Volontariato

Malawi: dichiarato stato d’emergenza, per fame

Il Malawi è alla fame: il 70% dei suoi 10 milioni di abitanti rischia di morire di stenti.

di Redazione

“La gente si ammazza per un tozzo di pane, il numero degli omicidi è cresciuto a dismisura e regna l’insicurezza. In tutti gli anni che ho trascorso in questo paese, non ho mai visto una situazione simile”: così p. Piergiorgio Gamba, missionario monfortano da 25 anni in Malawi, descrive a Fides la drammatica situazione che sta vivendo il paese. Il 27 febbraio il presidente Bakili Muluzi ha dichiarato lo stato d’emergenza e ha rivolto un appello alla comunità internazionale perché invii aiuti. Il Malawi è alla fame: il 70% dei suoi 10 milioni di abitanti rischia di morire di stenti. “La gente muore letteralmente di fame – prosegue p. Gamba -. Nel paese c’è pochissimo cibo. Anche chi ha soldi ha difficoltà a procurarselo. Le persone si cibano di radici e di una particolare specie di cavallette che è pure velenosa. Per le strade vedi persone di una magrezza spaventosa”. La penuria di cibo è iniziata a dicembre. “All’inizio solo gli strati più poveri della popolazione sono stati colpiti dalla carestia – spiega p. Gamba -, poi a gennaio tutto il paese ne ha risentito. Le cause della tragedia sono politiche. Il governo ha venduto le riserve di cibo, calcolando male le esigenze del paese. C’è anche il sospetto che una parte delle riserve sia stata acquistata a basso prezzo da amici del governo, che ora stanno rivendendo il cibo a 5 volte il suo prezzo”. La situazione è stata denunciata anche dai sacerdoti, dai religiosi e dalle religiose del paese, che sono impegnati per alleviare come possono le sofferenze della gente (vedi Fides del 22 febbraio 2002). “La comunità internazionale per intervenire aspettava che il governo dichiarasse lo stato d’emergenza. Ma per questioni politiche, il presidente ha tardato a prendere questa decisione. Infatti – come spiega il missionario -, nei precedenti 30 anni di dittatura non si era mai verificata una simile tragedia. Il nuovo regime democratico non vuole sfigurare di fronte all’elettorato. Ma si tratta di una politica suicida, la gente muore di fame ed è inutile nasconderlo! La comunità internazionale deve ora agire rapidamente. Solo tra un mese avremo il primo raccolto di grano, che non sarà comunque sufficiente. Anzi c’è il rischio che non avremo più sementi per il prossimo raccolto e quindi nel 2003 potrebbe verificarsi una tragedia peggiore.”

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