Salute
Mancano donatori? Usiamo i vivi
Un rapporto dei medici britannici suggerisce vari metodi per aumentare la disponibilità di organi. Anche molto drastici
Un nuovo dibattito – e nuove, drastiche regole – per aumentare il tasso di donazione degli organi: è l’auspicio espresso da un rapporto della British Medical Association-Bma ripreso dalla Bbc. Anche se il numero delle donazioni è aumentato considerevolmente negli ultimi anni, le persone in attesa di un trapianto sono ancora molte, notano i medici inglesi, che propongono anche la soluzione al problema, in due mosse: trovare nuovi donatori, come per esempio i pazienti cerebralmente morti mantenuti in vita dai repiratori artificiali, e introdurre il consenso presunto: in mancanza di indicazioni contrarie, tutti sono da considerare donatori.
Il Galles proporrà l’introduzione del principio del consenso presunto entro l’estate, informa la Bbc. Il rapporto della Bma segue la pubblicazione di un’indagine ufficiale stilata da una commissione governativa. Negli ultimi tre anni il tasso di donazione è migliorato del 25% rispetto al biennio 2007/08, e secondo il NHS Blood and Transplant, l’organismo responsabile della raccolta e trapianto di organi, la precentuale di crescita potrebbe salire al 34% entro aprile. Un ottimo risultato, ma ancora lontano dall’obiettivo del 50% di aumento entro il 2013. Il paese con il più alto tasso di donatori al mondo è la Spagna – 35 donatori per milione di abitanti, contro i 16 del Regno Unito.
Ma il punto è: come aumentare le donazioni? La dottoressa Vivienne Nathanson, tra gli autori del rapporto, ha ipotizzato di «decidere chi ventilare e chi no», non per motivi di salute (specifica la dottoressa, che dà questi soggetti per spacciati) ma per «rendere questi pazienti donatori migliori». Un altro suggerimento della Bma è quello di «promuovere la donazione nei reparti di pronto soccorso, estendere l’utilizzo di donatori viventi, arginare le opposizioni dei parenti e varare campagne mirate a gruppi etnici quali neri e altre minoranze». Attualmente il 43% delle famiglie del Regno Unito rifiuta la donazione di organi: è a loro che i medici britannici si rivolgeranno.
Un altro mezzo potrebbe essere obbligare tutti i cittadini maggiorenni a a decidere se vogliono diventare donatori: chi dirà di sì avrà benefici quali una sorta di priorità se dovesse a sua volta aver bisogno di un trapianto, qualche forma di incentivo o compenso come per esempio la copertura delle spese funerarie. Obiettivo finale: rendere la donazione di organi «la routine del fine vita nel Regno Unito», come ha sintetizzato il dottor Paul Murphy, consulente del NHS Blood and Transplant. Per Murphy «il tasso di donazione dal Pronto Soccorso è ancora relativamente basso, mentre il potenziale è notevole».
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