Politica
Manovra, colpo di coda
Esplode il caso Fininvest, norma ad personam nel decreto
Coda avvelenata del decreto contenente le misure della manovra finanziaria. Nella sua ultima versione, consegnata al presidente della Repubblica, è spuntata una norma ad personam, l’obbligo di accettare una cauzione per i risarcimenti superiori ai 20 milioni di euro, bloccando l’esecutività delle sentenze non definitive. Una misura che sembra scritta apposta per evitare alla Fininvest di Berlusconi di pagare un maxirisarcimento alla Cir di De Benedetti, a pochi giorni dalla sentenza di appello. Insorgono le opposizioni, e si annunciano forti dubbi del Quirinale. Ecco come i giornali raccontano questa nuova vicenda tutta italiana.
“Scoppia il caso del lodo Mondadori”: apre così il CORRIERE DELLA SERA. Servizi fino a pagina 6. In prima l’editoriale, molto severo, di Giovanni Bianconi: “Cattivi pensieri”. Scrive Bianconi: “Introdotta alla vigilia del verdetto d’appello, è difficile immaginare la ragione di una siffatta riforma diversa dall’esigenza di allontanare gli effetti (e soprattutto i costi per il capo del governo) di una possibile condanna della Fininvest. Paventata pochi giorni fa da un preoccupato Berlusconi, che agli ex compagni di scuola radunati per un funerale confidava: «Dove li trovo tanti soldi?» . Se la nuova norma dovesse entrare in vigore, il ricorso in Cassazione gli concederebbe qualche altro anno di tempo: per rinviare il pagamento basterà «prestare idonea cauzione» . Poi si vedrà. Il paradosso è che l’articolo in cui è stata infilata l’ennesima norma ad personam s’intitola «Disposizioni per l’efficienza del sistema giudiziario e la celere definizione delle controversie» . L’esecutività delle sentenze d’appello serve proprio a sveltire i tempi dei contenziosi, in modo da soddisfare più in fretta chi vince e scoraggiare ricorsi temerari o dilatori di chi perde. Il codicillo va nella direzione opposta. Nonostante il titolo. Ma evidentemente c’era un’urgenza più impellente da soddisfare”. “Mondadori, accuse al Governo” è il titolo che apre pagina 2. Scrive Monica Guerzoni: “Le opposizioni si scatenano. Pd, Idv e Sel denunciano l’ «abuso di potere» e chiedono al governo di ripensarci e porgere tante scuse agli italiani. Durissima la reazione di Fli, con il vicepresidente Italo Bocchino: «Un atto grave, un esplicito favore al premier e a Mediaset. Un intervento a gamba tesa…» . E a sera, per bocca del presidente dell’Anm Luca Palamara, anche i magistrati stroncano l’iniziativa del governo: «La norma determinerebbe un’iniqua disparità di trattamento e sarebbe, quindi, incostituzionale» . Pier Luigi Bersani parla di «insulto al Parlamento» e il vicesegretario Enrico Letta si aspetta che Berlusconi stralci la modifica e porga agli italiani «pubbliche scuse» . Tra i democratici c’è chi ironizza sul «partito degli onesti» di Berlusconi e Alfano e chi spera nell’intervento della Consob per stoppare una mossa che potrebbe influenzare i mercati. Donatella Ferranti, capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera, si scaglia contro il governo: «Sono senza vergogna. Una norma di classe in una finanziaria lacrime e sangue…» . La presidente Rosy Bindi si augura che il decreto contenente tale «abnorme abuso di potere» non arrivi mai in Gazzetta ufficiale e anche Anna Finocchiaro, capogruppo dei senatori del Pd, insiste sul conflitto di interessi del presidente del Consiglio: «È un provvedimento da furbetti»”. Più tecnico, ma non meno duro, il parere di Cesare Cavallini, docente di diritto processuale alla Bocconi, intervistato dal CORRIERE. Il giurista si dichiara “basito” e spiega: “«Da un lato perché va contro il principio di rendere la giustizia più celere che ispira gli articoli che si vogliono modificare: quando il legislatore ha previsto la facoltà del giudice di sospendere o no il pagamento di fronte a motivi validi, ha inteso anche ostacolare l’”impugnazione pretestuosa”. In parole povere se non si hanno ragioni valide è inutile “allungare”il procedimento con il serio rischio di dover anche pagare di più. Le nuove norme stabiliscono invece che chi è condannato a pagare più di 10 o 20 milioni di euro ed è in grado di prestare cauzioni idonee ottiene automaticamente la sospensione dal giudice, al quale viene sottratta la valutazione del caso concreto. Il giudice la concede in ogni caso, in teoria quindi indipendentemente dalla validità dei motivi d’impugnazione”. E il Quirinale? Spiega Marzio Breda: “Lo staff di Giorgio Napolitano si chiude in un’estrema laconicità, come sempre accade nei passaggi politici più delicati. «Il provvedimento è al centro di un’attenta e scrupolosa valutazione, che richiederà i tempi necessari» . Inutile azzardare ipotesi su quanto a lungo possa trascinarsi l’esame, e tantomeno sugli orientamenti. «Quando sarà il momento renderemo nota la decisione del presidente… certo, qui non si perde tempo»” . «Scelta giusta ma criticata solo perché mi riguarda» è il titolo che apre pagina 3, dedicato alla reazione di Silvio Berlusconi, ma anche all’imbarazzo dei suoi ministri. “È difficile insomma trovare qualcuno che parli ufficialmente della vicenda, per difendere la norma. Chi sa tace. Chi era all’oscuro si scandalizza, senza mezzi termini: non per i due commi incriminati, non per il merito delle modifiche al codice, ma «per l’ennesima ingenuità del presidente» – racconta Marco Galluzzo senza fare nomi – Nel governo si trovano ministri che si dicono basiti: «È veramente incredibile che qualcuno abbia pensato che potesse passare inosservata, che non scoppiasse l’ennesimo scandalo; visto che si tratta di un principio giuridico sacrosanto, e comunque difendibile con tanti argomenti, anche di prevenzione penale, bastava che qualcuno consigliasse a Berlusconi di rivendicarla, apertamente, con tanto di conferenza stampa. E invece si parlerà solo del metodo e non del merito, del presidente che come il bambino che ruba per l’ennesima volta la marmellata, un’altra norma ad personam, è incredibile…» . In assenza di reazioni ufficiali si può comunque dire che ieri Berlusconi, ad Arcore, discuteva in privato della vicenda con molta naturalezza, difendendo a spada tratta il provvedimento, come se non ci fosse alcun problema. «Non si capisce per quale motivo una norma giustissima diventa sbagliata se riguarda anche il presidente del Consiglio»”.
La vignetta di ElleKappa, a pagina 2 de LA REPUBBLICA sintetizza con rara efficacia la situazione: «Tra le lacrime e il sangue spunta la norma salva-premier» dice un personaggio, «Il comma profondo della decenza», gli risponde l’altro. Nettezza che riprende l’apertura del quotidiano: “Manovra salva-Berlusconi”. «Era da giorni che si sospettava potesse entrare la norma per salvare Berlusconi da una sentenza che, dicono dal suo entourage, metterebbe in gravi difficoltà la sua azienda. Dalle menti giuridiche del premier è scaturito un intervento quasi chirurgico», scrive Liana Milella. E l’intervento consiste nel rendere obbligatorio, nel processo civile, la sospensione dei pagamenti in vista della suprema Corte. Un’idea che non pare troppo coerente con il «partito degli onesti» rivendicato da Alfano (che ieri avrebbe dovuto presenziare a un convegno dove era previsto anche De Benedetti). Un’idea che i tecnici del Tesoro definiscono «devastante» perché introduce «il concetto di insolvenza nel privato». Gli stessi tecnici aggiungono: «Questa cavolata», riferisce nel suo retroscena Francesco Bei, «è stata voluta direttamente dal Guardasigilli. È uscita dalla filiera Berlusconi-Ghedini-Alfano. L’hanno cucinata interamente loro, i cuochi sono esclusivamente da rintracciare da quella parte». Insomma una ricetta preparata «all’insaputa di Tremonti». Scontata la reazione dell’opposizione che parla di «insulto» (Bersani) e prevedibile la freddezza del Presidente della Repubblica. Dopo un pezzo che rievoca perché Berlusconi debba così tanto denaro a De Benedetti (il contenzioso per la proprietà della Mondadori), tre pagine riferiscono le altre misure della manovra, infine arrivata al Quirinale. Nel testo sembrerebbero rientrati i tagli agli incentivi alle rinnovabili (Romano smentisce Prestigiacomo). Confermati i tagli alle pensioni “ricche”, il ticket dal 2012, più Irap per banche e assicurazioni, sale il costo del conto titoli. Particolarmente colpiti i dipendenti pubblici: «gli statali vengono pesantemente schiacciati», scrive Roberto Petrini: declassamento di professori a bidelli, visite fiscali anche per poliziotti e carabinieri, mobilità territoriale obbligatoria e blocco degli stipendi. Oltre allo stop degli stipendi e delle assunzioni. In compenso, Lampedusa è dichiarata zona franca: tasse sospese fino al 30 giugno 2012 (e piano di interventi di sostegno per 26 milioni). Infine le pensioni: età parificata nel 2035 – ovvero tutti in pensione a 68 anni. Mentre gli ex parlamentari avranno meno benefits ma la loro pensione non viene toccata. Previsti minori stanziamenti anche per Cnel, Csm e autorità. Superbollo per le macchinone.
IL GIORNALE dedica spazio in prima alla manovra. Alessandro Sallusti “I nuovi balzelli e quel cavillo che tutela (tutte) le aziende italiane”. «C’è il blocco dell’adeguamento delle pensioni superiori a cinque volte il minimo, c’è il superbollo sulle supercar, purtroppo c’è anche un non annunciato aumento delle tasse per i depositi in titoli superiori ai 50mila euro. La gente non è entusiasta di questa manovra economica. Anche perché la politica ha sì tagliato i suoi costi e privilegi ma, tranne l’uso degli aerei di Stato, li ha diluiti nel tempo. I tagli e i sacrifici sono un po’ come le centrali nucleari: tutti li vorremmo ma non nel nostro orto. A caldo, l’arrabbiatura della gente è legittima. Urgono compensazioni, formali e sostanziali, perché la maggioranza continui ad avere la fiducia dei suoi elettori. Ma oggi, probabilmente, sui giornali non si parlerà di questo ma di un codicillo contenuto nella manovra. In base al quale, nelle cause civili, le condanne di risarcimento superiori ai venti milioni di euro non potranno più essere immediatamente esecutive ma si dovrà attendere il terzo e ultimo grado di giudizio (nel frattempo basterà offrire garanzie economiche)». Sallusti poi affronta il caso Mondadori. Per il giornalista una scelta giusta. Perchè «se un’impresa è costretta a chiudere, chi risarcisce il malcapitato nel caso non raro che nel corso dei tre gradi il giudizio cambi? Chi può garantire che nel caso di assoluzione finale (possono passare anni) il vincitore in primo o secondo grado sia in grado di restituire il maltolto? Nessuno. Tanto che nella giustizia penale la pena (leggi carcere) diventa esecutiva (salvo esigenze diverse) soltanto dopo il pronunciamento della Cassazione». Francesco Forte all’interno firma “La mania di spremere il ceto medio”. «Non so chi, se il ministro o un direttore generale, ha inventato l’aumento bifase del tributo di bollo sui documenti dei depositi bancari. Qui siamo di fronte non solo a un “fissato bollato” – termine tecnico con cui si designano il bollo su atti legali – ma ad una vera e propria fissazione: quella che bisogna colpire i risparmiatori, che investono i soldi in titoli, ricorrendo alle banche o alla posta, non a proprie società: insomma i redditi del medio ceto e dei piccoli borghesi. Questo “tributicolo” è stato varato di soppiatto, quasi che si volesse spaventare la massa dei risparmiatori. Non essendoci comunicati ufficiali, le agenzie si sono scatenate in indiscrezioni. Vi era chi asseriva che erano immuni da tassa i depositi contenenti solo titoli pubblici e chi faceva sapere che erano tassati tutti i tipi di titoli. Vi era chi faceva riferimento ai depositi presso le banche e chi, più correttamente, informava che erano tassati anche i depositi presso altri intermediari finanziari. A quanto pare il tributo sarà di 120 euro per ogni deposito nel 2013, mentre bizzarramente si sdoppierà nel 2014, passando a 150 euro annui per i depositi sotto i 50mila euro e a 380 per quelli al di sopra. Dunque due depositi di una stessa persona da 25mila e da 26.100 euro pagheranno in totale 300 euro, mentre un deposito da 50.100 euro pagherà 30 euro di più. La logica di ciò sfugge».
“Comma da cancellare” È il titolo di apertura de IL MANIFESTO che va a sfondare la foto con il ripetitore di Mediaset “Alla vigilia della sentenza civile d’appello sul lodo Mondadori, Berlusconi infila nella manovra anti-pensionati la diciottesima legge ad personam, che congela il risarcimento milionario a De Benedetti. Una manna per i grandi debitori” riassume il sommario che rinvia a pagina 5 dove si conclude anche l’articolo che inizia a fianco della fotografia in prima dal titolo “La legge imbroglio del padre-padrone” «E 18! La diciottesima norma ad personam per Silvio Berlusconi (calcolo sicuramente per difetto) se ne sta lì, poche righe aggiunte da qualche manina proprio alla fine della «riforma della giustizia civile» che Angelino Alfano ha pomposamente inserito nella finanziaria triennale targata Tremonti. Un comma malandrino che bloccherebbe alla vigilia della sentenza d’appello il risarcimento milionario che Fininvest dovrebbe dare a De Benedetti per il cosiddetto “lodo Mondadori”. Incurante dell’opinione pubblica e del significato “politico” del referendum sul legittimo impedimento Berlusconi torna a piegare la legge per decreto alle sue convenienze personali (…)». A pagina 5 si affronta anche in una colonna di spalla il “Giallo sul taglio degli incentivi” alle rinnovabili, c’è poi la denuncia del sito Tuttoscuola che afferma «Così verranno tagliati un migliaio di vicepresidi», in un box a metà pagina si spiega tecnicamente che cosa succederà: in pratica non sarebbe più possibile nominare dei docenti a tempo determinato per sostituire quelli che sono esonerati e semi-esonerati dall’insegnamento per ricoprire il ruolo di vicepresidi. Sulla finanziaria e il suo arrivo al Colle, infine, un ampio articolo di centro pagina “Tremonti tra capo e Colle” esordisce così «Siamo all’ultimo atto di una vicenda oscura: il testo definitivo della manovra, prima della presentazione al Parlamento è stato trasmesso a Giorgio Napolitano che ne sta valutando la congruenza (…)» Nell’articola si illustrano alcuni passaggi della manovra dal blocco della rivalutazione delle pensioni, all’addizionale «erariale della tassa automobilistica, pari a euro 10 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt (…) si tratta di oltre 400 modelli di auto per fortuna poco presenti e poco vendute perché molto care (..)» viene fatto l’esempio della Ferrari FF che pagherà 2600 euro di bollo a fronte di costo di 260mila euro.
Ancora un’apertura sulla manovra da parte del SOLE 24 ORE che focalizza sui tagli alle pubbliche amministrazioni “Tagli da 5 miliardi per i ministeri”, è il titolo. Ma subito di spalla riferimento alla legge ad personam “All’esame del Quirinale la norma nascosta sul Lodo Mondadori”. Sulla questione del risarcimento a pagina 2 IL SOLE sottolinea “l’irritazione del Colle” e nel commento anonimo dal titolo “Al di sopra di ogni sospetto” a pagina 18 scrive: «Al di sopra di ogni sospetto come la moglie di Cesare. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non può permettersi il lusso che neanche lontanamente il sospetto sfiori la sua persona, Fininvest (l’azienda controllata dalla sua famiglia), le norme del decreto di correzione dei conti pubblici approvate dal Consiglio dei ministri e inviate ieri alla firma del presidente della Repubblica. Una norma del decreto, che modifica il codice di procedura civile, obbliga il giudice a sospendere l’esecuzione delle condanne superiori ai 10 milioni di euro in primo grado e ai 20 milioni in appello. La sospensione scatta fino al verdetto del successivo grado di giudizio. Se la norma venisse approvata, e se Fininvest venisse condannata in appello al pagamento di 750 milioni di euro, come ha sentenziato il tribunale di Milano in primo grado, il giudice su istanza del condannato (Fininvest) sarebbe obbligato a sospendere il pagamento fino alla sentenza di Cassazione. Prima della modifica ne aveva solo facoltà. I giudici di Milano sono in camera di consiglio. Perché si verifichi la fattispecie prevista dal decreto devono condannare Fininvest. È certamente possibile, ma siamo ancora nel campo delle ipotesi. Ipotesi che alimentano i sospetti di un’altra norma ad personam e che il presidente Berlusconi farebbe bene a spegnere. Per il Paese, i suoi cittadini e anche per sé».
ITALIA OGGI apre a tutta pagina con il titolo “Imposte al 5% per i piccoli”. Alessandro Felicioni spiega: «sarà un mix tra forfettino e forfettone la nuova, unica, agevolazione per le nuove (ma non solo) attività produttive e di lavoro autonomo. La manovra correttiva punta sulla rimodulazione e concentrazione degli incentivi fiscali con lo scopo dichiarato di favorire la costituzione di nuove imprese o di nuove attività professionali a opera di giovani o soggetti che hanno perso il posto di lavoro. L’imposta sostitutiva Irpef e Irap è fissata al 5% in luogo del 20% previsto dal regime dei minimi (forfettone) e del 10% del regime delle nuove iniziative produttive (forfettino)». Marco Bertoncini invece firma “Una manovra piena di eufemismi”. «Altro che età berlusconiana! Le vicende della manovra ripetono classiche stangate degli anni sessanta. Manca l’annuncio d’incrementi tributari su benzina e sigarette, ma per il resto la struttura resta identica. Alla base stanno incrementi tributari, fatti passare come ritocchi, aggiustamenti, adeguamenti, rimodulazioni (pure l’uso degli eufemismi è immutato). Ovviamente si fa girare la storiella che si tratti di colpire altri, non la gente comune: banche, speculatori, finanzieri, multinazionali, ricchi. Si tace che tassare i risparmi o salassare qualsiasi settore della vita civile fa salire i prezzi, sicché le conseguenze, anche in inflazione, le pagano i normali cittadini». “Sulla manovra è subito scontro” di Giampiero Di Santo guarda alla politica. «prima che dal Colle potessero arrivare segnali sull’articolato, sotto forma della promessa di una “rigorosa valutazione”, l’esplosione della grana della norma che sospende l’esecutività delle sentenze di risarcimento per somme superiori a 10-20 milioni (si veda l’articolo a pagina 5) ha fatto saltare in aria il possibile dialogo richiesto dal Pdl e dal ministro dell’economia, Giulio Tremonti. Che avevano sollecitato il Pd, ma anche l’Udc e tutti i partiti del centro e del centrosinistra, a presentare proposte di intervento alternative a quelle messe a punto dai tecnici di via XX Settembre. Difficile,immaginare che quell’invito sia raccolto dalle opposizioni, già preoccupate per la stangata sulla previdenza e per il taglio del 30%, smentito dai ministri dello sviluppo economico e dell’ambiente Paolo Romani e Stefania Prestigiacomo , inferto agli incentivi alle energie rinnovabili. Non a caso, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha parlato di “insulto al parlamento”. E anche il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, nei giorni scorsi addirittura gentile con il premier Silvio Berlusconi, è tornato a fare la voce grossa». A seguire Cesare Maffi firma “Colpito solo un pensionato su 4”. L’incipit dell’articolo è chiarissimo: «C’è un uso dell’avverbio “solo” (con varianti “soltanto” e “solamente”) molto caro al mondo politico, soprattutto a chi sta in maggioranza, e altrettanto, anzi, ancor più sgradevole a chi debba patirne le conseguenze. Si tratta della tendenza a minimizzare gli effetti di un provvedimento che colpisce questa o quella categoria, rilevando che gli effetti riguardano “solo” una minoranza». Marco Bertoncini invece sottolinea come “La casta resiste anche questa volta il vitalizio dell’onorevole non si tocca». Chiude Franco Adriano sottolineando la questione lodo Mondadori. L’articolo titola “Manovra col salvagente per Silvio”.
AVVENIRE apre con l’eloquente titolo “Una manovra con brividi” e sottolinea nel sommario che «a quattro giorni dal varo il governo invia al Quirinale il decreto. Ma spunta una norma pro-Fininvest: dal Colle dubbi sull’urgenza». Sospesi i risarcimenti oltre i 20 milioni, quindi pure quello che sarebbe dovuto a De Benedetti per il lodo Mondadori. Per Bersani «sarebbe un insulto al Parlamento” e l’Anm giudica la norma “incostituzionale”. Caos anche sul taglio del 30% agli incentivi per le rinnovabili, poi smentito dai ministri Romani e Prestigiacomo. Il commento nell’Altro editoriale “Errori da correggere” è evidenziato a centropagina in un box. Scrive il direttore Tarquinio: « Quando si manovra politicamente, si prendono sempre rischi. Quando la manovra è economico-finanziaria, si prendono soprattutto fischi. Qualche volta rischi e fischi si mescolano in modo inestricabile e più che motivato. È purtroppo esattamente quello che sta accadendo in queste ore mentre dalle pieghe dei provvedimenti destinati a mantenere il più possibile in ordine i malintesi equilibri contabili del Bel Paese emergono particolari sconcertanti…Non si capisce perché i tagli ai “costi della politica” siano tutti orientati al futuro e …. soprattutto non ci si capacita del motivo per cui in una manovra così aspra e dura, e in un momento così complicato per l’Italia e per la stessa maggioranza che la governa, debba saltar fuori una norma che, in sé, può avere una logica, ma che, oggi, appare tagliata su misura per una vicenda – il lodo Mondadori – che riguarda un’azienda di famiglia del premier. I rischi di una simile scelta sono più forti persino dei fischi che scatena. Tutto si può capire, ma non tutto si può spiegare e accettare. E gli errori si correggono».
LA STAMPA va dritta al punto, fin dal titolo: “Spunta la norma salva Fininvest”. Il commento firmato da Carlo Federico Grosso definisce come «senza senso» il comma infilato in extremis nella Manovra. La norma infatti – al di là del riferimento alla imminente sentenza d’appello sul Lodo Mondadori, «che spiegherebbe l’altrimenti inspiegabile realtà dell’innovazione di cui stiamo discutendo» – per Grosso è «illogica» e lascia «gravissime discrasie»: favorisce una parte a danno dell’altra (che tra l’altro ha vinto la causa) e non dà alcuna accelerazione alla giustizia (come si pretenderebbe). Tra i commenti a cui LA STAMPA dà rilievo, un Quirinale «spiazzato» e «irritatissimo», che ora potrebbe non firmare il decreto e una Rosy Bindi «pronta a scendere sulle barricate».
E inoltre sui giornali di oggi:
MANOVRA
LA STAMPA – Ampio spazio per il “giallo delle rinnovabili”, salvate in extremis: il comma che tagliava del 30% gli incentivi e le agevolazioni e avrebbe cancellato anche il bonus energia presente nella bozza per la stampa, è invece sparito nella versione ufficiale inviata a Napolitano.
NO TAV
IL MANIFESTO – “È scontro sugli scontri, i No-Tav: ma quali terroristi” è il titolo della falsa apertura della prima pagina del MANIFESTO che ai fatti della Val Susa dedica le pagine dalla 2 alla 4 e l’editoriale di Valentino Parlato in prima pagina, una lettera a Napolitano dal titolo “Caro Presidente”. Scrive Parlato: « (… ) Con tutto il rispetto, lei è stato ingannato a proposito della Val di Susa. La popolazione della Valle sta subendo una violenza insopportabile, che arriva tra le sue case. Non poche saranno abbattute (…) La violenza è sempre deprecabile, ma in Val Susa siamo di fronte a una violenza grande, del denaro», poi Parlato descrive un catastrofico futuro: « (…) Le fonti sotterranee saranno compromesse o si perderanno come troppo spesso avviene per gli scavi nella montagna. Forse l’acqua sparirà del tutto – nessuno dei fautori del tunnel ha fatto studi in proposito – e la Valle dovrà essere rifornita dalla pianura, con appositi trasporti di acqua da bere. L’agricoltura perfetta della Valle, i legumi, il vino d’altura, spariranno senza rimedio. Tutto un prevedibile disastro ecologico in cambio di un treno inutile (…)» e conclude con un invito: «(…) Presidente venga nella Valle. Si renderà conto di tutto con i suoi occhi, con il suo alto senso di giustizia».
BIOETICA
AVVENIRE – A pagina 11 parla di “settimana decisiva” per il Ddl sul fine vita che dovrebbe passare alla Camera e ricorda: « La proposta, approvata per la prima volta nel 2009, vede la luce dopo innumerevoli test». Intervista al relatore Domenico Di Virgilio che confida in «ampie convergenze trasversali perché il bene del paziente deve essere l’obiettivo di tutti».
NOMADI
IL MANIFESTO – L’ultima pagina, dedicata alle “storie” è dedicata a “Nomadi in condominio” come recita il titolo ovvero “Rom e integrazione così funziona a Bologna» la pagina racconta «L’esperienza del Pilastro, periferia “popolare” del capoluogo emiliano destinata ad accogliere le fasce più povere della popolazione. Ovvero generazioni di migranti: prima italiani, poi marocchini, pachistani, romeni. Dopo il tragico incendio del campo in cui vivevano, molte famiglie originarie della ex Jugoslavia sono diventate assegnatarie di un alloggio pubblico». In un box l’intervista a Nicola Solimano, della Fondazione Michelucci che da oltre vent’anni con la Regione Toscana porta avanti ricerche sui temi dell’habitat sociale e realizza progetti per l’inclusione abitativa dei rom. “«L’idea di ghettizzazione non dovrebbe essere accettata nelle nostre città»” Il titolo riassume il pensiero di Solimano.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.