Formazione

Manca ancora l’Anagrafe dell’Edilizia scolastica

Il Miur l’aveva promessa entro il 30 giugno. Di fronte all'ennesimo rinvio Cittadinanzattiva ha depositato un ricorso per chiedere l’ottemperanza del MIUR rispetto a quanto gli imponeva la sentenza esecutiva del Tar del Lazio del 2014.

di Redazione

L’Anagrafe dell’Edilizia scolastica è prevista dal una legge del 1996, ma ancora non è stata realizzata. Il Miur l’aveva promessa entro il 22 aprile, poi entro il 30 giugno, ma siamo al 1 luglio e l’Anagrafe ancora non c’è. Eppure questa mappa che fotografi lo stato di tutti i 40mila edifici scolastici d’Italia, in particolare le problematiche strutturali che essi presentano, la vulnerabilità sismica e le situazioni di rischio, è lo strumento preliminare per utilizzare in modo efficace i fondi (non pochi) che il Ministero ha stanziato per la sicurezza delle scuole e i lavori sul patrimonio edilizio, nonché per far conoscere alle famiglie le esatte condizioni degli edifici a cui affidano i propri figli.

Di fronte all'ennesimo rinvio Cittadinanzattiva ha quindi immediatamente depositato un ricorso per chiedere l’ottemperanza del MIUR rispetto a quanto gli imponeva la sentenza esecutiva del Tar del Lazio del 2014. «Con questa azione – spiega Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva – abbiamo chiesto al Giudice amministrativo di assegnare un termine di 30 giorni al Ministero dell’Istruzione e, in caso di ulteriore inadempimento, di nominare un commissario ad acta che provveda in via sostitutiva alla pubblicazione dei dati dell’Anagrafe dell’Edilizia scolastica ad oggi in possesso del Miur».

Il motivo della mancata diffusione dei dati è il ritardo di sei regioni (Lazio, Basilicata, Molise, Campania, Sicilia, Sardegna) nel comunicare al Miur i dati delle proprie scuole. Queste sei regioni però coprono il 35% di tutte le scuole del Paese: 14.522 su 41.383. «Continuare a decidere di investire fondi preziosissimi anche su queste sei regioni – continua Bizzarri – senza conoscerne le reali urgenze, determinarne le priorità e programmarne gli interventi, è un modo di procedere contraddittorio e sbagliato».

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