Politica

Manovra, è quasi fatta

Fiducia del Senato, il Governo riduce i tagli ai parlamentari

di Franco Bomprezzi

La manovra è quasi legge dello Stato. Il Governo ottiene la fiducia al Senato, e ora si appresta a incassare anche il voto della Camera. Fra le pieghe degli emendamenti una “autoriduzione” dei sacrifici per i parlamentari apre subito una nuova polemica contro la casta. Ma quel che conta sono soprattutto i numeri reali dei tagli, destinati a cambiare il volto del welfare italiano. Ecco come i giornali affrontano anche oggi il tema più importante.

“La manovra passa al Senato” è il titolo, quasi scontato, del CORRIERE DELLA SERA. In sintesi le notizie: “Approvato dal Senato (165 sì, 141 no, 3 astenuti) il maxi emendamento che riscrive la manovra economica varata a metà agosto, la cui entità è salita a 54,2 miliardi nel 2013, anno in cui si dovrà raggiungere il pareggio di bilancio. Per il governo è la fiducia numero 49. Il decreto da oggi è all’esame della Camera. Protesta dei Cobas davanti a palazzo Madama, palazzo Grazioli e Montecitorio: tafferugli e cariche delle forze dell’ordine. Sollievo della Bce, spread Btp-Bund in calo, Borse euforiche dopo il sì della Consulta tedesca al piano salva Stati”. Ma in apertura la polpetta avvelenata: “Nel maxi emendamento approvato dal Senato è spuntato a sorpresa lo sconto sui tagli alle indennità dei parlamentari-professionisti. Nel decreto varato l’11 agosto si prevedeva che a senatori e deputati, qualora avessero proventi dalla loro attività professionale, fosse tagliata del 50% l’indennità. Ora la riduzione si limiterà al 20% per la parte eccedente i 90 mila euro e al 40% per la parte eccedente i 150 mila”. Interessante l’analisi di Alberto Alesina (“Le tre lezioni subito dimenticate”, commento che parte in prima e si conclude a pagina 3): “Primo: aggiustamenti dal lato della spesa strutturale (cioè non tagli una tantum) sono gli unici che consentono una stabilizzazione e riduzioni durature del rapporto tra debito e Pil. Aumenti di imposte, invece, non fanno che rincorrere la spesa con i suoi incrementi automatici. Secondo: gli effetti recessivi di tagli alla spesa sono inferiori a quelli di aumenti di imposte. Terzo: le conseguenze negative sull’economia di riduzioni di spesa si possono contenere o persino evitare quasi del tutto con politiche strutturali di stimolo che accompagnino la manovra, dando così ai mercati un senso di fiducia sul futuro del bilancio pubblico”. Solita infografica, aggiornata nuovamente, sulle misure della manovra a corredo dei servizi di cronaca parlamentare e delle reazioni, positive, della Banca europea. A pagina 9 Francesco Verderami si lancia in un retroscena: “Ipotesi di governo tecnico. L’antidoto del rimpasto”. Scrive l’informatissimo notista politico: “nel centrodestra monta un malpancismo che tiene insieme insofferenze sulla condotta politica del premier e anche sulla sua condotta privata. È da vedere se e in che modo questo movimento di «indignados» si manifesterà, se nel gruppo dei Responsabili si prepara la rottura dal Cavaliere, e soprattutto se nel Pdl è davvero in atto una raccolta di firme che segnerebbe una clamorosa e storica abiura del fondatore. Gli scricchiolii li avverte anche Verdini, «sento sbattere le ali» ammette l’uomo che per Berlusconi costruì alla Camera la maggioranza del 14 dicembre, e secondo il quale «al momento la situazione è sotto controllo, perché tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare». Il coordinatore del Pdl resta però convinto che il Cavaliere dovrebbe dar vita a un rimpasto di governo, «necessario come una trasfusione» per rivitalizzarsi: «Anche perché in Parlamento non è che ci sia gente disposta ad andare a votare». Traduzione: non è più come una volta, o Berlusconi o morte”.

“La casta si fa lo sconto”- “I furbetti della politica”. Questi sono rispettivamente titolo e soppalco de IL GIORNALE riguardo al primo via libera alla manovra economica che contiene soprattutto, rispetto alla penultima versione, la riduzione dei tagli ai “costi della politica”. Un nuovo cambio di rotta del governo che è commentato dall’editoriale di Vittorio Feltri, aperto con un chiaro «c’è sempre qualcuno che trova modo di rovinare tutto». Una dura accusa alla casta che secondo chi scrive «ha confermato di essere miserabile» e di aver ribadito di «non essere all’altezza di  insegnare alcunché a tutti noi». All’interno a pagina 2 doppio articolo di cronaca e di spiegazione sulla giornata di mercoledì, dando spazio alle reazioni politiche. Pagina 3 invece è  un focus sulla riduzione dei tagli agli stipendi dei parlamentari, misure che nell’articolo sono «ridotte a ben poca cosa, un pennacchio di fumo dell’ennesima fiammata di antipolitica finita nel silenzio di chi dell’anti-casta ha fatto un brand di successo». L’ultima pagina che si dedica all’approvazione al Senato del testo del documento di programmazione economica ha come centro i calciatori (“Calciatori presi in contropiede dovranno pagare 35 milioni” è il titolo). Che con la nuova forma del contributo di solidarietà saranno quelli che pagheranno un prezzo «tutt’altro che simbolico» come sottolinea chi scrive. Una «doccia gelata» che gli stessi calciatori hanno commentato in varia maniera dalla “demagogia” di Buffon all’obbedienza di Cesare Prandelli: “Se è legge non si paga e si commenta”. Un salasso che comunque con i suoi 300mila euro di tetto non colpirebbe la maggior parte dei professionisti italiani che alla soglia fissata di 300mila euro non ci arrivano. Per concludere un articolo di taglio basso sul rapporto tra Lega e maggioranza all’indomani del primo sì alla Manovra. “La Lega mastica amaro. E la base s’infuria”.  Un pezzo in cui si sottolinea come il «Carroccio ha fatto indigestione di rospi su contributo di solidarietà, Iva e soprattutto pensioni» e come tale situazione abbia portato a un malcontento diffuso nella base dei militanti.

D’obbligo l’ampio spazio in apertura della prima pagina de IL MANIFESTO dedicata al voto di fiducia del Senato ieri sera alla manovra, la grande foto di apertura è però dedicata al Giro della Padania con un titolo ironico “Giro tondo” e un sommario che spiega “La farsa del Giro della Padania, voluto dalla Lega e sponsorizzato dalla Federazione ciclistica italiana, si trasforma in un calvario per i ciclisti (…) Esplodono le polemiche: «È un’iniziativa politica, gara da annullare»”. Tornando alla manovra cui sono dedicate quattro pagine interne. In prima si riassumono i temi trattati “Buona la quarta. La manovra Berlusconi-Tremonti ottiene la prima fiducia a Palazzo Madama: 165 sì, 141 no. Il Cavaliere diserta i banchi del governo e si intrattiene a palazzo Grazioli con i suoi avvocati e il senatore del Pdl Esteban Castelli, quello che con l’amico Lavitola definiva «pericolosissimo» (…) Oggi il governo vara riforme istituzionali che non vedranno mai la luce. Cori, uova e fumogeni davanti al senato. Gli indignati: «ritorneremo»”. Galapagos firma l’editoriale “Manovratori di classe” in cui si legge: “La galera fa schifo, ma sicuramente nessun evasore fiscale ci finirà. Come nel 1982, quando fu varato un provvedimento definito «manette agli evasori» che da Andreotti, in televisione, fu commentato con un «ride bene chi ride ultimo». Affermazione che fa ancora «sganasciare» gli evasori. Oggi la storia si ripete. (…) Sul fronte fiscale siamo, dunque, alla pura demagogia, all’opportunismo più sfrenato. Come quello che nel 2008 portò Berlusconi e Tremonti ad abolire la tracciabilità dei pagamenti con il risultato che il cavaliere e il ministro l’hanno fatta franca sui soldi passati a Tarantini e Milanese (…)» Galapagos definisce un aggravante il fatto che: «Berlusconi e Tremonti hanno negato fino a poco più di un mese fa la necessità di una manovra di questa entità. Con due motivazioni: l’Italia «sta meglio degli altri paesi» e «la Ue non ce lo chiede» Ora che il governo è stato commissariato dalla Bce, Draghi e Napolitano la manovra è stata varata (…)» e continua «Una manovra confusa, senza idee, improvvisata. Nulla in grado di dare ossigeno all’economia e al paese» e conclude «(…) quando l’evasione fiscale è forte occorre colpire di meno il reddito (anche quello delle imprese oneste) e di più la ricchezza mobiliare e immobiliare. Perché la “robba”, per dirla alla Verga, sfugge più difficilmente al fisco. Tremonti dovrebbe saperlo, ma quando si attua una politica economica di classe si fa finta di dimenticarlo».A pagina 2 l’analisi politica con un titolo molto eloquente “La manovrona e la «manovrine»” e guardando all’esame di oggi alla Camera si osserva che “cani sciolti, ex finiani e «sudisti» ex Pdl superano quota 15. E i frondisti vogliono «spacchettare» i super ministero di Tremonti”. Nell’articolo si analizzano poi i tanti indizi di mal di pancia tra i politici del centro destra come la proposta Pisanu di un “passo indietro di Berlusconi” per concludere «(…) la resa dei conti è rinviata solo dall’emergenza economica (…)».

La manovra da 54 miliardi «è stata approvata  dal Senato tra proteste e tafferugli», racconta LA REPUBBLICA in prima pagina. Il voto di fiducia è «il 49esimo della serie», ma il nuovo «piano di austerity» piace a Bruxelles e ai mercati e soprattutto «consente di recuperare il prezioso bene della fiducia». A commento della manovra una pagina di brevi interviste a big dell’economia, sotto il titolo “Nessun progetto per rilanciare l’economia” e un pezzo della sociologa Chiara Saraceno che denuncia come stia passando sotto silenzio il fatto che «il prezzo maggiore della Manovra sarà pagato dalle donne» per più motivi: oltre all’età della pensione, saranno loro a subite i contraccolpi dei tagli ai servizi sociali, sia perché come utenti (per loro aumenteranno i carichi di cura familiare) sia come protagonisti (quello dei servizi sociali è un mercato del lavoro fatto soprattutto da donne). LA REPUBBLICA invece, sulla scia dell’intervista di ieri al presidente dell’Antimafia Beppe Pisanu, che ha osato chiedere le dimissioni di Berlusconi per fare spazio a un nuovo governo di larghe intese, va avanti con l’ipotesi del «tabù caduto» e sull’«ipotesi Pisanu». Giuliano Cazzola è uscito allo scoperto chiedendo a Berlusconi di «mettere in salvo la sua eredità politica uscendo dal campo nel momento giusto e dando un contributo con delle rinunce». LA REPUBBLICA anticipa anche un documento dei “pisaniani”, quattro fogli scritti da Pisanu che ieri circolavano tra i «malpancisti» del Pdl, a cominciare da Pera, Versace e Scajola, che si sono dati tre settimane di tempo per una «svolta responsabile».

Quota 17. Sono le pagine dedicate dal SOLE 24 ORE alla manovra di ferragosto. Titolo in prima a tutta pagina: “Sì alla manovra, 36 miliardi di entrate”. I commenti sono di Luigi Guiso “Un pareggio di bilancio «Obtorto collo»”, e di Carlo Bastasin “Quel giudice di Berlino che parla di noi”. Titolo rassicurante di taglio basso “Rimbalzo in Borsa: +4,24%. Scende lo spread BTp-Bund”. Il quotidiano di Confindustria offre una ricognizione a tutto campo della manovra appena approvata concentrandosi sui numeri e sulle technicalities della misura. Ampio risalto alla reazione (positiva) dei mercati finanziari. 

Apertura in prima pagina su ITALIA OGGI: “Manovra, 3 passi indietro” e 11 pagine di  approfondimenti sulle varie voci della manovra. L’impostazione dei pezzi è fatta ad hoc per un pubblico di addetti ai lavori come commercialisti e avvocati. Fuori dal coro della tecnicità, un pezzo a pag 4 “Camere ormai ridotte a passacarte” secondo il quale, «il Berlusconi IV peggiora i malvezzi (pur pesanti) del Prodi II». I voti di fiducia, 50, «hanno neutralizzato il Parlamento»; e quello a pag 5 “Sorpresa, i paperoni aumentano”. «Dal 2006 al 2010» scrive il pezzo «i contribuenti che dichiarano più di 500 mila euro sono aumentati del 44.6% passando da 7.952 a 11.500.  Quelli che hanno redditi superiori a 1 milione di euro sono cresciuti del 42,4%, da 1.896 e 2.700».  L’Italia è più ricca di quanto si pensasse? Per ITALIA OGGI « il trend crescente dei paperoni, per giunta in tempo di crisi, potrebbe essere il segno di una lotta all’evasione».

AVVENIRE titola “La madre di tutte le manovre: 54,2 miliardi” perché come spiega un box «la correzione mostre quella che ha riguardato i conti pubblici italiani negli ultimi 20 anni. si tratta di circa 440 miliardi dal 1991, contando  i 54,2 miliardi del decreto  in via d’approvazione. L’attuale correzione triennale è superiore a quella fatta nel 1992 dal governo Amato pari a oltre 47 miliardi. In terza posizione la manovra 2006 di Tomaso Padoa Schioppa, 35 miliardi, mentre nel 1996 la finanziaria di Prodi per centrare l’ingresso nell’euro valeva 32 miliardi. Un taglio basso da conto della “Guerra di cifre sulla stangata per i consumatori” riportando la polemica di questi giorni «Codacons calcola in 290 euro l’anno a famiglia l’effetto dell’Iva al 21%. La Cgia di Mestre invece dice che non si andrà oltre i 125 euro. Federconsumatori mette nel mirino le ricadute sul prezzo della benzina, calcolando con l’Iva al 21% un esborso aggiuntivo di 32 euro l’anno, che sommati agli aumenti  registrati nell’agosto 2010 portano a superare i 470 euro di costi diretti e indiretti».

“Sì alla manovra da 54 miliardi” titola in prima pagina LA STAMPA, scrivendo nel sommario che la maggioranza vota compatta la fiducia e riportando le proteste fuori Palazzo Madama. L’editoriale di Luca Ricolfi attacca sottolineando «l’enorme costo, soprattutto economico, che graverà sulle famiglie» per il fatto di aver tagliato così poco la spesa pubblica e puntato sull’aumento delle tasse, per i ritardi accumulati e per aver derubricato le misure sgradite alle lobby piuttosto che puntare sull’efficacia. Un primo piano a pagina 7 fa il punto con dei box sulle novità effettivamente introdotte con la manovra, il titolo ancora sulle famiglie: “La tassa sui consumi costerà 385 euro in più a famiglia”, è questa la stima del Codacons per un nucleo di quattro persone.

E inoltre sui giornali di oggi:

SOMALIA
CORRIERE DELLA SERA – Pagina 23: “Somalia, la morte per fame e le nostre colpe”, una pagina scritta da Alex Perry per Time e per il Corriere. Nel sommario la sintesi dell’emergenza. I somali vivono in uno stato di guerra e di anarchia da 20 anni: i morti sarebbero finora un milione. Al conflitto si è aggiunto l’allarme dell’Onu: 3,7 milioni di persone rischiano la vita per fame. Per la scarsità delle piogge un’area geografica grande come la Francia in soli 50 anni si è completamente desertificata.

VOLONTARI
LA STAMPA – “Siamo noi l’Europa che funziona”. A pagina 19 un reportage da Bruxelles racconta la mobilitazione europea di 100 associazioni di volontari. L’attività dei volontari in tutto il mondo, si legge nel sommario, valgono il 3% del Pil del pianeta. Nel meeting in Belgio emerge il desiderio di essere riconosciuti e il dibattito su una Carta dei diritti dei volontari, in modo da prevenire le ambiguità e fare in modo che i volontari non divengano “lavoratori da non pagare”.

CLANDESTINI
ITALIA OGGI –  Il pezzo “Ventimila clandestini a processo” fa il punto sul numero dei  procedimenti penali avviati nei confronti dei cittadini extracomunitari non in regola coni documenti.

RAZZISMO
IL MANIFESTO – Un colonnino a pagina 7 è dedicato al richiamo di Strasburgo all’Italia sulla xenofobia. «Siamo un paese razzista e i nostri politici, nella fattispecie quelli che ci governano, sono i primi a fomentare il razzismo. Attraverso il loro linguaggio, e non solo. Lo dice, anzi lo ribadisce, il Consiglio d’Europa di Strasburgo, che tempo fa aveva già criticato l’Italia per l’eccessiva lunghezza dei processi. L’indice questa volta è puntato contro il mancato rispetto dei diritti umani nei confronti dei rom e dei migranti in generale» Il colonnino si conclude osservando «Il Commissario, oltre ad ammonire duramente l’Italia, riserva al nostro paese, anche alcuni suggerimenti, tra cui la necessità di promuovere la conoscenza della storia e della cultura del popolo rom, magari attraverso schede informatiche messe a punto dal Consiglio d’Europa. Tanto per scongiurare l’ipotesi che vengano scritte dal ministro Bobo Maroni e dai suoi amici leghisti e post fascisti».

CALCIO
LA REPUBBLICA – Aiuto, i tifosi stanno estinguendosi. L’allarme, lanciato nel giorno in cui la Juventus inaugura il suo nuovo mega eco-stadio, i basa su una ricerca di Demos-Coop per Repubblica, che documenta per la prima volta nel 2010 un calo dal 52% al 45% dei tifosi, inclusi quelli più moderati. La commenta Ilvo Diamanti, che la sintetizza così: «i sentimenti sono diventati ri sentimenti», mentre la partecipazione è quasi completamente vissuta davanti agli schermi, non negli stadi. La società con più tifosi è la Juve, quasi il 30% del totale. A crescere, quasi del 10%, le organizzazioni di tifo “contro” un’altra squadra. Ovvero, il pallone «tifa contro». 

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