Cultura
Maltempo: Italia a rischio idrogeologico
La denuncia del Wwf: "in Italia è emergenza per suolo e protezione civile e la Finanziaria taglia i fondi". L'associazione ambientalista propone un decalogo per intervenire. Subito.
di Paul Ricard
Mezza Italia sott’acqua e l’Italia ritorna a riflettere sul rischio idrogeologico. Di fronte ai ripetuti allarmi della Protezione Civile in varie regioni il WWF ricorda come la manutenzione del territorio e la rinaturazione siano le ancore di salvezza per molte aree a rischio in prossimità delle sponde fluviali dove è necessario intervenire in maniera diffusa coinvolgendo Comuni e comunita? montane.
Sono elementi contenuti ad esempio nel Piano di Assetto Idrogeologico del Po, approvato nel 2001 ma ancora in parte inapplicato.
“L?emergenza ci porta a spendere troppi soldi (4.300 miliardi del 1994 del Po, 1.500 in Valtellina dal 1987, oltre 400 richiesti dalla Regione Lombardia dopo l?alluvione del 2000 ). Ad esempio, un terzo dei Comuni lombardi ha subito danni dopo l?alluvione del 2000 – ha dichiarato Andrea Agapito, responsabile Programma Acqua del WWF Italia – Bisogna passare dall’emergenza ad una gestione ordinaria del territorio. Le continue ingiurie che da anni subisce il nostro territorio dovrebbero mettere in moto stanziamenti cospicui per la difesa del suolo: purtroppo non è così.?
Lo dimostra l’analisi della Legge Finanziaria 2003 dove il WWF ha scoperto come sull’altare delle Grandi Opere Strategiche vengano sacrificati comparti importanti per la sicurezza del Bel Paese: la “scure” si è, infatti, abbattuta proprio su Difesa del Suolo e Protezione Civile per complessivi 218.028.000 Euro. Vengono invece mantenuti gli stanziamenti per il 2002-2003 per complessivi 354.300.000 Euro destinati alle Opere Strategiche (vedi Collegato Infrastrutture) di cui 160.400.000 Euro solo per il 2003.
In particolare, per la Difesa del Suolo il taglio complessivo nel solo 2003, rispetto al 2002, è di 202.066.000 Euro, ovvero il 28% in meno della cifra prevista per il 2003 dalla Finanziaria 2002.
Questo è il taglio più grave nonostante vi sia una Tabella con un Fondo speciale del Ministero dell’Ambiente e del Territorio che prevede un investimento di 100 milioni di Euro nel 2003 destinati alla “salvaguardia del territorio dal dissesto idrogeologico”, che appare però solo come previsione teorica di spesa e quindi può non essere mantenuta.
Sensibilmente ridotti anche i finanziamenti destinati alla Protezione civile (per il 2003 meno 15.962.000 Euro). A farne le spese anche le Aree protette, che rappresentano pur sempre un modello di gestione attenta del territorio: a fronte del taglio del 10% previsto dalla Finanziaria 2002 nel 2003 la “ferita” si amplia di altri 1.378.000 Euro (2,5% rispetto al 2002).
Ecco in sintesi le richieste del WWF: prima fra tutte l’applicazione del Piano di Bacino del Po. Ogni Piano regolatore sia adeguato alle norme del Piano di Bacino e che per ogni tipo di opera, nelle aree sensibili, si proceda tenendo sempre presente il rischio idrogeologico che incombe sull?area. E? fondamentale la formazione dei tecnici degli enti locali affinché vengano messi in condizione di intervenire in modo ordinario sia per controllare la tenuta del territorio sia per definire interventi mirati e diffusi che garantiscano la sicurezza e la qualità dell?ambiente
Un decalogo delle ‘cose da fare subito’ per combattere gli effetti del maltempo e’ stato compilato dal Wwf, allo scopo di ”affrontare in modo strutturale lo stato di vulnerabilita’ del nostro territorio e il dissesto idrogeologico”. Secondo l’associazione, il primo passo da fare e’ ”ripristinare i fondi per la difesa del suolo, destinandoli prioritariamente alla manutenzione del territorio”. Il Wwf ritiene che sia poi necessario ”predisporre un testo unico sulla difesa del suolo che dia organicita’ alle numerose leggi in materia, acquisendo i contenuti della direttiva quadro comunitaria in materia di acque, e far rispettare la norma che impone di mantenere una fascia di vegetazione spontanea lungo i fiumi di 10 metri”. Un progetto da abbandonare completamente secondo l’associazione e’ quello della navigabilita’ del Po: ”Un ennesimo sbaglio da un punto di vista economico, ecologico e idrogeologico – si commenta nel decalogo – che non solo non avrebbe grosse ripercussioni sul trasporto di merci, ma implicherebbe la completa trasformazione del piu’ grande fiume d’Italia in un canale”. Per il Wwf e’ inoltre indispensabile ”verificare l’acquisizione in tutti gli strumenti urbanistici delle norme di regolamentazione edilizia relativa al rischio idrogeologico, predisporre la delocalizzazione di impianti produttivi o manufatti a rischio, posizionati nelle aree di esondazione dei fiumi, il tutto potenziando i sistemi informativi riguardo i dati metereologici e gli eventi di piena in modo che tutti i cittadini possano sapere le situazioni a maggior rischio”. Il Wwf ha anche proposto di ”avviare un’azione di formazione e di aggiornamento degli organismi tecnici delle amministrazioni pubbliche coinvolte, di avviare campagne di sensibilizzazione sulla gestione dell’acqua e intervenire sulla riqualificazione fluviale”.
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