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Mamme sole: vite in cerca d’aiuto

E' consigliabile rivolgersi al servizio sociale del Comune di residenza (di Paola Franzin).

di Redazione

Sono una giovane mamma, rimasta vedova al quarto mese di gravidanza, genitore solo di una bambina di pochi mesi. Ho riscontrato una totale mancanza di attenzione e sostegno alle persone nella mia situazione. Sono costretta a tornare al lavoro: dopo il terzo mese del bambino la legge prevede altri sei mesi di maternità facoltativa retribuiti al 30%, come madre sola mi spetterebbero altri quattro mesi, sempre al 30%. Vi sfido a mantenere un figlio. Ho dovuto iniziare ad allattare artificialmente, i prezzi sono altissimi. Penso al futuro, a quando mia figlia andrà a scuola, a tutte le spese che già ora devo affrontare da sola… (email firmata) Il percorso, descritto nella lettera, delinea i limiti che, come singoli, abbiamo nell?affrontare una situazione difficile. Essere padri o madri, per quanto la natura stessa possa favorire l?impegno istintivo a cercare disperatamente la soluzione a un problema, non è sufficiente a ritrovare la dignità in un quotidiano diverso. L?Inas, patronato della Cisl, da tempo, tra le altre attività, fornisce un servizio di consulenza sui congedi per la famiglia e l?handicap. Non di rado, è possibile riscontrare, pur nella complessità delle norme (e a conferma di quell?impegno personale sempre presente) che, soprattutto nei casi più delicati, l?utenza si rivela molto più consapevole dei diritti riconoscibili dalla legge rispetto alla norma. Ciò quasi a significare il non volersi arrendere all?idea di non trovare risposte e di essere portatori di differenze invisibili per la società. Nel suo caso, ci troviamo a confermare, per quanto riguarda i congedi lavorativi per un genitore solo, che l?unica rimodulazione della tutela consiste nel riconoscimento alla mamma superstite di ulteriori 4 mesi di congedo parentale. Per quanto riguarda invece gli interventi di tipo economico, bisogna prendere atto che il solo beneficio che spetta nella sua condizione, limitatamente alla capienza d?imposta (cioè, per poter usufruire dell?agevolazione, è necessario avere un lavoro ben retribuito), consiste nell?aumento della detrazione fiscale per il figlio a carico. L?importo, per il 2003 (nel caso in cui il reddito complessivo del dichiarante sia inferiore a 15.494 euro) è pari a 546,18 euro, con un incremento di 29,72 euro rispetto alle detrazioni riconoscibili complessivamente a due genitori; incremento che si annulla per i redditi tra i 15.494 e i 36.152 euro ed è più ampio man mano che sale il reddito complessivo per i redditi superiori a 36.152 euro. In considerazione dell?attuale rilevanza che viene attribuita a questo strumento, quale intervento a favore delle famiglie, non si può dire che attui, nei confronti del genitore solo, una tutela rapportata alla sua capacità di reddito. Sia l?assegno di maternità a carico del Comune sia quello dello Stato erogato dall?Inps, essendo riconosciuti in occasione della nascita per ogni bimbo, se rappresentano un aiuto temporaneo in caso di nascite plurime, non lo sono affatto in caso di unico genitore (che non ne beneficia se ha già percepito somme a titolo di indennità di maternità). Purtroppo, si rileva l?assenza di continuità e di coordinamento tra i diversi interventi previsti a livello centrale nel tempo. Un recente esempio è rappresentato dall?assegno per il secondo figlio, introdotto dall?art. 21 del dl 269/03 (ora legge n. 326/03), che si aggiunge alle due provvidenze appena citate e all?assegno per il terzo figlio di competenza dei Comuni. Ciò comporta che la tutela si realizzi in modo non omogeneo, lasciando scoperte molte situazioni non perché meno difficili, ma perché rese ?invisibili? dal legislatore. Un?occasione importante (soprattutto in questa fase di avvio della riforma del mercato del lavoro) per attuare gli interventi sociali a livello locale è il sistema integrato previsto dalla legge 328/00. L?efficacia degli interventi è realizzata grazie ai diversi livelli di pianificazione degli stessi, articolati sulla base di un attento monitoraggio del territorio, con il contributo di tutti gli attori istituzionali a livello locale e del Terzo settore. A tre anni dall?entrata in vigore della predetta norma, purtroppo, si deve rilevare un?applicazione a macchia di leopardo; i riscontri positivi sono pochi e distribuiti in modo non omogeneo nel territorio nazionale, mettendo così a rischio quell?omogeneità dei servizi e delle prestazioni che la stessa legge avrebbe dovuto garantire a livello nazionale. Con questa premessa, la invitiamo a rivolgersi al servizio sociale del suo Comune di residenza (o a una sede del nostro patronato, l?Inas Cisl), per verificare l?eventuale attivazione di interventi a supporto della sua condizione.

Paola Franzin


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