Circa un anno, fa all?interno dell?Opg di Reggio Emilia iniziavano alcuni cambiamenti riguardo allo sviluppo dell?apertura di varie attività, come l?apertura del piano Cassiopea con relative attività lavorative.
Si tratta del corso di pittura, teatro, creta, la sartoria e la falegnameria che si sono insediati al pianterreno. Noi, insieme ad altri compagni, frequentiamo la sartoria, dove il lavoro non è finalizzato a dare guadagno cospicuo, ma allo sviluppo risocializzante del lavoro ?intramurario?. E anche la simbolica retribuzione è solo un incentivo per spingerci a migliorare. Infatti ci sono anche dei vantaggi per imparare nuove arti e mestieri che potrebbero aiutare ognuno di noi, a prescindere dagli anni di misura di sicurezza e dal tipo di reato per cui ci troviamo nell?Opg.
Forse questi cambiamenti sono stati determinati da nuvi indirizzi politici, visto che l?anno scorso sono venuti a trovarci sia il ministro Flick che il direttore generale degli istituti di pena, il presidente Margara. Poi all?inizio dell?anno, con l?approvazione della nuova legge finanziaria, sono arrivati venti nuovi infermieri con l?obbiettivo di trasformare l?Opg in una struttura più ospedaliera e meno carceraria, tenendo conto però anche dei problemi di sicurezza e delle problematiche legate ad alcuni soggetti ?poco affidabili?. Tutti questi cambiamenti sono sicuramente positivi, ma la realtà e la sofferenza di molti di noi si tocca ogni giorno. In poche parole pensiamo che tutto ciò che luccica non sia oro perché non bisogna dimenticare che molti di noi ogni mese vanno dal magistrato di sorveglianza per il riesame della propria misura di sicurezza, ma circa il 60-7O% di questi vengono tenuti qui attraverso una nuova proroga della detenzione. Perciò ci chiediamo se tutti questi cambiamenti siano positivi per un futuro inserimento all?esterno o se per noi il futuro non ci sarà e l?unico reinsermento sarà quello interno: anni e anni di detenzione nell?Opg.
Nel mese di febbraio, noi della sartoria, abbiamo fatto un? uscita con il sarto, la direttrice dell?Opg, il comandante e il medico. Siamo andati a fare una normale cena come se fossimo vecchi amici e abbiamo mangiato anche troppo bene. I problemi qui sono molti, ognuno ha la sua storia, le sue paure, ma tanti oggi possono sperare e cercarsi degli interessi. Dobbiamo reagire, riscattare la nostra dignità e puntare a una vita migliore.
Alberto Ferrara e
Massimo Visona,
Reggio Emilia
Cari Alberto e Massimo, leggo sempre il vostro giornalino dell?Opg di Reggio Emilia, Effata, e vi seguo con interesse. Conosco gli Ospedali psichiatrici giudiziari, il loro stato di abbandono e i tentativi, fino ad oggi rimasti vani, di chiuderli. Quindi non posso che rallegrarmi di queste buone nuove: i corsi, i lavoretti, le (seppur rare) uscite.
Ma non credo che questi cambiamenti possano modificare la realtà. I manicomi criminali sono delle carceri che si sforzano di assomigliare a degli ospedali. Ma restano pur sempre dei luoghi dove si rinchiudono persone che invece andrebbero curate. Due leggi che ne chiedono la chiusura languono ancora in Parlamento. Fino a quando?
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