Formazione
malattie reumatiche:bnon prevenirlebci costa due miliardi
economia L'enorme impatto socio-lavorativo di patologie diffuse
di Redazione
Q uasi due miliardi di euro l’anno. Questo il costo sociale delle malattie reumatiche. Patologie che incidono pesantemente sull’assistenza socio-sanitaria e che rappresentano una seria minaccia per l’economia italiana. A fronte di una spesa totale per le malattie reumatiche croniche che in Italia supera i 4 miliardi di euro l’anno, circa la metà (1 miliardo e 739 milioni) è rappresentato dalla perdita di produttività dei circa 287mila lavoratori malati. Si tratta di 23 milioni di giornate di lavoro perse ogni anno.
Questi i dati emersi da una ricerca dell’Osservatorio Sanità e Salute, curata da Alessandro Ridolfi , docente di Economia aziendale all’università Cattolica del Sacro Cuore, che ha analizzato i dati di Istat, ministero della Salute, dell’Aifa e dell’Inps. «Il quadro che emerge da questa ricerca è risultato allarmante, oltre ogni previsione», afferma Cesare Cursi , presidente dell’Osservatorio Sanità e Salute. «Si è verificato come l’accertamento di tali patologie venga diagnosticato con molto ritardo rispetto alla loro insorgenza, il che comporta costi elevatissimi per tutto l’articolato sistema socio-assistenziale e dall’altro, il più importante, un peggioramento esponenziale della qualità della vita del malato».
In Italia sono oltre 5 milioni le persone colpite da malattie reumatiche, per 734mila si tratta di forme croniche come l’artrite reumatoide e le spondiloartropatie. Malattie che hanno prevalentemente un andamento evolutivo cronico e possono avere come esito la disabilità. Se non curate adeguatamente e nei tempi giusti, nel giro di dieci anni il 50% delle forme più severe, infatti, va incontro a una invalidità permanente. Proprio per questo una diagnosi precoce è fondamentale. La forma più frequente di questa patologia è l’artrite reumatoide che colpisce prevalentemente le donne (75%) e insorge tra i 30 ei 50 anni, anni nei quali le persone di norma sono più produttive e di conseguenza i costi umani, sociali e individuali sono enormi. Soprattutto si considera il fatto che ogni quattro pensioni di invalidità concesse in Italia una è dovuta a malattie reumatiche. Un trattamento tempestivo e rapido nelle prime fasi della malattia può ridurre in modo sensibile l’impatto della patologia, permettendo al paziente di tornare a una vita normale.
«Da economista mi soffermo con maggiore preoccupazione sugli aspetti economico-finanziari della questione», ha osservato Ridolfi, «da uomo e cittadino non posso trascurare le conseguenze del disagio fisico connesse a tali patologie. Si stima infatti che nel 10% dei casi si registri uno stato di invalidità permanente dopo solo due anni dall’insorgenza, e del 30% e del 50% rispettivamente dopo 5 e 10 anni».
Più aumenta il grado di severità della malattia, maggiori sono i costi. Mentre quelli riconducibili alla perdita di produttività lavorativa aumentano in misura esponenziale con l’aggravarsi della malattia. Con una rapida e corretta impostazione terapeutica, grazie alla diagnosi precoce della malattia nei primi 3-6 mesi e una rigorosa valutazione della risposta alle terapie, più del 50% dei malati potrebbero raggiungere, oggi, una remissione stabile del problema.
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