euro, con una crescita del 20-30% all’anno”. Una crescita destinata a diventare ancora più esplosiva, dice La Stampa, con l’entrata in vigore del superticket previsto dalla manovra. Dal 2014, “quando la sanità pubblica con i contributi degli assistiti dovrà ottenere il 40% dei risparmi previsti, per gli italiani curarsi nei nuovi centri medici low cost diventerà quasi più conveniente che rivolgersi al pubblico”. Un business interessante, “lo dimostra la discesa in campo di grandi gruppi bancari, come Intesa San Paolo e il Gruppo Banche popolari, primi azionisti di Welfare Italia, 25 poliambulatori specialistici e odontoiatrici sparsi per l’Italia a fine anno, che diventeranno 130 tra 4 anni”.
EXPO
IL GIORNALE – Alberto Giannoni firma “Lite Boeri-Guida, nel Pd è tutti contro tutti”. «l’amministrazione Pisapia in poco più di un mese sta avverando le più drastiche previsioni dei suoi detrattori: non solo si presenta come la giunta delle stangate (Atm, bonus libri, e chissà cosa devono ancora aspettarsi le famiglie). Non solo abbandona al loro destino alcune delle vie più critiche di Milano ritirando in 500 uomini fra forze dell’ordine e soldati per una scelta evidentemente ideologica. Ora si divide in mille pezzi sul dossier più importante, Expo, e comincia a sollevare critiche e distinguo dai suoi stessi sostenitori». Sul caso Expo in particolare «il sindaco, con l’aria di farlo controvoglia, ha ratificato l’accordo di Letizia Moratti e Roberto Formigoni (e già si parla di «cemento arancione»). Così facendo è riuscito nel capolavoro di deludere in un sol colpo la sinistra radicale e il Pd. I malumori sono stati in qualche modo accantonati in giunta, tanto che formalmente l’unanimità non è venuta meno. Anzi, Pisapia e Boeri hanno presentato il quadretto edificante dell’interesse pubblico che prevale. Ma passate poche ore i nodi sono tornati al pettine. Con Boeri alla carica. Prima in un’intervista al settimanale “Vita” ha detto “no a un’Expo metrocubista”, poi sul suo profilo facebook ha pubblicato riflessioni che politicamente rappresentano frustrazione e ambizioni».
BIOTESTAMENTO
AVVENIRE – Dopo il sì trasversale della Camera alle norme sul fine vita il quotidiano cattolico registra a pagina 11 la soddisfazione da parte delle associazioni delle famiglie: «riconosciuta la dignità dei nostri cari, disabili e in stato vegetativo» che ora chiedono «un salto di qualità nell’aiuto» e si aspettano «sostegno concreto e risorse». Nell’editoriale “La vittoria di Ippocrate” Francesco D’Agostino scrive tra l’altro: «Ciò che non è coerente con la medicina ippocratica è l’eutanasia. Che tra coloro che criticano la legge sulle Dat ci siano in prima fila, e con particolare virulenza, espliciti fautori della “dolce morte” dovrebbe dare molto a pensare a quale sia l’autentico portato bioetico di questa legge».
RIFIUTI
IL MANIFESTO – Richiamo in prima pagina per il dossier di Legambiente sui comuni ricicloni “Riciclaggio sotto il livello Ue Roma rischia il collasso” titola il richiamo che rinvia a pagina 5: «Su 378 comuni laziali soltanto sette raggiungono l’obiettivo del 60% di raccolta differenziata. In tutta la regione il sistema di smaltimento della monnezza è nelle mani del monopolista Cerroni. Il dossier di Legambiente mette a nudo carenze e disfunzioni di un meccanismo inceppato. Gli impianti non bastano (ce ne sono quattro in funzione) ma il problema resta. E lo sforamento dei parametri dell’Unione europea attiva le procure, che ora indagano». Pagina 5, interamente dedicata al problema rifiuti si apre sull’articolo dedicato ai problemi laziali in cui si sottolinea che « Il dossier di Legambiente boccia la capitale, dove la chiusura della discarica di Malagrotta farà esplodere il problema» ma anche che: «Più che la capitale d’Italia Roma è il simbolo del sistema rifiuti all’italiana che non funziona. Se non è chiaro dove andrà a finire la monnezza prodotta dai tre milioni di abitanti, dopo l’annuncio dell’imminente chiusura di Malagrotta, chiara e senza sfumature è la bocciatura della gestione capitolina, basata esclusivamente sulle discariche del monopolista della regione Lazio (…)» di spalla un colonna è dedicata al dossier in cui si sottolinea i comuni virtuosi come «Salerno gioiello del Meridione: 70% di riciclo». Sempre in tema rifiuti l’articolo dedicato a Napoli e allo scontro tra De Magistris e i disoccupati organizzati, mentre a Chiaiano si stanno mobilitando i no discarica. In un piccolo box la “quasi rissa” in consiglio comunale a Modena nel dibattito sull’accoglienza dei rifiuti campani.
PAKISTAN
AVVENIRE – “Asia Bibi: vi ricordate di questa donna?” è il titolo della fotonotizia in prima pagina che annuncia il nuovo appello in Pakistan per salvare la donna accusata di blasfemia. Condannata a morte per aver bevuto allo stesso pozzo delle sue compagne musulmane e aver usato, lei “impura” cristiana, lo stesso bicchiere delle altre donne. L’udienza per il secondo grado non è stata ancora fissata a 25 mesi dal fermo e oggi i legali esigono la celebrazione del processo nel quale annullare le false accuse che hanno portato alla condanna. La vicenda a pagina 3, dove è pubblicata anche un’intervista a Paul Bhatti, fratello del ministro delle minoranze ucciso dai fondamentalisti.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.