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«Mannaggia alla miseria», Lina s’è innamorata di Yunus
La Wertmüller su Raiuno con un film sull'inventore del microcredito
«Lui è un uomo straordinario, è riuscito a fare dei piccoli miracoli». Addio ai film di lotta, quindi? «Al contrario, questa è un’opera sullo scontro di classe» «Mi sono talmente innamorata di Yunus che all’inizio volevo fare un film sulla sua vita. Ma mi hanno fregato i diritti dal piatto. Anche se forse è stato meglio così». Breve pausa, sguardo complice, sorriso sornione: bastano per capire che alla fine, l’ha spuntata lei, Lina Wertmüller. «La biografia non l’hanno fatta. Io ho girato questo Mannaggia alla miseria, che è dedicato a Muhammad. Lo trasmetterà prossimamente RaiUno».
Vita: Chi sono i protagonisti?
Lina Wertmüller: Tre ragazzi che vogliono applicare la sua teoria a Napoli. Lui è un uomo straordinario, geniale: ha inventato il microcredito, che dà fiducia soprattutto alle donne, ed è riuscito a fare piccoli miracoli.
Vita: Un film sociale…
Wertmüller: Mi muovono sempre temi che riguardano la società. Non ho mai fatto pellicole d’amore. Il mio obiettivo era accendere una lampadina su questa bellissima iniziativa di Yunus. Ma non voglio entrare nel dettaglio del film. Porta male. Posso dire che il titolo – la più naturale delle imprecazioni – si riferisce alla voglia di combattere.
Vita: È un’opera grottesca?
Wertmüller: È un film che ha un piede nella realtà, ma non va dentro il realismo…
Vita: Ha scelto dei napoletani perché sono inventivi, fantasiosi?
Wertmüller:Effettivamente credo che questa teoria abbia infiammato le menti dei tre ragazzi anche in quanto napoletani. Nel microcredito c’è molta fantasia. Una scommessa che si avvicina al cuore dei napoletani.
Vita: Addio lotta di classe, alla Mimì metallurgico?
Wertmüller: No, perché? Il microcredito serve ai lavoratori e alle lavoratrici. Se non è uno strumento per la lotta di classe, questo… I ricchi e i poveri ci sono sempre stati. Direi però che da 40 anni a questa parte la situazione è molto cambiata. Non è più uno scontro, semmai un incontro.
Vita: Che immagine ha degli italiani?
Wertmüller: Non so dire. Guardando ai risultati delle consultazioni gli italiani danno la sensazione di sentirsi un po’ più tranquilli in zona media, centrale. Ci sono arrabbiatissimi, arrabbiati, arrabbiatini… e poi dall’altra parte felici, felicissimi che sono pochi. Non mi sembra che circoli un vento rivoluzionario.
Vita: Cosa pensa dell’Italia?
Wertmüller: È un Paese lungo e stretto. La Sicilia somiglia più all’Africa, il Piemonte più alla Francia. Un Paese la cui strana e straordinaria storia ha permesso la nascita di tante culture diverse. Credo sia stato un bene. È bella perché è una ed è fatta di tante realtà diverse. Ogni regione ha la sua capitale, ma questa è una ricchezza, non una povertà.
Vita: E di chi polemizza con l’unità?
Wertmüller: Sono sicura che nessuno vuole una cosa diversa dall’Italia unita. Che l’Italia sia una confederazione di realtà diverse è già nei fatti. La sua storia è stata fatta da piccoli Stati ognuno dei quali aveva una sua identità, un suo dialetto, una sua cultura, un suo principe. E questi principi ci hanno lasciato una grande ricchezza.
Vita: Lei è federalista?
Wertmüller: No. Ma avere tante culture è una caratteristica che mi piace. I federalisti fanno politica. Lei dà ancora retta ai politici?
Vita: A quali progetti si sta dedicando?
Wertmüller: Con Elio (quello delle Storie tese), porteremo a teatro Giamburrasca. E poi un film: Il sesso di Hitler.
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