Famiglia

Mamma dzemila e papà carlo: in strada nasce l’accoglienza

Minori. Lei rom, lui italiano, hanno una casa-famiglia

di Redazione

I rom rubano i bambini. Dicono. Ma nessuno l?ha mai provato. Quel che è certo, invece, è il contrario: i rom accolgono i bambini – rom, italiani, stranieri – che il tribunale dei minorenni toglie ai genitori che hanno difficoltà ad occuparsene. Succede a Roma, dove c?è una casa-famiglia gestita da una mamma rom, Dzemila, e dal marito gagio, Carlo Stasolla. Si chiama ?La casa di Marco?, ed è nata nel 2006 con l?appoggio dei gesuiti del Centro Astalli. Sta dentro il Centro Padre Arrupe, una struttura di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati politici, di cui sono responsabili sempre gli Stasolla: solo da lì, in sette anni, sono passate 1.400 persone.

«Viviamo accanto a queste famiglie come quando stavamo nei campi: una famiglia tra famiglie», dice Carlo, 43 anni. Già, perché Carlo, originario di Frosinone e con una laurea in teologia in tasca, a vent?anni ha scelto di andare a vivere nei campi nomadi. Ci è rimasto per 14 anni, ed è lì che ha conosciuto sua moglie, rom montenegrina, in Italia da 23 anni. Si sono sposati quindici anni fa e per nove anni hanno continuato a vivere nei campi, insieme ai loro figli, che oggi hanno 16 e 14 anni. Fin dall?inizio della loro vita a due, Carlo e Dzemila si aprono all?affido: «Abbiamo accolto una decina di bambini.

La casa-famiglia vuole dare una veste più strutturata alla nostra accoglienza, anche per poter accogliere più bambini». La Casa di Marco ha dieci posti: in questo momento il bambino più piccolo ha sette mesi, il più grande 14 anni. Metà sono italiani, metà stranieri. «Gli stranieri in genere vengono tolti alle famiglie per motivi di igiene ambientale o per ragioni sociali: abbiamo fatto diverse battaglie per alcuni bambini rom tolti ai genitori solo perché vivevano in una baracca; le storie più complesse sono quelle dei bambini italiani, lì si parla di abusi e maltrattamenti, ed è con loro che si fa il lavoro più delicato». Provo a chiedere se sia mai successo che queste famiglie avessero pregiudizi nei confronti di Dzemila: «Non è che lo sbandieriamo ai quattro venti? E comunque le assicuro che queste famiglie hanno problemi più importanti a cui pensare».

La scelta dell?accoglienza non si improvvisa, siamo abituati a dire. Ma Carlo ci spiazza con un «la nostra scelta viene dal nulla. La nostra formazione è stata la strada. Sono stati i rom che ci hanno insegnato l?accoglienza, l?ascoltare, il condividere. Se oggi siamo una famiglia accogliente è perché i rom ci hanno accolto e insegnato ad essere accoglienti. È questa la nostra sola formazione».


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