Salute

Mandela: “L’Aids si batte, combattendo la tubercolosi”

Il resoconto dell'intervento del premio nobel a Bangkok

di Redazione

”La battaglia contro l’Aids non puo’ essere vinta senza combattere anche la tubercolosi”: e’ il messaggio lanciato oggi da Nelson Mandela nel suo primo intervento nella conferenza mondiale sull’Aids in corso a Bangkok. ”La tubercolosi – ha aggiunto – e’ troppo spesso una sentenza di morte per coloro che hanno l’Aids”. Oggi in Africa la meta’ di coloro che hanno il virus hiv muore a causa della tubercolosi, ma si stima che soltanto una persona sieropositiva su tre abbia accesso ad una cura efficace. Una situazione, ha aggiunto Mandela, che non avrebbe mai dovuto verificarsi. ‘

‘Sappiamo come curare la tubercolosi ormai da cinquant’anni, ma sono mancate sia la volonta’ che le risorse per diagnosticare rapidamente la malattia e per offrire ai malati le cure di cui avevano bisogno”. Mandela, che domani partecipera’ alla cerimonia di chiusura del convegno, ha dato il benvenuto al finanziamento offerto dal consorzio ‘Create’, promosso dalla Fondazione Bill e Melinda Gates per la lotta alla tubercolosi. Finora, ha aggiunto Mandela ”abbiamo perso terreno nella lotta contro la tubercolosi nel fronteggiare la diffusione dell’Aids. La speranza – ha aggiunti riferendosi al concorso – e’ di poter avere adesso i mezzi per combattere la tubercolosi nei luoghi che sono stati duramente colpiti dall’Aids”.

Oggi nel mondo la tubercolosi uccide oltre 5 mila persone ogni giorno ed e’ il killer numero uno delle persone colpite dal virus hiv, provocando dall’11% al 50% delle morti. Si calcola inoltre che, dei 14 milioni di persone che nel mondo hanno contemporaneamente la tubercolosi e l’Aids, 7 su 10 vivono in Africa. Anche in Asia l’infezione colpisce duramente provocando 4,5 dei 9 milioni di casi registrati ogni anno in sei paesi asiatici (Bangladesh, Cina, India, Indonesia, Pakistan e Filippine). Secondo gli esperti curare la tubercolosi significa prolungare la vita delle persone sieropositive. Se la malattia continuera’ a non essere diagnosticata, si ritiene che nei prossimi venti anni potrebbero verificarsi un miliardo di nuove infezioni, 200 milioni di persone potrebbero sviluppare la malattia e altri 35 milioni potrebbero morire.

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