Welfare

Malati senza frontiere Curati e rimborsati

C’è ancora chi specula sul buon cuore dei cittadini e sulla pelle dei pazienti. Eppure le operazioni all’estero sono a carico dello Stato. Lo dice una legge che pochi conoscono

di Antonietta Nembri

Curarsi all?estero a spese del Servizio sanitario nazionale è possibile e migliaia di persone lo hanno già fatto. Basta pensare ai 3300 pazienti della Campania che nel ?97 si sono curati all?estero con l?autorizzazione delle Asl regionali. Il problema è che non tutti lo sanno e su questa ignoranza giocano alcune associazioni che speculano sui ?viaggi della speranza? e sulla buona fede. Difficile resistere al volto di un bambino malato che da un volantino chiede aiuto per una costosissima e indispensabile operazione. Ma non è tutto oro quello che luccica. E la truffa nascosta dietro questi appelli è stata smascherata di recente (vedi box). Le operazioni salvavita indispensabili, da diversi anni infatti non dipendono più dalle raccolte fondi. «Basta rivolgersi alla propria Asl», dichiara Roberto Montecchi, responsabile per le cure all?estero del Ministero della Sanità. «Il trasferimento all?estero per cure è previsto, come lo è anche il loro finanziamento quando il Servizio sanitario nazionale non è in grado di prestare tempestivamente e adeguatamente le cure necessarie. Ci sono oltre alla legge 595 dell?85 tutta una serie di decreti ministeriali, a partire dal 311 dell?89 che attuano e disciplinano quanto stabilisce l?articolo 3 della legge 595». In pratica, se in Italia non ci sono le strutture adeguate o la lista d?attesa è troppo lunga è lo stesso Stato che finanzia il viaggio fuori dai confini nazionali. Si stima che la spesa sostenuta sia di 200 miliardi l?anno.

Se il viaggio ha come destinazione un Paese dell?Unione europea allora il malato non deve pagare nulla, si parla infatti di assistenza in ?forma diretta?. «In questo modo» continua Montecchi «la spesa sanitaria in un Paese dell?Unione è sostenuta direttamente dal Ministero. Con il modello E 112, dato dalle Asl, il malato italiano è equiparato in Francia a uno francese, o inglese in Inghilterra e tedesco in Germania. Al massimo, se è previsto in quel Paese, paga il ticket». Se invece si approda fuori dall?Unione europea, allora il sostegno economico dato dalle Asl è di tipo ?indiretto?: viene previsto un rimborso, dietro presentazione delle fatture, dell?80 per cento delle spese mediche sostenute. Il paziente deve anticipare la spesa di tasca sua. Ma non tutta, la normativa prevede che il 70 per cento della metà della spesa da sostenere può essere anticipata dalle Asl. Rimane alla fine un 20% a carico dell?assistito. «C?è da dire che la normativa prevede anche la possibilità di un concorso pubblico nel sostenere il 20% di spesa rimasto a carico del malato», sottolinea Montecchi, «dipende dall?incidenza della spesa sul reddito del nucleo familiare». Completamente esclusi dal rimborso sono però le spese di soggiorno degli accompagnatori. La legge 104 del ?92 stabilisce che è possibile riconoscere le spese di soggiorno nel caso di portatori di handicap, «ma al momento manca il regolamento attuativo», ammette Montecchi. «In Lombardia», spiega Ermes Menini, il dirigente che all?assessorato alla Sanità si occupa dei viaggi all?estero per motivi di salute, «in attesa delle direttive del ministero è stata fatta una delibera di giunta che stabilisce un rimborso spese per i portatori di handicap, si arriva al 90%, si deve dimostrare però che il soggiorno è stato fatto in una struttura collegata all?ospedale di cura».

Ma allora, come spiegarsi il proliferare degli appelli, delle richieste di aiuto finanziario per ?viaggi della speranza? in cliniche estere, in particolare statunitensi? Sono tutte per sostenere le spese che lo Stato considera accessorie, come il soggiorno del genitore che accompagna un piccolo malato? «Le collette sono accettabili se servono a integrare il contributo del ministero, ma se lo sostituiscono, la cosa è sospetta», insiste Montecchi.

Insomma quando ci sono le raccolte bisogna fare almeno la verifica dell?esistenza di una richiesta di finanziamento alle Asl. Se c?è il no dell?Asl, vuol dire che l?operazione può essere fatta in Italia. Infatti se il parere espresso (entro sette giorni dall?arrivo della richiesta) dai Centri regionali di riferimento dietro richiesta della Asl è negativo viene integrato dall?indicazione del centro italiano dove l?operazione può essere sostenuta.

La denuncia: occhio alle bocce, dentro c’è la truffa
?Fermiamo le bocce!? non è l?urlo ricorrente nelle bocciofile, ma l?appello lanciato dal giornale di strada ?Terre di Mezzo? che ha scoperto una vera e propria truffa ai danni del buon cuore degli italiani. Disseminate nei negozi, nei supermercati e nei bar d?Italia non è difficile trovare dei contenitori, in genere delle grandi bocce di vetro come dei salvadanai, che invitano a donare una piccola somma per aiutare un ?viaggio della speranza?. «Le bocce» spiegano i giornalisti di Terre di mezzo, «sono accompagnate da un dossier messo insieme dalle associazioni che organizzano la raccolta. Quando abbiamo visto il caso di Alice (il nome è di fantasia) che doveva subire il trapianto di un polmone e aveva bisogno di 1 miliardo e 300 milioni entro metà settembre, altrimenti il polmone ?ibernato? che l?attendeva negli Usa sarebbe andato a un altro bambino, ci siamo insospettiti». E i sospetti si sono rivelati fondati. Certo è difficile resistere alla tentazione di far scivolare mille lire nel salvadanaio all?uscita del supermercato per aiutare il caso disperato, sempre un bambino, ma la domanda da porsi è un?altra: aiuto veramente un bambino a guarire? Il rischio è di dar man forte a chi specula sui buoni sentimenti.

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