Cultura

Maneskin? Un prodotto attentamente costruito. Ma che ci racconta la rabbia dei ragazzi

di Lorenzo Maria Alvaro

I Maneskin non hanno bisogno di molte presentazioni. Sono oggi uno dei gruppi italiani più famosi nel mondo. La band dopo aver partecipato alla finale di Xfactor nel 2017 si è aggiudicata il Festival di Sanremo 2021 è anche l'Eurovision Song Contest 2021 e oggi è nella top ten della Billboard (al decimo posto). I ragazzi romani hanno anche due canzoni nella classifica top 40 del Regno Unito (fatto abbastanza clamoroso) e sono appena stati scelti come colonna sonora degli spot Pepsi.

Naturalmente il successo non significa molto, quanto meno per quanto riguarda la qualità. Altrimenti dovremmo considerare il Pulcino Pio o Gangnam Style opere d'arte raffinatissime. Ma di certo ci può dire comunque alcuni dati importanti.

Nel maneggiare i Maneskin bisogna naturalmente tenere bene a mente un dato: sono un prodotto commerciale e di marketing attentamente costruito anche a suon di ingenti investimenti. Tutto, dall'estetica, al “packaging”, alla musica non è lasciato al caso ed è evidentemente frutto di uno studio di mercato approfondito. Se per questo fa sorridere il fatto che vengano veicolati e intesi come rock band, quando sono un riuscitissimo esperimento pop, ritengo sia molto interessante capire perché abbiano fatto breccia e su cosa si siano concentrati nel costruirli.

Non c'è dubbio che l'estetica abbia un ruolo importante, un grosso lavoro di patchwork che ha assemblato e shakerato un po' tutti gli stilemi, le pose e gli atteggiamenti delle band rock degli anni '70, '80 e '90. A questo si aggiunge un'attenzione al tema della liquidità sessuale che, oltre a scimmiottare anch'essa gruppi e artisti molto ben riconoscibili, incontra uno dei temi più sentiti oggi dai ragazzi.

Ma, a mio avviso, la cosa più interessante sta nel “messaggio di fondo” dei loro pezzi. Damiano e soci danno voce ad una rabbia sociale e ad un conflitto generazionale di cui si parla sempre poco quando si considerano i temi giovanili.

Se fior di professionisti, sulla base di studi di settore e analisi di mercato, decidono di puntare sul disagio giovanile e sulla rivalsa nei confronti del mondo adulto per confezionare un prodotto che piaccia a quel segmento di pubblico evidentemente tutte quelle istanze esistono davvero. E infatti, guarda caso, sono le stesse che da ormai una decina di anni rappresentano il cuore degli ascolti giovanili premiando i generi che più di tutti se ne fanno portavoce: rap e trap.

La cosa forse rivedibile è che tutto questo venga preso in considerazione esclusivamente considerando quegli stessi giovani solo un target da colpire e cui vendere qualcosa. Potrebbe essere utile provare a prenderlo in considerazione seriamente.

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