Politica
Manovra, che ci succederà davvero?
Tremonti ce l'ha fatta, ma i tagli mordono il sociale
Tremonti sembra ormai in grado di condurre in porto positivamente la manovra, addirittura inasprendo alcuni tagli e rimpinguando l’ammontare complessivo, nei tre anni, fino a 79 miliardi. I giornali a questo punto cercano soprattutto di capire bene che cosa succederà agli italiani a partire da lunedì prossimo.
- In rassegna stampa anche:
- MISSIONI ALL’ESTERO
- FAMIGLIA
- CORNO D’AFRICA
- AMBIENTE
“Stretta su sanità e pensioni” è il titolo scelto dal CORRIERE DELLA SERA, e spiega in sommario: “Subito il ticket su pronto soccorso e ricette per le visite specialistiche. Previdenza, tagli agli assegni sopra i 2300 euro. Cambia l’età del ritiro”. Le prime otto pagine sono dedicate alla manovra e ai suoi effetti. A pagina 3 il pezzo che spiega le modifiche alla manovra: “Il ritorno del ticket fra le proteste”. Scrive il CORRIERE: “La manovra di correzione dei conti pubblici sale, di colpo, da 60 a 79 miliardi. Già quest’anno ci sarà un primo intervento per ridurre il deficit di 3 miliardi di euro, nel 2012 la correzione sarà di 6 miliardi, poi salirà a 25 nel 2013 e a 45 miliardi nel 2014: 79 miliardi di euro in quattro anni per rispondere all’attacco della speculazione. Il rafforzamento della manovra è avvenuto nell’arco di un solo pomeriggio, con la presentazione da parte del relatore di un pacchetto di emendamenti concordati con il governo, e che, inutile dirlo, hanno scatenato un diluvio di proteste. I nuovi interventi toccano tutti i settori economici e le critiche arrivano da ogni dove. Ci sono i sindacati che protestano per le nuove misure sulle pensioni e per la prevedibile stretta sull’assistenza e le agevolazioni fiscali, la Confindustria che contesta il poco coraggio avuto dall’esecutivo nel taglio dei costi della politica, l’opposizione che, costretta a fare il gioco del governo, non vuol metterci anche la faccia e annuncia il voto contrario. Protestano i medici per le restrizioni sul pubblico impiego, le associazioni dei consumatori per la conferma dell’aumento dell’accisa sulla benzina, per la nuova imposta di bollo sul deposito titoli considerata eccessivamente pesante anche nella nuova versione. Per non dire di quasi tutti gli ordini professionali, che stanno alzando un fuoco di sbarramento contro la possibile liberalizzazione dei servizi e delle professioni. Mentre sulla reintroduzione del ticket per la sanità il coro dei «no» è quasi unanime, abbracciando sia l’opposizione che i governatori delle regioni, già infuriati come i sindaci per i tagli del prossimo triennio”. Nel dettaglio, a pagina 5, le “novità” nei vari settori. Vediamo la salute: “Da lunedì si pagano 10 euro per le visite 25 sui codici bianchi”. In dettaglio: “Da lunedì, a carico di tutti i cittadini non esenti, scatta il ticket di 10 euro sulla ricetta per l’assistenza ambulatoriale specialistica e di 25 euro (oltre agli esenti in questo caso non pagano i bambini fino a 14 anni) per le prestazioni di Pronto soccorso col codice bianco, quelle per le necessità meno gravi. Previsto dalla Finanziaria 2007 del governo Prodi, il ticket nazionale sulla diagnostica è stato di anno in anno rinviato trovando coperture alternative. L’emendamento presentato ieri dal relatore di maggioranza alla manovra prevede invece che il ticket di 10 euro entri ora in vigore, riducendo l’incremento del finanziamento del Servizio sanitario nazionale per il 2011 dai 486,5 milioni di euro previsti originariamente dal decreto legge della manovra ai 105 milioni dell’emendamento, con un risparmio di 381,5 milioni”. E mentre Massimo Mucchetti a pagina 9 si sofferma sulle nuove prospettive delle privatizzazioni, Mario Monti scrive per il CORRIERE e per il FINANCIAL TIMES il suo commento autorevole: “Quel che serve davvero al Paese”. Eccone un passaggio: “È essenziale insistere sulla linea della disciplina fiscale, che il ministro Tremonti sta perseguendo con determinazione e se mai assicurarsi che essa venga rafforzata nell’esecuzione. Ma è altrettanto essenziale abbandonare la politica, e perfino la filosofia, seguita dal ministro Tremonti nei tre governi Berlusconi a su un’altra questione decisiva: che è di importanza vitale per l’Italia far aumentare la produttività complessiva dei fattori produttivi, la competitività e la crescita; e ridurre le disuguaglianze sociali. Ciò deve essere conseguito, ovviamente, non allentando la disciplina di bilancio – come esponenti autorevoli del governo e della maggioranza chiedono con insistenza al ministro Tremonti – ma rimuovendo gli ostacoli strutturali alla crescita. Essi sono numerosi e ben radicati in molti settori. Una cosa hanno in comune: derivano dal corporativismo e da insufficiente concorrenza.
IL SOLE 24 ORE apre ancora sulla manovra, “Tagli ai bonus fiscali per 20 miliardi”. Maximilian Cellino, a pagina 2, spiega le novità sul deposito titoli “Fino a 50mila euro depositi titoli esenti dal superbollo”: «Modifica dopo modifica al testo iniziale della manovra, il giusto compromesso sull’imposta di bollo che grava sul deposito titoli sembra essere vicino. Gli ultimi emendamenti presentati ieri dal relatore disegnano una tassa dagli effetti più progressivi sugli investitori pur salvaguardando il gettito, anzi aumentandolo leggermente rispetto a quello indicato nella relazione tecnica originaria. Elemento chiave della nuova stesura è l’esenzione da ogni rincaro per coloro che sul dossier presso la banca hanno in giacenza attività per un valore inferiore ai 50mila euro: questi continueranno a versare l’equivalente di 34,20 euro annui come è avvenuto fino a ora. I cambiamenti avranno impatto invece a partire da questa soglia e sono sostanzialmente tre le nuove fasce ideate. Sui conti con giacenza compresa fra 50mila e 150mila euro il bollo salirà a 70 euro annui nell’immediato e a 230 euro dal 2013; su quelli con titoli del valore compreso fra 150mila e 500mila l’onere salirà prima a 240, poi a 780 euro; oltre questo livello si pagheranno invece 680 euro fino al termine del 2012 e 1.100 successivamente. Certo, il bollo continuerà a gravare sempre di più in proporzione per chi ha pochi titoli sul deposito: il caso limite di mille euro (al di sotto del quale non si deve versare niente) implica sempre un peso del 3,42% rispetto alla giacenza, onere che generalmente diminuisce al crescere dei titoli in portafoglio. I più abbienti verranno però colpiti in modo maggiore dalla misura, basti pensare che l’impatto su chi ha 500mila euro in portafoglio passerà dagli attuali 0,007% allo 0,22 per cento». Tra i commenti segnalo quello di Franco Debenedetti “La speculazione vive sulla cattiva politica”: «Madre di tutti i pregiudizi è la “speculazione”, e massimamente quella al ribasso, peggio ancora se oscenamente nuda. Eppure per ogni venditore c’è un compratore, tanto poco santo quanto il primo un malfattore. Chi si mette al ribasso sul debito di uno Stato sovrano, sa di correre un grosso rischio: lo speculatore deve agire secondo le leggi, i Governi le leggi le fanno, e possono modificarle quando gli torna comodo. Supponiamo che il Governo italiano lunedì avesse annunciato che portava l’età pensionabile per tutti a 65 anni, o che vendeva una pingue aziendona di stato: se aveva la maggioranza per farsi rapidamente approvare le sue decisioni, sarebbero stati gli speculatori a farsi gregge e a scappare precipitosamente. Gli speculatori non attaccano un obiettivo economico, ma l’incapacità politica di risolverlo. (…) Fra gli strumenti con cui i Governi potrebbero respingere gli attacchi, le privatizzazioni sono il sistema più semplice, perché non comportano né licenziamenti né riduzione dei servizi prestati. Proprio per questo, più alte si ergono le mura merlate degli idola fori con cui respingere chi propone di privatizzare: non conviene, non si può più fare politica industriale (sic!), è un regalo ai privati».
Due commenti di Marco Bertoncini “O tagli o tasse, ma non ci sono alternative” e di Pierluigi Magnaschi “Se non si taglia, l’unica alternativa è: più tasse”, entrambi molti pessimisti sul fatto che la politica abbassi i sui costi e riduca le tasse, fanno d antipasto a 9 pagine di approfondimenti di ITALIA OGGI su varie voci della manovra. Nel mirino di ITALIA OGGI l’emendamento del governo che rinvia le liberalizzazione delle professioni per 8 mesi. In un commento “le regole dell’assurdo”, il quotidiano dei professionisti va giù senza mezzi termini: «La politica dimostra ancora una volta la sua inettitudine a trovare un compromesso accettabile tra interessi contrapposti. E così finisce per scrivere una norma per dire che: gli esami di Stato sono salvi (quindi anche gli ordini); i servizi e le attività economiche andrebbero liberalizzate (ma quali?); a tal fine il governo proporrà dei regolamenti (a chi?).Tra 8 mesi ciò che non sarà regolamentato sarà libero. Ma libero da cosa? Chi ci capisce è bravo».
IL GIORNALE titola a tutta pagina “Tremonti resiste”. «Il discusso pm Woodcock lo bracca (sul nulla) mettendo a rischio il Paese e i nostri soldi. Il ministro: non lascio e rinforzo la manovra (pensioni d’oro, ticket e liberalizzazioni)». Salvatore Tramontano firma “Attenti i veleni di Woodcock danneggiano tutto il Paese”. «Sulla strada di Tremonti, e sul suo lavoro per tutelare l’Italia dagli squali, è apparsa un’onda anomala. Magari casuale. Magari non voluta. Ma sta lì e cresce insieme al suo carico di dubbi. È il fattore W. E se tutta questa tempesta giudiziaria che ruota intorno a Tremonti fosse solo l’ultimo buco nell’acqua del pm Woodcock? Il dubbio maggiore è proprio qui. Alimentato dal capo della procura di Napoli, Lepore, che ieri s’è affrettato a dire che il ministro non è indagato. Eppure i magistrati napoletani hanno lasciato che per giorni si speculasse, che per giorni si rincorressero le voci. Viene da chiedersi perché, allora. Forse non è neanche dolo, ma sfiga. A pensarci bene sarebbe la più masochistica delle beffe italiche. Nessuna accusa di disfattismo: il buon magistrato non aveva sicuramente come obiettivo lo scossone finanziario. Solo che se si dà uno sguardo al suo curriculum un po’di sfiducia c’è». Nicola Porro scrive “Ma la borsa non è al sicuro. Non si può fermare il mercato”. «La risposta del governo alla turbolenza sui mercati è stata quella di rendere più dura la manovra fiscale. È ciò che chiedono i mercati? Sì, ma solo apparentemente». Per Porro infatti «noi dobbiamo fare i compiti, ma non è detto che sia sufficiente. Nei prossimi cinque anni l’Italia deve rifinanziare 500 miliardi di euro di debito pubblico (insomma chiedere a Nomura & Co. di piazzarli in asta a compratori che non pretendano interessi da usura). C’è una differenza rispetto al passato. E non di poco conto. In giro per il mondo c’è una massa di liquidità da far spavento. Dopo la crisi dei subprime, i grandi investitori hanno tirato i remi in barca. E hanno in cassaforte cash da impiegare come raramente è avvenuto (senza leva) negli ultimi decenni. È più comodo mettere nell’angolo un Paese che ha bisogno come il pane di quattrini come l’Italia,che investire nel suo debito a tassi ridotti come erano fino a poche settimane fa. Il morso della speculazione non si è affatto fermato. Anzi il primo boccone è stato talmente saporito da far ritenere che non si fermerà». In conclusione «la morale è che Tremonti e Berlusconi possono (e devono) fare la manovra migliore del mondo e far sì che non si diano spunti a speculatori e risk manager, ma la partita è molto più grossa di noi».
“Manovra, il ticket scatta subito” è il titolo di apertura in prima per LA REPUBBLICA a sintetizzare le misure anticrisi e contro l’aumento del debito presenti nella manovra. Da lunedì, dunque, si pagheranno 10 euro per le ricette e 25 euro per il pronto soccorso. E’ solamente uno dei provvedimenti aggiunti alla manovra da 43 miliardi di euro che ne fa lievitare il conto finale a quota 70. L’intera manovra viene presentata a pagina 6 e 7, dove trova spazio l’articolo di Antonello Caporale sulla promessa liberalizzazione degli ordini, osteggiata frontalmente dagli avvocati del Pdl. Roberto Mania, invece, a pagina 9 punta il dito sulle privatizzazioni che potrebbe avere in mente di portare avanti il numero uno al Ministero dell’Economia. Intanto Berlusconi tuona dal suo bunker di Palazzo Grazioli dove è asserragliato da qualche giorno contro Tremonti: «Si rimetta in riga o lasci» sembra aver detto ai suoi. A stretto giro di posta la reazione di Tremonti: «Faccio come Pertini ai tempi della P2». Sullo sfondo un’ipotesi Mario Monti o Lorenzo Bini Smaghi, che potrebbero però non voler salire sulla zattera in tempesta per sostituire Tremonti. A pagina 4 si fa il punto della situazione in Borsa, dove il mercato finanziario sembra aver tirato fiato. Rimangono insistenti le voci di un taglio al rating da parte di Moody’s, mentre l’Unione europea rimanda il meeting per affrontare la situazione della Grecia.
IL MANIFESTO titola: “Manovra più pesante e voto di fiducia. Tremonti rivendica il colpo grosso: aumenta le tasse (20 miliardi), salva la casta, anticipa i super-ticket sulla sanità e obbliga gli enti locali a svendere le aziende pubbliche. Indietro tutta sui referendum” così riassume in prima pagina IL MANIFESTO i temi trattati nelle pagine 2 e 3 dedicate all’apertura, con una foto di Tremonti che domina la prima con il titolo “Saldissimi”. Alle ricadute della manovra è dedicato l’editoriale di Guglielmo Ragozzino “Beni comuni in vendita”: «La manovra in parlamento sarà immediata; questo è il momento delle decisioni irrevocabili, come si diceva una volta. Sotto le bombe – Moody’s e compagni che tirano alle banche italiane mentre è Giulio Tremonti, alle spalle dell’onorevole Milanese, l’anatra zoppa – si è formata da noi un’Unione sacra che solo la misurata retorica del presidente chiama “coesione”. L’opposizione si è liquefatta, affidandosi a una di quelle parole dal suono magico: tregua (…)» e sul fatto che gli enti locali siano “spinti” a vendere i beni comunali osserva «(…) un simile comando è tipico di uno stato centralista che vuole eliminare ogni forma di autonomia locale. La misura riporta l’intero quadro politico indietro di decine di anni, agli albori della prima repubblica, con buona pace del federalismo proclamato ogni due giorni (…) Inoltre la cessione di attività decisive come i trasporti urbani mette le città alla mercé dei fondi e delle banche che hanno anticipato i mutui necessari agli investimenti. Infine, chi garantirà il servizio già pubblico? Se il fondo straniero, nuovo proprietario della rete tramviaria, dovrà scegliere tra maggiori profitti e nuove vetture, come si comporterà?» e conclude «(…) A ben vedere la finanza internazionale ha inferto un colpo alla straordinaria Italia dei referendum. Primo paese del capitalismo avanzato l’Italia si era mostrata capace di ribellarsi e scegliere la via dei beni comuni, della democrazia partecipata, del rifiuto del nucleare. Era un colpo intollerabile per coloro che si considerano i padroni del mondo: andava subito cancellato. Occorreva un segnale forte, valido per tutti, in Europa e fuori: nessuna libertà a chi si oppone. Il segnale è arrivato: i beni comuni delle città italiane sono in vendita».
“Manovra sempre più cara” strilla AVVENIRE il quotidiano cattolico e nel sottotitolo ricorda le due misure principali “ticket sanitari dalla settimana prossima e scure sulle pensioni d’oro dal 1° agosto”. I servizi interni vanno da pagina 4 a pagina 7. La prima è dedicata al giudizio favorevole sul progetto quadriennale elaborato dal governo da parte del Fondo monetario internazionale e degli analisti della società americana. «Entrambi però chiedono un’applicazione severa delle misure presentate e una maggiore focalizzazione sulla necessità di spingere un Pil troppo lento». A pagina 5 Eugenio Fatigante parla del testo della manovra «riscritto dall’esecutivo per garantire l’approvazione lampo (oggi al Senato e domani alla Camera, in entrambi i casi con voto di fiducia). Rilevanti le novità: ritocchi alla stangata sul deposito titoli, confermato l’anticipo al 2013 del taglio alle agevolazioni fiscali». Riscritta anche la norma che cancellava gli Ordini professionali dopo la minaccia di senatori Pdl di non votare la manovra. In un box AVVENIRE evidenzia l’allarme dei presidenti delle Regioni su cui grava quasi la metà dei tagli. Secondo i governatori, che sottolineano il pericolo per i servizi alle famiglie, «considerando che la manovra rende di fatto irrealizzabile il federalismo fiscale, occorre una verifica complessiva del processo attuativo della legge». Infine a pagina 7 si parla dell’asse Draghi-Tremonti che fanno fronte comune contro gli attacchi dei mercati all’Italia: «La stabilizzazione dei conti pubblici va rafforzata e approvata in tempi rapidissimi… ma il presidente designato della Bce avverte: occorre rilanciare la crescita». In evidenza anche i commenti del segretario Cgil Camusso secondo cui la manovra resta “iniqua” e dell’amministratore delegato di Fiat Marchionne, che esprime “Fiducia nell’Italia: ce la farà”.
“Sanità, il ticket scatta subito. Taglio alle pensioni d’oro”, titola in prima LA STAMPA. Che concentra il servizio di apertura sull’illustrazione delle misure previste: dal ritorno dei ticket sulla diagnostica e specialistica e al pronto soccorso, all’imposta di bollo sul dossier titoli, al taglio delle agevolazioni fiscali, alla manovra sulle pensioni. Fra le reazioni c’è il “caso” di Banca Etica: la possibilità di un aumento dell’imposta di bollo sulla custodia dei titoli rischia di far pagare un pesante onere agli oltre 35.000 soci di un gruppo che ha una finalità unica nel panorama italiano. I soci stanno sottoscrivendo un appello che invieranno al presidente della Commissione bilancio del Senato Antonio Azzollini.
E inoltre sui giornali di oggi:
MISSIONI ALL’ESTERO
IL MANIFESTO – Richiamo in prima pagina per l’articolo su “L’ultima della Difesa: marinai italiani a nolo contro i pirati somali”. «Novità nel decreto che rifinanzia le missioni militari all’estero: si possono noleggiare soldati italiani per fare la scorta nei mari dei pirati. Lo chiedevano gli armatori» spiega IL MANIFESTO nel sommario che rinvia a pagina 6 dove l’articolo di apertura spiega che «Italia più di Francia e Spagna: gli imprenditori potranno scegliere tra truppe regolari o contractors. Parte la marina, seguono carabinieri e finanzieri. Lo prevede il decreto di rifinanziamento delle missioni, d’accordo governo e opposizione. Aumentano i rischi a bordo e i costi (nascosti) per i contribuenti».
FAMIGLIA
AVVENIRE – A pagina 3 Luigi Campiglio, docente di Politica Economica all’università Cattolica di Milano, firma un’inchiesta su “ Tasse e famiglie” che esamina gli squilibri del fisco italiano e illustra i relativi costi: «L’Italia ha una modesta politica di sostegno dei redditi bassi, ma non una vera politica familiare, come avviene ad esempio in Francia. Il 16% dei bambini nel nostro Paese vive in famiglie in condizioni di povertà relativa. La quota è dell’11% in Germania e del 7% in Francia. I nuclei italiani con un solo reddito sono gravati da un eccesso di pressione, quasi sette punti percentuali in più per redditi superiori del 33% alla media».
CORNO D’AFRICA
LA STAMPA – “La grande carestia che sta uccidendo il Corno D’Africa”. LA STAMPA pubblica in prima pagina l’immagine shock di Aden Salaad, un bambino somalo di due anni arrivato denutrito ma vivo all’ospedale di Medici Senza Frontiere nel più grande campo profughi del mondo, a Daab in Kenya. È la più grave crisi umanitaria del mondo quella che ha colpito il Corno D’Africa, risultato della siccità, della crisi alimentare ma anche dell’instabilità politica, con un territorio come quello della Somalia dove semplicemente vivere è diventata una sfida quasi impossibile. Un quarto dei somali sono in fuga dal proprio Paese. Dieci milioni di persone rischiano di morire di fame. LA STAMPA sente Agire, il network di ong per le emergenze, Unicef e Save the children: mai visto nulla di simile, dicono.
AMBIENTE
AVVENIRE -A pagina 12 pubblica un articolo intitolato “Emarginati al lavoro: boschi in salvo ed energia pulita” sull’accordo siglato dal consorzio di cooperative Cgm e dalla Renovo che consentirà a più di mille persone disagiate di trovar lavoro nella gestione di 50 nuove centrali a biomassa. L’obiettivo è produrre energia attraverso la combustione di rifiuti verdi. Prendersi cura dell’ambiente e ripulire i sentieri può essere un modello di business capace di coniugare competitività e inclusione lavorativa di persone svantaggiate.
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