Legge di bilancio 2025

Manovra, ecco gli emendamenti per il Terzo settore

La Commissione Bilancio della Camera pronta a riprendere l'esame della Legge dei Bilancio, con gli oltre 4mila emendamenti presentati. Ecco quelli che riguardano i nodi più caldi per il Terzo settore

di Sara De Carli

Attività in Aula alla Camera

Venerdì 15 novembre in Commissione Bilancio della Camera riprende l’esame della Legge dei Bilancio (C. 2112-bis​ Governo – relatori Comaroli, D’Attis, Lucaselli, Romano). Il termine per la presentazione degli emendamenti era l’11 novembre. Ora iniziano a circolare le modifiche richieste, con una bozza di fascicolo con oltre milleseicento pagine. Sono 4.562 gli emendamenti alla manovra 2025 depositati in commissione Bilancio della Camera, circa 1.200 della maggioranza e circa 3.300 dell’opposizione. Sono 190 le proposte emendative presentate da Fratelli d’Italia, mentre da Forza Italia ne sono arrivate 501. La Lega ne ha avanzate 428, Noi Moderati 142. Per quanto riguarda le opposizioni, il Pd ha depositato 992 emendamenti, il Movimento 5 Stelle 1.218, Alleanza Verdi e Sinistra 354, +Europa 45, Italia Viva 282, il Gruppo Misto 76, Misto Minoranze linguistiche 201 e Azione 130.

5 per mille

L’emendamento presentato dai due deputati di Fratelli d’Italia Vietri e Vinci, cui ha fatto riferimento la viceministra Maria Teresa Bellucci (leggi qui) è il numero 8.078 e prevede l’incremento del tetto del contributo del 5 per mille. «Per la liquidazione della quota del cinque per mille è autorizzata la spesa di 575 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2025», si legge nel testo, pari cioè a 50 milioni in più rispetto al tetto attuale di 525 milioni di euro. Agli oneri derivanti dall’attuazione del presente articolo, si provvede tramite il Fondo per far fronte ad esigenze indifferibili che si manifestano nel corso della gestione.

Gli emendamenti 8.079 (Gebhard, Schullian, Steger, Manes), 8.080 (Barabotti, Cattoi, Frassini, Ottaviani), 8.081 (Panizzut, Lazzarini, Loizzo, Matone, Barabotti, Cattoi, Frassini, Ottaviani) e 8.082 (Bicchielli, Cavo, Brambilla, Carfagna, Alessandro Colucci, Pisano, Semenzato, Tirelli) hanno testo identico fra loro e alzano il tetto del 5 per mille a 535 milioni di euro per il 2025, a 555 milioni di euro per il 2026 e a 565 milioni di euro a decorrere dall’anno 2027.  Previsto anche che a decorrere dal 2025, gli enti destinatari del contributo del 5 per mille possano conoscere il nominativo del contribuente se lo stesso contribuente ne concede autorizzazione in sede di dichiarazione dei redditi, Quest’ultima richiesta, da sola, è contenuta pure nell’emendamento 8.083 (Grimaldi, Borrelli, Zanella).

L’emendamento 8.0106 (Stumpo) unisce 5 per mille e 2 per mille ai partiti: alza il tetto del 5 per mille da 525 a 550 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2025 e quello del 2 per mille ai partiti da 25,1 a 35,1 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2025.

L’emendamento 8.0107 (Zanella, Grimaldi, Borrelli) alza il tetto del 5 per mille a 550 milioni di euro a decorrere dall’anno 2025 e proroga al 31 dicembre 2025 l’accesso per le Onlus. Identiche modifiche rispetto all’iscrizione delle Onlus al 5 per mille verrebbero introdotte con gli emendamenti identici 8.0108 (Bonetti) e 8.0109. (Gadda, Faraone, Del Barba).

2 per mille

L’emendamento 8.077 a firma Steger, Gebhard, Schullian, Manes chiede il ripristino del 2 per mille per le associazioni culturali dall’anno 2025, misura non cumulabile con il 5 per mille. La copertura chiesta è di 12 milioni di euro annui a decorrere dal 2025.

Articolo 112

Ben dodici emendamenti chiedono di sopprimere tout court l’articolo 112: (112.1 De Bertoldi; 112.2 Marattin; 112.3 e 112.4 Steger; 112.5 Vaccari, Forattini, Marino, Romeo, Andrea Rossi; 112.6 Zanella, Grimaldi; 112.8. Ubaldo Pagano, Guerra, Lai, Mancini, Roggiani, Merola, Quartapelle Procopio, Gribaudo; 112.10 Bonetti; 112.11 Donno, Dell’Olio, Conte, Caramiello, Torto, Carmina; 112.12 Semenzato, Lupi, Bicchielli, Brambilla, Carfagna, Cavo, Alessandro Colucci, Pisano, Tirelli; 112.13 Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni; 112.14 Boschi, Del Barba, Faraone, Gadda.

La soppressione ovvierebbe sia all’incomprensibile obbligo di prevedere un rappresentante del ministero dell’Economia e delle Finanze nel collegio sindacale o nell’organo di revisione di tutti gli enti che percepiscono contributi pubblici “di entità significativa”, stabilita in almeno 100mila euro annui, sia al limite di spesa per l’acquisto di beni e servizi, previsto dal comma 4, che rischia di diventare un incomprensibile freno all’economia sociale.

Gli emendamenti dal 112.15 al 112.28 intervengono in vario modo sull’attuale articolo 112: c’è chi vorrebbe portare la quota di contributo ricevuto dallo Stato da 100mila euro a 1 milione di euro e chi si è preoccupato di fare un emendamento che va ad escludere dalla misura le sole fondazioni lirico-sinfoniche.

Proroga regime Iva

L’emendamento 3.012 (Grimaldi) prevede l’esenzione Iva per enti del Terzo settore fino al 1° gennaio 2026. Idem l’emendamento 8.0100 (Guerra, Ubaldo Pagano). Gli emendamenti 4.07 (Grimaldi, Dori, Bonelli, Fratoianni, Zanella, Borrelli, Ghirra, Mari, Piccolotti, Zaratti) e 3.02. (Manes) intervengono sul decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, in materia di applicazione di Iva all’esercizio d’impresa per gli enti del Terzo settore. L’8.065 (Miele, Sasso, Latini, Loizzo, Barabotti, Cattoi, Frassini, Ottaviani) proroga le disposizioni previste dalla legge 398/91, sulla disciplina sulla determinazione forfetaria dell’IVA, per gli enti non soggetti alla disciplina del Terzo settore. Il numero 8.087 (Cattaneo, Pella, Cannizzaro) ripristina il regime del fuori campo IVA per le attività mutuali svolte dalle associazioni verso i soci. L’emendamento 8.089 (Guerra, Furfaro, Malavasi, Ubaldo Pagano, Merola, Ghio, Roggiani, Bonafè, Manzi, Vaccari, Orfini, Berruto, Iacono, Romeo, Peluffo) interviene sul DPR 633 per dire che non sono invece considerate attività commerciali nemmeno «le prestazioni di servizi effettuate in conformità alle finalità istituzionali da associazioni non commerciali con qualifica di ente di Terzo settore […] nei confronti di associati, di altre associazioni di Terzo settore che svolgono la medesima attività e che per legge, regolamento, atto costitutivo o statuto fanno parte di un’unica organizzazione locale o nazionale, dei rispettivi associati o iscritti e dei tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali, nonché le prestazioni di servizi di cui all’articolo 85, comma 4, del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117 […] se effettuate a fronte di erogazioni supplementari stabilite dall’associazione in assenza di un nesso diretto con il costo effettivo del servizio». Stesso tema, con sfumature, per l’emendamento 8.0105 (Zanella, Grimaldi, Borrelli).

Irap per gli Ets

Quattro emendamenti (8.0101 Zanella, Grimaldi, Borrelli; 8.0102. Zanella, Borrelli, Grimaldi; 8.0103 Bonetti; 8.0104 Gadda, Faraone, Del Barba) parlano di deducibilità dell’Irap per gli Ets.

Foto di Stefano Carofei/Sintesi

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.